Servono atteggiamento e approccio concreto per conquistare punti

Accontentarsi di pareggiare spesso è controproducente e determina la sconfitta, soprattutto con avversari di caratura superiore. A fine stagione il bel gioco deve essere ricercato e utilizzato se porta punti, altrimenti è esercizio fine a se stesso
30.04.2013 12:28 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin per TorinoGranata.it
Servono atteggiamento e approccio concreto per conquistare punti
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© foto di ALBERTO LINGRIA/PHOTOVIEWS

Ci vuole concretezza, un po’ di furbizia e tanta tanta determinazione. A fine campionato scendere in campo per pareggiare può essere un boomerang e per il Torino contro la Juventus lo è stato. Che i granata a causa delle squalifiche di Darmian e Vives e del rientro dall’infortunio di Brighi avessero un po’ gli uomini contati è indubbio, anche perché l’organico non fornisce tante alternative se non ragazzi giovani, quindi per ovvi motivi privi o quasi d’esperienza e che forse anche non corrispondono esattamente alla tipologia di calciatore che vuole Ventura per interpretare il suo sistema di gioco, ma tutto ciò attiene in buona parte alle scelte di mercato che si sono fatte sia in estate sia nella finestra di calciomercato di gennaio. Ma non è solo una questione di coperta corta, di squalifiche, d’infortuni o anche di sviste arbitrali che spiega perché il Torino nel derby non abbia dato l’impressione di fortissimamente volere i tre punti, non che sia mancato in campo l’impegno dei giocatori, ma è stato l’approccio alla partita che ha dato l’impressione di non essere così determinato, quasi che si ponesse troppo in primo piano la differenza abissale che c’è fra le due squadre che in classifica, prima dell’inizio della gara, era evidentissima poiché non solo c’erano quarantuno punti di distacco, ma anche i ventuno gol in più messi a segno dai bianconeri e i ventinove subiti in meno. Si sapeva che Conte avrebbe schierato la sua squadra con il 3-5-1-1 e il Torino con il suo 4-2-4 in mediana non poteva che essere in inferiorità e, infatti, per sopperire in parte a questo Ventura ha chiesto a Meggiorini, un attaccante, di sacrificarsi e andare in marcatura su Pirlo e il giocatore granata lo ha fatto anche discretamente bene tenendo conto che non è un mediano o un difensore, ma questo ha comportato che di fatto i granata giocassero con una sola punta di ruolo, Bianchi. Se a tutto ciò si aggiunge che già normalmente il gioco del Torino prevede che attaccanti ed esterni alti si sacrifichino per dare una mano ai centrocampisti, che sono sempre in numero minore rispetto agli avversari, era inevitabile che l’impatto offensivo del Torino non potesse essere molto elevato, ma se non si prova a segnare nel calcio non si vince, è lapalissiano. Infatti, il Torino non è riuscito a sfruttare la non perfetta forma fisica dei bianconeri che per buona parte del secondo tempo non hanno pressato più di tanto e alla fine è bastata una svista arbitrale che non ha assegnato un rigore in favore dei granata, qualcuno potrà dire anche giustamente perché l’azione era viziata da un millimetrico fuorigioco peraltro non segnalato, e a quattro minuti dalla fine del tempo regolamentare è bastata l’invenzione di Vidal, lasciato arrivare indisturbato a tirare al limite dell’area, per trasformare quello che ormai sembrava ai più un sicuro pareggio in una sconfitta per il Torino. Ecco come si spiega che andare in campo nella speranza di pareggiare, soprattutto se si affrontano squadre tecnicamente e qualitativamente molto superiori, non paga. Tanto valeva tentare il tutto per tutto e provare ad essere molto più aggressivi, alla fine magari il risultato sarebbe stata comunque una sconfitta e con un passivo di gol anche superiore, però almeno ci sarebbe stata la soddisfazione di aver provato in tutti i modi a vincere. Invece l’ennesima pacca sulla spalla e i complimenti per non aver demeritato e zero punti in più in classifica. La beffa nella beffa. E’ chiaro quindi che ci vogliono un atteggiamento e un approccio diverso.

La classifica del Torino non è ancora da allarme rosso, quattro punti sulle terzultime sono un margine non elevato, ma comunque neppure trascurabile. E’ evidente che non è un vantaggio per il Torino affrontare domenica prossima il Milan, che ha un solo punto in più della Fiorentina che gli contende l’ultimo posto utile per disputare la Champions della prossima stagione, c’è da giurarci che i rossoneri non concederanno nulla e che scenderanno in campo con il solo intento di vincere. Inutile illudersi che se la Fiorentina sabato sera dovesse perdere con la Roma il Milan potrebbe essere meno assetato di vittoria, anzi, battendo il Torino porterebbe il proprio vantaggio a quattro lunghezze, assestandosi ancor meglio al terzo posto a tre giornate dalla fine del campionato. Quindi fare calcoli per il Torino è impensabile anche perché il Genoa affronterà il Pescara, che è praticamente retrocesso avendo dieci punti in meno delle terzultime, e poi i liguri proveranno a giocarsi il tutto per tutto mercoledì sera proprio con il Torino, mentre il Palermo dovrà vedersela con  la Juventus che può festeggiare lo scudetto anche solo pareggiando e infine il Siena andrà a Catania, che ormai ha poche velleità di aggiudicarsi un posto per l’Europa League e quindi si avvia a un finale di stagione senza particolari stimoli se non quello di onorare il campionato e fare bene soprattutto davanti al suo pubblico.
Per il Torino si ritorna quindi al discorso dell’atteggiamento e dell’approccio con il quale deve scendere in campo: determinato a vincere dimenticando l’idea che cercando di vincere si può correre il rischio di perdere, se con il Milan sarà guardingo farà la stessa fine che con la Juventus, rischiando di rimediare l’ennesima beffa nei minuti finali con annessi complimenti e pacche sulle spalle e zero punti in più in classifica. E’ chiaro che per avere un atteggiamento determinato a conquistare punti è indispensabile far tesoro di quanto finora accaduto in altre partite e presentarsi in campo con la voglia di vincere non solo nella testa dei giocatori, ma anche studiando un assetto tattico che sia sì attento a non subire gol, ma che non penalizzi troppo gli attaccanti e gli esterni alti in modo che possano pensare di più a offendere, se nell’arco della partita capitano due tiri in porta la probabilità di segnare è esigua, se ne capitano otto è evidentemente maggiore. Poi con il Milan vada come vada chi ha come obiettivo la salvezza non è contro squadre che lottano per le prime posizioni che ha l’obbligo di conquistare punti, ma lo ha eccome con chi è alla portata e dopo la sfida con i rossoneri il Torino ha ben due gare, Genoa e Chievo, dove l’avversario non è più forte di lui ed è in questi casi che si vede se una squadra è capace di essere concreta e di raggiungere gli obiettivi che si è prefissata.