Rubinho: "Mio padre festeggiò l'ultimo scudetto granata"
Rubinho è un brasiliano atipico, non ama il samba, nemmeno il Carnevale: "L'ho vissuto solo una volta e ci ho messo qualche giorno per riprendermi. Troppo rumore. Preferisco ascoltare un po' di rock e musica evangelica". Il portiere granata infatti è seguace del gruppo cristiano "Atleti di Cristo", come Legrottaglie. Ama Torino, città che già frequentava quando era a Genova: "Invece di andare a Milano io e mia moglie preferivamo una bella passeggiata a Torino, più tranquilla. Ora cerco casa, speriamo di trovarla presto. Una città adatta a me". Rubinho ci tiene a dire: "Io sono un tipo tranquillo, prima di avere nostro figlio mia moglie ed io andavamo molto spesso al cinema e a cena fuori. Ora non più. Ci piace passeggiare e pregare".
Venendo al campo e alla partita di sabato ha riconosciuto: "Mi aspettavo una partita difficile e dirò di più, non sarà mai facile per noi. Però sono andato a casa contento perchè siamo riusciti a pareggiare. La responsabiltià comunque di tutto quello che succede in campo è solo nostra e le altre squadre giocheranno spesso sfruttando i nostri errori. Il Toro è così, la sofferenza fa parte di questa squadra".
Il brasiliano conosce bene la storia del Torino e infatti racconta: "Mio padre lavorara proprio a Torino, all'Olivetti, quando il Toro vinse l'ultimo scudetto. In vita sua non aveva mai bevuto, successe solo per i festeggiamenti granata, poi non toccò più alcool. Si vede che era nel mio destino questa squadra. Per questo sono venuto volentieri".
L'ex di Genoa e Palermo come è arrivato è stato subito titolare, sarà così per tutta la stagione? Rubinho non si illude: "Il posto bisogna meritarselo sempre, il portiere come il centrocampista. Ci sono Moro e Bassi, deciderà il mister in base anche all'impegno di ciscuno di noi. Io ho ancora bisogno di allenarmi un po' con la squadra per entrare nei meccanismi, ma l'accoglienza è stato buona e le cose stanno andando davvero bene".
Il turno over tra portieri è positivo nel calcio? Su Questo Rubinho è perentorio: "No, è sempre meglio che ci sia un portiere titolare fisso, dà più sicurezza alla squadra".
Infine una battuta su Gasperini e Lerda: "Il loro metodo di lavoro è simile, ma Lerda è più calmo di Gasperini, che ti urla dietro appena sbagli due passaggi di seguito". Insomma la tranquillità è alla base del carattere di Rubinho e del mister granata. Proprio quello che ci vuole in un ambiente come quello granata, che tende a surriscaldarsi appena qualcosa non va.