Occhi aperti sul Pallone d'Oro Kakà
Domani sera si torna in campo. Al Comunale di Torino arriva il Milan di Carlo Ancelotti, squadra rispettata, temuta e soprattutto difficile da battere.
La formazione rossonera, si sa, conta tra i suoi diversi numeri uno del calcio italiano e non solo, professionisti abili nel palleggio e nel far girare il pallone in mezzo al campo quasi esso vivesse di vita propria e stesse portando a termine un suo disegno prestabilito. E così, tra le file dei ragazzi di Ancelotti spuntano nomi illustri quali Ronaldhino, Seedorf, Pirlo, Pato, Inzaghi, Gattuso, per citarne solo qualcuno.
Molti di loro sono stati campioni celebrati con l'ambito pallone d'oro, per i calciatori militanti nei campionati europei forse il riconoscimento più vero, il simbolo tangibile di quella bravura e quel valore che tutti cercano di dimostrare sul terreno di gioco.
Il Toro di De Biasi sa di dover tenere gli occhi aperti in particolar modo sul giovanissimo attaccante brasiliano Ricardo Izecson dos Santos Leite, meglio conosciuto col nome di Kakà, classe '82 e definito, da chi ha una certa esperienza sul campo, un giocatore completo, che sa abbinare la tecnica alla velocità. Tra i suoi punti di forza spicca la progressione palla al piede che lo rende un eccellente contropiedista, abile tra le tante cose nel dribbling in corsa.
Dotato di una spiccata visione di gioco, il numero 22 dei rossoneri è uno specialista nelle verticalizzazioni e negli inserimenti da dietro che mettono in apprensione le difese avversarie. Abituato a giocare dietro la punta centrale, rende molto anche come seconda punta o esterno destro e lo dimostra la sua abilità di andare spesso in goal nonostante il ruolo che ricopre in squadra. Il suo tiro è forte, deciso e preciso dalla distanza. A questo si accompagna anche un'ottima propensione a tirare i calci di rigore. Un osso duro insomma, e soprattutto che rimane indigesto se non lo si mastica adeguatamente.
Eleonora Di Prete per Alessandrorosina.it