Raddoppiato il valore della rosa del Torino: ora la sfida è far restare i giocatori
“Volevo cambiare aria e giocare a un livello più alto per crescere e vincere qualcosa” l’ultimo in ordine di tempo che ha pronunciato una frase di questo tipo è stato Nikola Maksimovic, ma in precedenza parecchi altri giocatori ex granata avevano espresso lo stesso concetto in termini più o meno crudi e diretti. Poco importa se poi andati via dal Torino questi uomini-plusvalenza hanno avuto nella maggior parte dei casi, se non nella quasi totalità, molta meno gloria di quanta pensavano di racimolare. Oggi il quotidiano Tuttosport titola sulla squadra del presidente Cairo: “Il Toro vale doppio” poiché secondo i parametri di mercato, condivisi con gli addetti ai lavori, il valore dei cartellini dei calciatori che compongono l’attuale rosa (escluso quindi Avelar, che per problemi fisici non è stato inserito nella lista dei giocatori utilizzabili consegnata alla Figc) dal 31 agosto, giorno di chiusura del calciomercato estivo, ad oggi è passato da 103,15 a 204,05 milioni di euro facendo registrare un incremento di 100,9. E questa quotazione è destinata a crescere, se sarà supportata da una stagione con risultati sportivi di buon livello.
Avere i conti societari in ordine e in attivo, valorizzare i giocatori sono tutti aspetti molto positivi e per questo vanno fatti i complimenti al presidente, ai dirigenti, all’allenatore e ai giocati per quello che stanno facendo e per come si stanno comportando, ma non basta. Non basta perché se non arrivano anche i risultati sportivi, quindi, il Torino non vince qualche cosa, o almeno partecipa alle coppe internazionali con un ruolo superiore a quello della comparsa occasionale, ci sarà sempre qualche giocatore che vorrà cambiare aria. Qualcuno dirà che chi cambia aria lo fa solo per andare a guadagnare più soldi, innegabile. Non si può, però, negare che le società che elargiscono emolumenti più alti siano anche quelle che occupano i primi posti della classifica e che con continuità partecipano all’Europa League e alla Champions.
E’ evidente quindi che il Torino debba assolutamente riuscire a trattenere i giocatori che approdati in granata hanno visto poi accrescere il loro valore e per farlo occorre ottenere risultati sportivi e aumentare gli ingaggi dei giocatori. Sembrerebbe un circolo vizioso, ma è solo una concatenazione di cause ed effetti: fai bene, vali di più, aumentano i guadagni, s’innalza l’asticella, servono giocatori ancora più forti e allenatori più bravi quindi professionisti che costano più cari, ti piazzi nei primi posti e magari vinci anche qualche cosa, aumentano i ricavi. Se anche solo un anello è debole la catena si spezza e si passa dai sogni di gloria al vivere una vita senza alti e bassi, sicuramente tranquilla, ma senza emozioni. La società spenderà di meno, non ci saranno tanti uomini-plusvalenza e quei pochi vorranno cambiare aria la più presto, gli allenatori come Mihajlovic andranno a lavorare altrove, il valore della rosa diminuirà così come i ricavi, il Torino non vincerà mai nulla. La palla passa al presidente Cairo.