Ventura: "Non ho ancora deciso se giocheremo con 4 o 3 davanti"

Con l'Ascoli solo all'ultimo l'allenatore granata deciderà con quale formazione e modulo scenderà in campo. Basha sta meglio e Surraco è in crescita di condizione, quindi se non ci sarà emergenza Antenucci giocherà come punta.
13.01.2012 16:33 di  Elena Rossin   vedi letture
Ventura: "Non ho ancora deciso se giocheremo con 4 o 3 davanti"
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© foto di Luigi Gasia/TuttoNocerina.com

Nella consueta conferenza stampa che precede la partita, Ventura ha esordito dicendo che non avrebbe parlato di mercato e quindi chiedendo che non gli venissero rivolte domande in merito. L’allenatore è apparso determinato e fiducioso per la gara con l’Ascoli, nonostante l’emergenza dovuta agli infortuni e alle squalifiche che rendono quasi obbligate le sue scelte sulla formazione. “Il modulo dipenderà dalla formazione nel senso che vediamo se giocheremo con quattro o tre giocatori davanti, se ci schiereremo in un modo o nell’altro dipenderà anche da come giocherà l’Ascoli, come è già accaduto in passato con il Grosseto, con il Livorno e con altre squadre. Pagano lo adibisco a punta e Oduamadi può fare l’esterno e sulle fasce in campo ci saranno Surraco e Stevanovic, però, ripeto, è da verificare ed è chiaro che siamo un po’ in emergenza: fra i convocati c’è qualche acciaccato, D’Ambrosio, Pratali e altri che negli ultimi giorni hanno avuto qualche problemino, mentre Basha è fra quelli che sta meglio; oltre agli assenti per infortuni e squalifiche”.

“L’Ascoli nelle ultime partite si è schierato con il 3-5-2 quindi presumo che giocherà così anche con noi, ma non è detto perché anche il Livorno presumevo che giocasse in una certa maniera e poi ha giocato in un’altra, così come la Juve Stabia o il Grosseto. La serie B è questa non si hanno né certezze di risultato né sulla formazione degli avversari. L’esempio di sabato scorso è lampante: il Sassuolo ha vinto al novantatreesimo su rigore e il Verona perdeva uno a zero con il Modena dopo, così mi han detto, aver subito una buona dose di palle gol e a cinque minuti dalla fine è riuscito a ribaltare la situazione. Questo vuol dire che bisogna giocare le partite fino al novantesimo e oltre e se non si vince va bene anche pareggiare, perché il pareggio vale in virtù delle vittorie che si riescono ad ottenere. Certe partite possono sembrare difficili e quando le si sblocca lo diventano meno e altre al contrario sembrano più facili e se non si segna però diventano difficili, è una ovvietà ma è la realtà ed è la caratteristica della serie B”.

“Faccio un esempio per far capire quanto diventa importante la gestione: quando allenavo il Lecce in B per nove mesi siamo stati primi in classifica arrivando ad avere anche un vantaggio di otto-nove punti sulla seconda, poi per una serie di vicissitudini interne dovute al fatto che nove undicesimi dei giocatori erano in scadenza di contratto e avevano firmato per altre squadre e in un mese, un mese e mezzo dall’aver un ampio vantaggio siamo andati alla terz’ultima giornata a giocare a Pescara e abbiamo perso tre a zero e ci siamo ritrovati quinti, non c’è stata drammatizzazione e il Lecce è andato in serie A. Questo vuol dire che essere oggi primi o terzi non significa nulla, quello che è importante è sapere chi sei, quanto hai incamerato, quanto dai e con quale continuità. Quindi ci sono dei momenti in cui si fanno due vittorie consecutive e altri dove non si fanno, ci sono dei momenti che non si perde e altri che si perde, questo fa parte della storia dei campionati. Pretendere che il Torino non perda delle partite dovrebbe essere solo appannaggio mio che fin dall’inizio ho creduto in questo gruppo e ritenevo che si sarebbe potuto fare bene e non di chi all’inizio non ci credeva e adesso che siamo primi non è abbastanza contento e vorrebbe che ci fosse un ampio margine sulla seconda. Per questo chiedo sempre che ci sia un po’ più di equilibrio in tutti e che si crei una mentalità, sia nell’ambiente sia nella squadra, togliendo un pizzico di pressione sui giocatori in modo che siano consapevoli e sereni”.

