Torino-Ascoli 2-1: l'analisi tattica
Avvertenza: farsi ingannare dal risultato in definitiva positivo, dai tre punti in più messi da parte e dal cambio di panchina (al momento evitato) significherebbe porsi di fronte alle problematiche che finora hanno afflitto e séguitano ad affliggere questo Toro in maniera estremamente approssimativa e pressapochista.
Sesto 2-1 consecutivo (tre a favore e tre contro, come ricordato nelle pagelle di Torino-Ascoli), ottenuto ancora una volta dopo una rete subita a freddo, a cui ha fatto sèguito un arrembaggio dettato certamente più dal cuore e dalla occasionale fiammata d'orgoglio, piuttosto che dalla testa. Non si è vista infatti quella compattezza di squadra assolutamente necessaria per aspirare a rientrare dalla porta principale nella lotta per risalire in Serie A: formazione ancora decisamente spezzata in tronconi, manovra frammentaria, minimamente avvolgente soltanto per brevi tratti.
Permane la questione inerente i movimenti senza palla, resa superabile soltanto dall'arrendevolezza dell'avversario nel corso della ripresa: è continuato a mancare infatti il sostegno difensivo dal quartetto avanzato (fatta eccezione in parte per Lazarevic), ed è decisamente da perseguire la soluzione comprensiva di un terzo centrocampista sulla mediana (stante così la rosa, quello di Christian Obodo, del quale vanno ancora ribadita la grandissima professionalità e l'ammirevole abnegazione nella serata del commosso ricordo del padre deceduto, è l'unico nome al momento papabile per il ruolo di regista), capace di dare respiro più ampio alla manovra e di non lasciare la coppia di "portatori d'acqua" in costante inferiorità numerica, con conseguente estrema difficoltà nel filtrare le offensive avversarie.
Va segnalata l'esclusione per tutta la durata di gara di Andrea Gasbarroni, mostratosi il più in forma tra i granata nel corso delle due precedenti uscite. Ieri è andata bene, il Toro è riuscito, seppur tra le consuete, mille difficoltà, ad arrangiare la situazione a proprio favore, ma l'apporto dato dalla sua vena è soluzione alternativa che non va messa nel dimenticatoio: un 4-3-1-2 basato sull'asse offensivo composto dal succitato Obodo a impostare, sulla sua capacità di spaziare sull'intero fronte di trequarti con la sicurezza della copertura di tre centrocampisti anziché di due, e sull'alternanza Sgrigna-Lazarevic-Iunco (con lo sloveno certamente più indicato a giocare largo) a fianco di Rolando Bianchi è una variante tattica che il tecnico Lerda farebbe male a tralasciare.