Per il Torino con il Napoli non è la partita della vita, ma del riscatto e della consapevolezza

Superare la sconfitta con il Parma e correggere gli errori individuali e collettivi che troppo spesso si ripetono. I granata devono essere squadra vera per raggiungere gli obiettivi.
05.10.2019 21:20 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin
Per il Torino con il Napoli non è la partita della vita, ma del riscatto e della consapevolezza
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Una premessa è doverosa, al Torino non si chiede, pur auspicandolo, di vincere a tutti i costi con il Napoli altrimenti si considererà la squadra mediocre. L’avversario è forte, anzi, è più forte per cui sarebbe ingiusto farlo. Però, i granata devono avere la capacità di approcciare bene la partita senza sentirsi spaventati di fronte a un avversario di livello superiore finendo per essere rassegnati o quasi già in partenza.

Si pretende, invece, che siano concentrati nel mantenere le giuste distanze fra i reparti, nell’effettuare passaggi correttamente e al compagno meglio piazzato, nel fare marcature preventive, nel posizionarsi correttamente in campo tenendo conto dove sono avversari e compagni, nel muoversi anche senza palla, nello sviluppare azioni in velocità, nella precisione dei tiri nello specchio, non fare falli inutili. Insomma nel fare tutto ciò che serve per una prestazione di qualità.

Mazzarri sceglierà chi mandare in campo e come far giocare la squadra assumendosene di conseguenza la responsabilità, ma sono i giocatori a dover gestire ciò che avviene sul terreno di gioco. Nell’ultima partita con il Parma, avversario meno ostico del Napoli, con tutto il rispetto, si sono visti troppi errori individuali e collettivi che hanno compromesso il risultato finale e che già nel passato recente e meno recente si sono visti. Si parla sempre di crescita della squadra, ma non basta fare una partita di livello ogni tanto oppure un secondo tempo importante come con il Milan. La continuità di prestazioni e di conseguenza di risultati che tanto è invocata passa proprio dall’aver un gioco consolidato, a prescindere dagli interpreti, figlio ovviamente di buona forma fisica di tutti, e del tener conto di quanto preparato in allenamento facendo tesoro degli errori in modo che veramente non si ripetano più, ma anche del saper interpretare le situazioni e agire di conseguenza.

Qualche mese fa il Torino al San Paolo inchiodò il Napoli sullo zero a zero disputando una partita più di contenimento che propositiva. La squadra di Ancelotti fece 10 tiri in porta creando 6 occasioni da gol con Insigne (21’ e 74’), Milik (33’, 62’ e 68’) e Fabian Ruiz (53’), mentre i giocatori di Mazzarri produssero 1 tiro in porta con Izzo (88’) e 0 vere occasioni da gol, come da dati riportati da Sky. Qualche altro potenziale pericolo fu procurato al Napoli, ma non servì a cambiare la sostanza dei fatti. Poiché si possono annoverare fra i suddetti pericoli: un tiro sbilenco di Izzo sul fondo su sviluppo da rimessa laterale (4’), una conclusione abbondantemente a lato di Aina dopo che aveva recuperato palla al limite (23’), un tiro di Rincon provvidenzialmente intercettato in mezzo all’area e allontanato da Koulibaly (45’), un cross dal fondo di De Silvestri che terminnò tra le braccia di Ospina (67’), una punizione di Lukic fatta spiove in area ma inficiata da un fallo di De Silvestri (84’), un tiro ribattuto dalla difesa di Belotti che aveva approfittato di un rimpallo tra Allan e Zielinski (88’), una conclusione dalla trequarti con pallone decisamente a lato di De Silvestri che era stato bravo a liberarsi (89’) e, infine, un contropiede di Aina interrotto da Allan con Belotti completamente smarcato e non prontamente servito (90’).  Ecco domani servirebbe anche riuscire ad essere propositivi senza farsi infilzare dalle verticalizzazioni in velocità della squadra di Ancelotti.