Petrachi: "Bianchi non è un dirigente, per ora pensi a giocare"
"Bianchi non deve esprimere questi concetti. Quando vorrà fare il dirigente certe frasi le potrà dire, ma ora lui deve parlare solo sul campo". E' un Gianluca Petrachi decisamente infastidico quello che commenta le dichiarazioni a caldo rilasciate dal capitano granata Rolando Bianchi. Il numero 9 aveva infatti bacchettato la società per aver rivoluzionato quasi interamante la rosa e che questo fosse la causa di una continuità che stenta ancora ad arrivare. Niente di più sbagliato per l'uomo del mercato del Torino, che solo nella sessione estiva è riuscita a piazzare buona parte dei giocatori scomodi e a rinnovare una rosa che aveva da poco fallito la promozione. "Io a Pisa ho vinto un campionato cambiando 18 giocatori su 22, ma Bianchi ragiona di pancia e d'istinto. E poi se fosse rimasto Colantuono l'intelaiatura sarebbe rimasta uguale con una programmazione che era già ben chiara" spiega in un'intervista a La Stampa. Lo sfogo di Bianchi potrebbe essere ancora uno strascico dell'estate di vai e rivieni appena passata? "No, con lui non deve essere chiarito nulla: lui deve fare il calciatore e basta. Le esternazioni le posso comprendere se sono riferite al gioco o alle situazioni del campo. Non va bene che si occupi di cose non sue: sul mercato, sulla gestione e sul progetto parla la società".
E' arrabiato Petrachi ed amareggiato per questa flebile discontinuità con cui i granata alternano vittorie ben auguranti a sconfitte schiaccianti. "Il campo ha detto che abbiamo fatto due passi indietro dal punto di vista della voglia e della cattiveria. La squadra non è partita col piglio giusto, come si era fatto con Sassuolo e Novara. Per me è solo una questione psicologica, perché dalla testa parte tutto. A Pescara c'è stata un'attenzione e una voglia diversa. Ho fiducia nella squadra, ma l'aspetto caratteriale è imprescindibile: puoi essere mediocre, ma se ci metti l'anima diventi una buona squadra. Altrimenti è il contrario".