Ventura: “I giovani faranno ricco Cairo”, meglio sarebbe vincente il Torino
I conti societari in ordine sono importanti, anzi, dovrebbero essere alla base di qualunque impresa, ma non possono diventare il freno dei risultati sportivi. Ventura nella conferenza stampa di ieri ha sottolineato che: “Si devono scindere i risultati dalla programmazione. La rosa è formata da tanti giovani che faranno divertire i tifosi e renderanno ricco Cairo e per questo servono solo lavoro e tempo”. Ma una società può veramente permettersi di scindere i risultati dalla programmazione? Forse può, ma per quanto tempo? E come può arricchirsi il presidente se la squadra non ottiene risultati positivi?
Poiché il Torino non può permettersi - stando sempre alle parole di Ventura che in conferenza stampa ha fatto l’esempio di Eder - d’acquistare calciatori che costano 15-20 milioni e che magari hanno già accumulato un po’ d’esperienza, quindi non venti-ventiduenni, ma venticinque-vettottenni, è evidente che con ragazzi più giovani e che in proporzione costano un po’ meno ci voglia un po’ di tempo perché affinino capacità tecniche e acquisiscano personalità. Però il tempo va quantificato non può essere indeterminato perché altrimenti stride con i risultati sul campo e gli obiettivi stagionali. Questi ultimi sono oltretutto una fonte non indifferente di guadagno dai diritti televisivi.
Il concetto che però sicuramente urta, per usare un eufemismo, i tifosi e lascia un po’ perplessa la critica è quello del far arricchire Cairo. Nessuno è così ingenuo da pensare che un imprenditore non metta al primo posto il guadagno, ma qui si tratta di società di calcio che sono aziende particolari. Arricchirsi vendendo i giocatori migliori dopo averli valorizzati è sicuramente la strada immediata e più certa, ma si può guadagnare anche in altri modi. L’accordo ponte valido un anno raggiunto ieri in Lega sulla ripartizione dei diritti televisivi prevede un incremento dei ricavi: 150 milioni in più rispetto alla vendita precedente relativa al triennio 2012-2015. Di questi 150 milioni il 40% sarà diviso in parti uguali tra tutte le squadre di serie A e il restante 60 % alle prime dieci classificate. Giocare l’Europa League vuol dire incassare altri soldi dai diritti televisivi e dagli incassi al botteghino.
Investire cifre che vanno dai 2-3 milioni fino agli 8 sui giovani di prospettiva nella speranza che esplodano e diventino plusvalenze e poi piazzarsi all’undicesimo posto non porta a nulla. Può capitare un anno, ma se si ripete la situazione negli anni non basta vendere i gioielli per riequilibrare il bilancio, anche perché i gioielli prima o poi finiscono se i famosi giovani non rendono per quanto si sperava e non diventano a loro volta gioielli.
Volendo dirla proprio tutta, se i gioielli si tengono, facendo qualche sacrificio economico ogni tanto, potrebbero garantire piazzamenti migliori. Ed ecco che i giovani di prospettiva giocando in una squadra che ottiene risultati positivi accrescerebbero il loro valore e il ricambio con plusvalenze sarebbe più facile e non intaccherebbe la qualità della rosa che l’anno successivo continuerebbe a ottenere piazzamenti in classifica che portano soldi dai diritti televisivi e dal botteghino e rendono ricco Cairo e al contempo divertiti i tifosi per lo spettacolo che vedono in campo e felici per gli obiettivi conquistati dalla squadra.