Reggina-Torino 1-1: l'analisi tattica
Seppur con la massima prudenza, possiamo dirlo: finalmente una partita giocata da squadra in grado di competere davvero, se non per la promozione diretta, quanto meno per le forche caudine dei playoff. Gara disputata assolutamente alla pari di una Reggina di tutto rispetto, ben contenuta sulle fasce; nota di merito per la capacità della linea difensiva di trovarsi finalmente alla giusta altezza di momento in momento, quanto meno nella maggior parte dei casi, per spezzare e ripartire.
Da menzionare in particolare Angelo Ogbonna: per quanto la sua prova sia stata viziata da singoli errori, più che altro legati a incomprensioni con il portiere Bassi o con il resto del reparto, il centrale bramato dalla Premier ha dimostrato di sapersi assumere la responsabilità di guidare adeguatamente il reparto, uscito Pratali e con un Rivalta talora impacciato come compagno di coppia centrale, con il piglio da leader (indossando per di più la fascia da capitano lasciatagli da Bianchi dopo l'uscita per infortunio) di cui questo Toro ha indubbiamente bisogno.
Degna di nota anche la prestazione della coppia mediana, forse il reparto che finora aveva convinto meno: Daniele De Vezze ha in particolare mostrato finalmente qualche sprazzo della sua capacità di playmaking, pur non venendo meno ai doveri di interdizione. Senza dimenticare il buon lavoro oscuro messo in campo da Zanetti contro l'Albinoleffe e da De Feudis a Reggio, oltre alla presenza di un Obodo magari atleticamente in difficoltà nel reggere ritmi elevati per novanta minuti, ma pur sempre giocatore dal tasso tecnico di categoria più elevata, quello granata appare finalmente come un quartetto di centrocampo che, in una saggia rotazione, può funzionare (senza dimenticare la soluzione legata al 4-3-1-2, funzionale proprio al gioco del nigeriano, da non accantonare).
Sul fronte offensivo il nome apparso positivo nelle ultime due uscite, fatto salvo ovviamente l'indispensabile (anche troppo indispensabile, ancora una volta) Rolando Bianchi, è quello di Luigi Scaglia: partito in sordina e finito addirittura tra la panchina e la tribuna, l'esterno tornato dal Brescia all'ultimo giorno di mercato si sta rivelando l'uomo giusto per fornire al 4-2-3-1 di Lerda quell'equilibrio necessario a non lasciare la squadra in costante apprensione dalla cintola in giù a ogni ripartenza avversaria. Il consiglio è quello di insistere sulla capacità di sacrificio e di ripiegamento sua e di Lazarevic, lasciando Sgrigna (non particolarmente incisivo sabato) a giostrare vicino alla prima punta.