Viscidi: "Movimenti e caratteristiche dei giocatori per il 4-2-4"

03.09.2011 11:45 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Tuttomercatoweb.com
Viscidi: "Movimenti e caratteristiche dei giocatori per il 4-2-4"
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Abbiamo intervistato in esclusiva Maurizio Viscidi, allenatore e docente della Federazione Italiano Giuoco Calcio, e con lui analizzato il 4-2-4, modulo di gioco adottato tra gli altri mister in serie A da Antonio Conte e in serie B da Giampiero Ventura. Questo modulo dipende dal fatto se si gioca con quattro attaccanti che rientrano in copertura o se in fase difensiva ci sono sei giocatori sotto la linea della palla. Il calcio attuale non permette che si rompano le squadre a settori. I centrocampisti centrali devono avere capacità di interdizione, gli esterni gamba e capacità di accorciare la squadra, la difesa non deve creare buchi nelle zone laterali e le due punte devono avere gran sincronismo e posizionarsi un po’ sfalsate, con una delle due capace di andare in profondità.

<b>Il 4-2-4 è un vero modulo di gioco o solo un’evoluzione del 4-4-2?</b>
“In teoria i numeri detti così esprimerebbero un sistema di gioco basato su quattro attaccanti, in realtà bisogna vedere come sono i movimenti in campo, perché diventa difficile difendersi con solo sei giocatori. Allora bisogna capire se si chiama 4-2-4 perché si gioca con quattro attaccanti ai quali si chiede anche di venire a difendere oppure se si decide di difendere con solo sei uomini sotto la linea della palla. I numeri dicono tutto e niente al tempo stesso. I movimenti, le caratteristiche dei giocatori e le distanze esprimono quello che è il calcio. Il Barcellona gioca con il 4-3-3, ma in realtà sono undici uomini che attaccano e undici che difendono, penso che il segreto sia questo: quello di unire le squadre non di spaccarle”.

 

Quali sono i pregi e i difetti di questo modo di schierare la squadra?
“Il vantaggio maggiore è quello di avere quattro calciatori che il più delle volte vanno a giocare una situazione di quattro contro quattro contro la difesa avversaria, mettendo così i difensori avversari in parità numerica in modo che possano essere in difficoltà. Lo svantaggio più grande può essere quello di essere con pochi uomini sopra la linea della palla e solo due centrocampisti e quindi avere poco filtro e poca partecipazione alla manovra difensiva. Chi gioca il calcio totale non ama il 4-2-4 e il 4-3-3, ma undici giocatori che attaccano e undici che difendono e io sarei di questo avviso. Penso che la fase di difesa, così come quella d’attacco, non debba mai perdere dei giocatori e quindi se il 4-2-4 significa difendere in sei non va bene. Così come se il 4-4-2 significa attaccare in due non va altrettanto bene. E’ l’interpretazione del modulo che fa la differenza e bisogna andare verso un collettivo; è un po’ come il discorso della difesa: è meglio a tre o a quattro? Ma molte volte la difesa a tre sembra a cinque e quella a cinque può avere pregi e difetti, ovviamente dipende tutto da come ci si muove. Il calcio internazionale insegna che si deve fare, mi si passi la battuta, l’uno-dieci: dove uno è il portiere e dici sono i giocatori in fase di attacco, mentre diventano undici  in fase di difesa. Non si possono rompere le squadre a settori altrimenti si continua a giocare un calcio settoriale che è antico”.

 

Reparto per reparto quali caratteristiche devono avere i giocatori per essere funzionali al 4-2-4?
“Partiamo dai due centrocampisti centrali che devono avere grande capacità di interdizione, perché molte volte possono trovarsi da soli. I due attaccanti esterni devono saper accorciare la squadra e quindi devono essere dotati di gamba, di capacità di corsa. I quattro difensori il più delle volte rischiano di restare un po’ bloccati, anche se a me non piace, proprio per non creare grossi buchi nelle zone laterali perché gli esterni rientrano poco. Il più delle volte chi adotta il 4-2-4 ha la difesa un po’ bloccata, i due centrocampisti di grande equilibrio e i quattro attaccanti con ampiezza e corsa sugli esterni. Per quel che riguarda i due centrali dell’attacco Ventura ad esempio è molto bravo nel richiedere i movimenti della doppia punta, mentre altri giocano con i due attaccanti in verticale, ma si rischia di andare più verso un 4-2-3-1. I movimenti della doppia punta richiedono grande sincronismo fra i due giocatori e soprattutto dal punto di vista più tattico che tecnico non devono essere troppo piatti, perché se lo sono non riescono a giocare fra loro, ma sfalsati su linee diverse. Meglio se le due punte non sono tutte due prime punte brave spalle alla porta, ma almeno una abbia capacità di profondità, altrimenti con due attaccanti sempre spalle alla porta si fa fatica”.