Ogbonna: "Mi sento ancora un ragazzo, un uomo lo diventerò"
Ogbonna, dopo mesi di silenzio, oggi ha incontrato i media alla Sisport prima dell'allenamento. Con il forte difensore granata si è subito affrontato l'argomento nazionale, della quale ne è entusiasta, soprattutto per i meriti di Prandelli. Molti però si domandano, ma quando esordirà Ogbonna in azzurro? "Le decisioni del mister sono sempre quelle giuste, per me è un'esperienza bellissima, sono orgoglioso di vestire la maglia dell'Italia, perchè mi sento italiano, quando giocherò sarò contentissimo. Sotto questo aspetto molto dipenderà da me, l'ambiente è bellissimo e serenissimo in nazionale, se devo andare agli Europei si vedrà, prima però sono io che dovrò fare bene. In Nazionale ho trovato persone molto mature, dallo staff ai compagni che ti accolgono sempre a braccia aperte".
La B non è nemmeno un ostacolo per Ogbonna: "Io cerco di dare sempre il massimo in A o in B, non mi sento ostacolato dal giocare tra i cadetti, quello che verrà verrà. Poi sono sempre stato convocato, Prandelli mi ha detto che anche in B mi avrebbe sempre tenuto in considerazione, lui ha stima in me e non gli interessa la categoria dove gioco".
Tornando alle vicende granata, il difensore ha ritrovato i suoi in fuga, ma non è rimasto sorpreso dalla vittoria di Verona: "Conosco il gruppo ed il mister e so quanto vale questa squadra, dunque la bella prestazione non mi ha stupito. I cori razzisti? Verona è sempre stato un ambiente caldo, conoscendo Giulio so che supererà queste cose, per me il buuuuuuuuuuu non è razzismo, ma è stupidità". Ogbonna vede ancora il suo futuro a tinte granata, ma non pone limiti: "Per me conta tantissimo essere al Torino, è come se fossi nato qui. E' da quando sono arrivato che sognavo di giocare in A, l'ho fatto a sprazzi, ma anche in B va bene. Giocare in prima squadra è sempre un piacere. Portare la fascia da capitano è una cosa importante, è un simbolo, ma in mezzo al campo ci sono tantissimi capitani, da Iori, a Coppola, Bianchi, Antenucci, Sgrigna e così via, è più un simbolo societario, ma non sminuisce gli altri giocatori. Il mio rapporto con Ventura è ottimo perchè lui mi tratta da professionista, per questo ci stimiamo moltissimo".
Il giocatore smentisce anche le voci di mercato: "Effettivamente non c'è mai stato nulla di concreto e non mi è pesato rimanere in B, perchè anche qui c'è sempre qualcosa da imparare. Le voci di mercato non mi hanno nemmeno sfiorato. Il calcio lo vivo solo nel rettangolo di gioco, al resto ci pensa il mio procuratore". Con Ogbonna abbiamo cercato di chiarire chi effettivamente tratta per lui: "Io sono seguito da Branchini, Pallavicino è un collaboratore e di conseguenza mi segue anche lui, ma decide il primo". Il difensore è modesto e ha ancora voglia di divertirsi in campo: "Spero di crescere sempre. Io mi sento ancora un ragazzo, uomo non lo sono ancora, lo diventerò". Sul rinnovo del contratto non si esprime per evitare eventuali malintesi: "Non saprei quanto siamo vicini alla risoluzione, perchè è tutto in mano al mio agente. E' inutile parlarne quando ancora non c'è concretezza e potrebbe destabilizzare l'ambiente. Non è una questione d'ingaggio, visto che sono rimasto. Rimanere qui a vita? Sono giovane ed ambizioso e tutti aspiriamo al meglio, potrebbe anche succedere di giocare sempre nel Toro, ma nel calcio non si sa mai, però mi piacerebbe. La cosa importante è che tutti gli anni dobbiamo pensare di portare il Torino ai massimi livelli".
Riguardo al nuovo e felice corso granata non c'è un vero segreto: "Andiamo in campo per migliorare il nostro calcio, il nostro gioco coinvolge tutti, il merito di Ventura è tantissimo. E' un ambiente nuovo rispetto all'anno scorso, sono cose che percepisci a pelle. Tuttavia si sono tantissimi allenatori a cui devo questa crescita per cui non vorrei sminuire nessuno, andando avanti ho avuto sempre dei miglioramenti, per cui ringrazio tutti". Uno in particolare che l'ha seguito e portato dov'è adesso è Comi, l'attuale direttore generale del Torino. "Non solo mi ha scoperto, ma è stato per anche un punto d'appoggio, perchè quando ho lasciato casa avevo solo 14 anni. Le difficoltà di andarsene via così giovane? La passione prevale su tutto, così l'ambizione, ma i miei genitori mi hanno sempre appoggiato e mi hanno fatto capire i valori umani della vita".
Ogbonna fa quasi un appello: "Da oggi fino alla fine della stagione vorrei che si parlasse solo del Torino e non di me, Bianchi o altri in particolare. Siamo 27 giocatori e ognuno contribuirà a raggiungere l'obiettivo. Ogni partita deve essere giocata al massimo". L'Angelo della difesa granata è maturato, anche se si sente ancora un ragazzo e questo è bellissimo, perchè gioca ancora con la naturalezza di chi si diverte e forse uno dei segreti di questo Toro è proprio questo. Giocare a calcio è un privilegio non un peso.