Toro dimostra che il sesto posto non dipende solo dalla serie A mediocre
Ci sono momenti in cui si ha l’opportunità di far vedere quanto si vale a prescindere da tutto e da tutti. Il Torino avrà questa opportunità domenica pomeriggio quando nel suo stadio affronterà il Parma e in palio ci saranno i consueti tre punti che però avranno un valore superiore, perché chi se li aggiudicherà metterà un’ipoteca all’accesso ai preliminari d’Europa League. I pessimisti o i maligni, che dir si voglia, diranno che una squadra che tre stagioni fa era in serie B, dove vi ha trascorso cinque degli ultimi dieci campionati, e che quest’anno era stata allestita per una salvezza tranquilla e poi eventualmente si sarebbe visto fin dove avrebbe potuto arrivare e a due giornate dalla fine lotta per un traguardo internazionale lo deve al fatto che il torneo è stato uno dei più scarsi di sempre.
Ammettiamo pure che questo fattore abbia influito, visto che sicuramente Catania, Udinese, Lazio, Milan e pure l’Inter, e forse anche qualche altra squadra, hanno disputato un’annata al di sotto delle aspettative e dei progetti iniziali, però è con la classifica attuale che ci si confronta e quindi il Torino ha un punto in più di Parma e Milan e due rispetto a Lazio e Verona e l’Inter può contare solo su un margine positivo di due lunghezze. Aggiungendo che negli scontri diretti i granata sono in vantaggio in caso di arrivo finale alla pari con Lazio e Verona ecco che il Torino si ritrova padrone del proprio destino e solo due fattori potrebbero distoglierlo dal suo nuovo traguardo: propri errori e errate valutazioni arbitrali. Delle seconde meglio non parlarne perché la casistica è nota a tutti e lunga in questo campionato, dei primi gridano vendetta il pareggio nel girone d’andata con il Livorno e la sconfitta in quello di ritorno con il Bologna e non solo, ma cinque punti gettati alle ortiche sono già molti e più che sufficienti senza bisogno di andare a cercarne altri.
Per il Torino battere il Parma diventa quindi una missione utile anche a dimostrare che dipende dal suo valore il risultato che alla fine otterrà sul campo e non solo dalla mediocrità generale. Il Parma è un ottima squadra ed ha come allenatore Donadoni, un grandissimo ex giocatore (otto scudetti con il Milan e uno con l’Al-Ittihad, e sempre con il Milan tre Coppe dei Campioni, due Coppe Intercontinentali, tre Supercoppe europee e due Supercoppe italiane, mentre il suo palmares con la Nazionale annovera una medaglia di bronzo a Italia 90 e una d’argento a Usa 94) e un allenatore di tutto rispetto diventato persino commissario tecnico della Nazionale e con una carriera in gran parte ancora da scrivere. Se il Torino può contare su Immobile e Cerci, su Darmian e Moretti, su Padelli e Glik, su Vives e El Kaddouri, su Bovo e Maksimovic e anche su Kurtic e tutti gli altri, il Parma ha Cassano, Amauri, anche se per un problema ai flessori non è certa ad oggi la sua presenza contro il Torino, Paletta, Schelotto, Palladino e tanti altri calciatori che rendono la rosa qualitativamente equivalente a quella dei granata. Il Torino però ha quel punticino in più da conservare e da incrementare e la sconfitta per tre a uno dell’andata da cancellare, domenica al suo fianco avrà il dodicesimo uomo in più che dagli spalti, si prevede saranno esauriti, lo sospingerà verso l’Europa: l’occasione è ghiotta, ghiottissima, va solo colta.