“Molti parlano di avere una società forte alle spalle e sono assolutamente d’accordo, ma non serve nulla avere una società forte se poi tutto quello che c’è intorno non è forte, così come non serve avere un contorno forte se non c’è una società forte. La crescita è un percorso che debbono compiere tutti  e avviene attraverso la riflessione, il raziocinio, la coerenza, e non al considerare che qualche vittoria ci porta ad aver già vinto il campionato o che qualche pareggio ci condanna a cadere nel baratro. Ho detto questo per dare un messaggio di tranquillità a tutti. I giocatori hanno voglia di dare, ma per farlo devono sentire la fiducia di tutti”.

“A me gli scontri diretti non interessano perché sono dei momenti nell’arco di un campionato e hanno una valenza positiva se facciamo una buona partita e se vinciamo, ma stiamo parlando dell’ovvio. Quando ripetutamente parlo di mentalità non lo faccio per ripetermi ed essere noioso, ma per sottolineare che nulla avviene per caso. Il giudizio anche sulla società bisogna incominciare a formarlo adesso, senza lasciarsi influenzare dal passato, non sto dicendo che il passato va dimenticato, ma che non deve condizionare il presente e il futuro. Ci sarà il mercato di gennaio per quanto possibile e poi quello di giugno se si avrà la fortuna e la capacità di andare in serie A e ci sarà una crescita strutturale, ma se questa crescita ci sarà e se si continuerà a parlare dei tre anni negativi  si continuerà a guardare al passato e non al futuro”.

“Per quel che riguarda la partita di domani non vi sono pericoli di tipo ambientale perché i tifosi hanno dimostrato una maturità assoluta, grande intelligenza e attaccamento. I tifosi del Torino devono essere orgogliosi di quello che sono. Il rischio è lo stesso della gara con l’AlbinoLeffe se non si concretizzano le occasioni e se si commettono errori, Papa Waigo negli spazi è veloce e crea pericoli. Come al solito sabato di spazi non ce ne saranno e dovremo essere bravi a procurarceli e a sfruttare tutte le occasioni e a non commettere nessun errore. Antenucci se non c’è la necessità dovuta all’emergenza gioca punta, in caso contrario vista la sua disponibilità si posiziona sull’esterno. La squadra questa settimana si è allenata bene, questo non garantisce la vittoria, ma c’è grande disponibilità. Surraco sta crescendo e vediamo che contributo può dare. La cosa più positiva, al di là del lavoro svolto in settimana, è stata la partecipazione al lavoro che in generale è sempre alta dopo le vittorie perché c’è entusiasmo e non sempre c’è dopo i pareggi e le sconfitte”.

“Creare occasioni da gol e poi finalizzarle o meno fa parte della storia di ogni singola partita: ci sono gare nelle quali si crea molto e non si segna e altre dove si crea poco, si soffre e alla fine si vince uno a zero magari al novantacinquesimo. Questo gruppo ha entusiasmo, voglia di fare e di partecipare perché questa squadra c’è ed inizia ad avere una sua identità non solo tecnico-tattica, ma di anima ed è consapevole che se vuole può centrare l’obiettivo, è consapevole che sta mandando messaggi alla città ed è consapevole che può diventare un punto di partenza per il futuro di Torino”.

“Bianchi come tutte le punte quando non fanno gol viene la voglia di farlo, ma sono convinto che lui abbia capito che non deve cercare il gol, ma cercare di avere la serenità e la tranquillità, ha la stima di tutti e quando meno ci penserà il gol arriverà. Dal ritiro di Sappada ogni giorno tutti dicevano che Ogbonna e Bianchi partivano poi andavo negli spogliatoi ed erano sempre lì e lo sono ancora oggi.
Non solo per la gara con l’Ascoli, ma tutti abbiano fiducia in generale è come in autostrada la scritta luminosa che dice stiamo lavorando per voi, il campionato è ancora lungo, molto più lungo di quanto si possa pensare. Stiamo attenti, ma non facciamoci prendere dallo stress perché la storia della serie B non l’ho scritta io, ma appunto la Storia e se i campionati si decidono ad aprile un motivo c’è e quindi le posizioni in classifica e gli eventuali vantaggi o svantaggi che ci sono adesso possono cambiare ancora molte volte. Io in questa settimana alla fine degli allenamenti ero contento perché il gruppo ha fatto cose che mi sono piaciute, è chiaro che durante la partita c’è minor naturalezza e c’è un po’ di ansia, ma gli insegnerò a vincerla, questi ragazzi se giocano  sereni e rilassati come in allenamento sono molto, ma molto più bravi di quanto neppure s’immaginano”.