Sperare nella cessione del Torino? Sì può. Accadrà? Molto difficile, a meno che …

Non c’è sentore che Cairo voglia cedere il club, ma tutto è possibile se si verificassero determinate circostanze.
02.01.2020 16:31 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin
Urbano Cairo
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Urbano Cairo
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

L’imminente cambio di proprietà della Roma e i precedenti di Inter, Milan, Bologna e Fiorentina fanno dire che i club della serie A hanno appeal e sommati all’esplicita contestazione nei confronti di Cairo (“Cairo vattene”) inducono a pensare che potrebbero essere maturi i tempi che anche il Torino possa cambiare proprietario. Ma un conto è pensare che possa avvenire, tutt’altro è che avvenga. Prima di tutto pensare che la contestazione possa muovere il presidente a cedere il club è pura utopia e basterebbe poco poco aver capito che persona è Urbano Cairo per comprenderlo. Non sono certo i cori o le scritte “Cairo vattene” che possono indurlo a cedere una sua proprietà. Infatti, se deciderà di cedere il Torino lo farà solo e quando riterrà che gli convenga farlo.

Detto questo, serve un acquirente. Il Torino ha una Storia con la “S” maiuscola, ma solo un filantropo si farebbe indurre a prendere un club di calcio per questo motivo e di filantropi nel calcio al giorno d’oggi non se ne vedono molti, per non dire nessuno. Deve esserci un business. L’eventualità di costruire uno stadio di proprietà potrebbe essere un volano come quelle di completare il Filadelfia e di edificare il Robaldo, fermo da tempo con le quattro frecce come direbbe Brumotti, ma siamo in Italia e scendere a patti con l’amministrazione comunale e avere intorno agli impianti sportivi tutto il grande corollario che porta business è impresa a dir poco ardua. Il Torino ha un potenziale legato al marketing finora praticamente non sfruttato, un po’ perché la squadra non solo non vince trofei, ma anche perché non partecipa se non molto sporadicamente alle competizioni internazionali, però, nonostante ciò se anche solo si puntasse sulla Storia del Toro, sul potenziamento del merchandising, si blindassero meno gli allenamenti e si favorisse il contatto fra tifosi e giocatori sicuramente si otterrebbero degli introiti ben maggiori. E poi basterebbe investire un po’ di più e anche un po’ meglio nei giocatori e la squadra sarebbe più competitiva con tutto ciò che ne consegue in termini di risultati e di visibilità, tutti fattori che portano sicuri guadagni dai diritti televisivi, dal botteghino, dalle sponsorizzazioni dal merchandising e in generale dal marketing. Un acquirente potrebbe vedere in tutto questo un potenziale da sfruttare nel medio periodo, dai tre ai cinque anni, con un piano imprenditoriale ben pensato e strutturato.

Ma c’è qualche cosa che potrebbe indurre Cairo a cedere il Torino? Sì, certo. Magari la sua discesa in politica, lui ha sempre smentito, ma nello scorso luglio in occasione della presentazione dei palinsesti del La 7 a chi gli domandava se sarebbe sceso in politica rispose: “In questo momento è no, però... Mai dire mai”. Parole chiare che sono un’apertura anche se remota. Forse Cairo per scendere in politica sta aspettando di vedere come si evolvono le cose in Italia per farlo nel momento il più favorevole possibile a lui. Forse sta aspettando di vedere come evolverà la vicenda giudiziaria tra Rcs e Blackstone sulla vendita nel 2013 della storica sede di via Solferino de “Il Corriere della Sera” visto che secondo il “Financial Times” in caso di sconfitta Cairo potrebbe essere costretto a pagare “una multa fino a 100 milioni di dollari”. Forse sta aspettando che arrivi un acquirente con una proposta di acquisto del Torino alla quale proprio non si potrebbe dire di no e a tal proposito Matteo Spaziante, giornalista che si occupa di economia applicata al calcio ed è analista di “Calcioefinanza.it”, interpellato da Tuttosport su quanto potrebbe costare il Torino ha detto che: “Seppur il club granata non sia quotato in borsa per farne una valutazione si può utilizzare il cosiddetto “multiplo di mercato” che dà il rapporto fra il valore in Borsa della società e i suoi ricavi non considerando però l’acquisto e la cessione dei giocatori”. Secondo Spaziante questo dato è 3,55 per cui prendendo l’ultimo bilancio approvato, si riferisce all’anno solare 2018, che ammonta a 78 milioni di euro e moltiplicandolo per il “multiplo di mercato” si ottiene 276,9 mln. “Ovviamente poi ci sono delle variabili – ha precisato Spaziante - per cui si può dire che il valore attuale del Torino va da 250 a 300 mln. In caso di trattativa reale ci sono anche altri metodi di valutazione ancor più precisi del “multiplo di mercato” e che si basano sull’analisi dei libri contabili”. Ordunque tenuto conto di queste valutazione e che Cairo vuole sempre ricavare il massimo possibile dalle cessioni e non molla fino a quando non ha ottenuto ciò che vuole si può ipotizzare che chi volesse acquistare il Torino dovrebbe arrivare con un gruzzolo garantito di 300 milioni di euro.