Torino, giugno si avvicina
Il mese di giugno sarà cruciale per il Torino: alta possibilità di disputare i play off e ipotetica vendita della società. Di questi due grandi impegni il primo dipenderà solo dai giocatori, dall’allenatore, e dal binomio avversari-arbitri; l’avverarsi del secondo è ben più complesso con variabili che attengono all’imponderabile e più recondita volontà dell’animo di chi vuole vendere e di chi intende compare. Che la possibilità di disputare i playoff sia alta lo dice la classifica: il Toro è al quinto posto, se nelle prossime sette partite non scenderà sotto il sesto posto, i playoff sono certi. Sulla vendita della società non si può dir altro se non che è ipotetica, perché dipende dall’esistenza o meno della volontà di vendere e della solida realtà finanziaria, condizione imprescindibile, di chi vuol comprare.
Il ventinove maggio si saprà se Bianchi e compagni insieme a Lerda, il due giugno, saranno a faticare su un terreno di gioco oppure già in vacanza, ma matematicamente e senza nessuna possibilità di appello in serie B per il terzo anno consecutivo. Quest’ultimo scenario decisamente nefasto, allo stato attuale, sembrerebbe scongiurato, ma bisogna mantenere, meglio ancora migliorare, l’attuale posizione in classifica. All’impegno e alla buona volontà di giocatori e allenatore va comunque contrapposta l’uguale e contraria forza, fisica e d’intenti, degli avversari che hanno lo stesso obiettivo. A tutto ciò bisogna aggiungere che le decisioni arbitrali, come tutte le attività umane, sono soggette alla fallibilità, che seppur involontaria e in buona fede, può mutare il corso degli eventi, in questo caso i risultati delle partite.
Che il Torino è in vendita lo ha detto il suo proprietario, ma da quell’annuncio informazioni ufficiali di trattative da parte di Cairo non ve ne sono mai state. Ipoteticamente eventuali trattative potrebbero essere in corso o persino già concluse, in attesa della data ritenuta giusta per essere rivelate, senza che i diretti interessati lo dicano. E’ legittimo e nulla si può eccepire. Attraverso gli organi d’informazione, potenziali compratori si sono palesati dicendosi interessati a intavolare trattative per comprare il Torino, ma a parte l’interesse nessun imprenditore ha affermato di avere la disponibilità economica per l’acquisto, se non in un’ipotetica cordata. Cairo, d’altro canto, ha dimostrato grande fastidio e nessuna volontà d’incontrare imprenditori che si proponevano attraverso mezzi di comunicazione e che non hanno in proprio abbastanza denaro per comprare il Torino. Giugno si avvicina, qualcuno, per l’esclusivo bene del Toro, decida di passare dalle pubbliche parole ai fatti: se c’è un compratore Cairo venda e se non c’è annunci che si tiene la società e continui a gestirla e lo faccia al meglio. La chiarezza è una forma di rispetto verso se stessi e verso gli altri.