Tra color che son sospesi

La società è ufficialmente in vendita. Ci sono voci su potenziali compratori, ma nessuna certezza. Dirigenti e giocatori, soprattutto quelli in prestito con diritto di riscatto e quelli in scadenza, non sanno che futuro li attende.
06.04.2011 15:02 di  Elena Rossin   vedi letture
Tra color che son sospesi
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© foto di Federico De Luca

Non esiste frase migliore del verso cinquantadue del secondo canto dell’Inferno della “Divina Commedia” di Dante Alighieri per spiegare in quale situazione vivano i tifosi, i giocatori e i dirigenti del Torino da quando il proprietario, nonché presidente, Urbano Cairo, per la seconda volta in tredici mesi, ha dichiarato di voler vendere la società: “tra color che son sospesi”. Sospesi, in primo luogo, fra serie B e possibilità di accedere dalla porta di servizio, i playoff, alla serie A, ma questo dipende al novanta per cento dai giocatori e dall’allenatore e al dieci dai risultati delle altre squadre, visto che attualmente il Torino è settimo, quindi il primo escluso da questa possibilità, ma a un solo punto dalla sesta posizione. Sospesi in secondo luogo, ma è il più importante perché attiene al futuro indipendentemente dai risultati sportivi, fra un proprietario che vuol vendere e l’incognita se c’è qualcuno che vuole comprare.

Tutto ruota intorno alla domanda: c’è qualcuno che vuole comprare? o meglio, c’è qualcuno che ha una consistenza finanziaria adeguata per comprare il Torino e garantirgli un futuro almeno a metà classifica in serie A? Risposte certe nessuna e in questi casi, spesso, l’assenza di una risposta vuol dire: non c’è nessuno. Invece voci e indiscrezioni ve ne sono molte. I famosi, seppur senza nome perché non vogliono ancora (?) rivelarsi, cinque-sei imprenditori che fanno capo all’intermediario Alessandro Proto, ma che Cairo da mesi si rifiuta di incontrare perché li ritiene, o meglio ritiene Proto, non affidabili. Piero Chiambretti e Marco Boglione - il primo tifoso granata e showman, il secondo tifoso juventino e imprenditore proprietario di BasicNet – che come riportato dal quotidiano “Tuttosport”, intervistati rispettivamente da Alessandro Baretti e Marco Bonetto, stanno attivandosi per vedere se è possibile costituire una cordata di imprenditori che possano acquistare il Torino. Continua ad aleggiare il nome Red Bull, più volte ufficialmente smentito, e fantomatici sceicchi arabi interessati al calcio italiano e quindi al Toro, dal momento che è in vendita.

E’ doveroso tornare a “color che son sospesi”. I tifosi per primi che da troppo tempo aspettano l’arrivo di un proprietario con risorse proporzionate: a costruire una struttura societaria adeguata, a ricostruire il Filadelfia, a potenziare il settore giovanile, ad allestire la prima squadra in modo che possa stabilizzarsi in serie A senza correre il rischio di retrocedere e se poi arriveranno risultati superiori anche meglio. I dirigenti che hanno difficoltà ad impostare la gestione della prossima stagione, perché ufficialmente la società è in vendita e gli interlocutori sapendolo sono più restii a intavolare trattative poiché non sono certi che poi, se la società verrà effettivamente venduta, saranno confermate e portate a termine. I giocatori e di conseguenza anche l’allenatore con il suo staff che devono in questo momento solo pensare a giocare e vincere per accedere ai playoff, ma essendo esseri umani è logico che pensino al loro futuro. Molti giocatori, tredici, dieci in prestito di cui alcuni con diritto di riscatto, che però deve essere esercitato, tre in scadenza di contratto e qui ritorniamo ai dirigenti che devono impostare la prossima stagione. Troppe persone sono in sospeso. E’ arrivato il momento che o Cairo o chi vorrebbe comprare il Torino si assuma la responsabilità di fare definitiva chiarezza e prendere delle decisioni, il tempo perduto non si recupera più!