No presidente Cairo, chiedere l’Europa non è un proclama che porta male
Lunedì davanti alla lapide dei Caduti a Superga il presedente Cairo disse: “Qui, davanti ai campioni d’Italia, dico che in queste ultime cinque partite dobbiamo andare a riprenderci l’Europa”. Un obiettivo degno di un presidente che ha idee chiare e vuole che la sua squadra occupi un posto adeguato alla storia più che centenaria del Torino. Ieri a Dogliani al Festival della tv e dei nuovi media sempre il presidente Cairo ha dichiarato: “Lunedì dissi ad alta voce che era ora di andare a riprenderci un’altra Europa League e due giorni dopo abbiamo perso in casa contro l’Empoli. Basta proclami, adesso. Portano male. Incrocio le dita e penso al Genoa”. Ovviamente il presedente Cairo non si è rimangiato quanto aveva detto lunedì, però ha assunto un atteggiamento prudente tipico di chi vorrebbe sì qualche cosa di più, ma che si affida alla speranza di ottenerla più che alla ferrea volontà di andare a prendersi ciò che desidera.
Va detto chiaro e tondo: lunedì Cairo è piaciuto, venerdì no. Un imprenditore com’è lui, che ha dimostrato negli anni con le sue aziende di porsi un traguardo e raggiungerlo per poi alzare l’asticella e nuovamente ottenere ciò che voleva, non può nei confronti della sua squadra di calcio avere un profilo di secondo piano. E’ chiaro che non deve promettere la luna, ma neppure nascondersi dietro a un dito finendo per creare alibi a se stesso, ai suoi dirigenti, all’allenatore e ai giocatori. Facile essere prudenti, così se il Torino non raggiungerà il sesto posto tutti in società potranno dire che si è provato fino all’ultimo, ma che non era questo il vero l’obiettivo, bensì la crescita che c’è indubbiamente stata visto che la squadra è arrivata agli ottavi d’Europa League e a un passo da poterla rigiocare anche nella prossima stagione, che si sono valorizzati alcuni giovani e che si farà di tutto per fare meglio la prossima stagione sempre mantenendo come linea guida la crescita. Se invece il sesto posto dovesse essere centrato allora petto gonfio e sorrisi sottolineando che, nonostante lo scetticismo dei più sempre pronti a criticare e non a sostenere, per il secondo anno consecutivo il Torino giocherà in Europa. Già, e magari per la seconda volta il traguardo viene raggiunto non sul campo, ma grazie a mancate licenze Uefa di altre società le cui squadre in classifica però hanno chiuso il torneo davanti al Torino, come successe l’anno passato con il Parma. Ieri il Genoa dalla commissione di primo grado per le licenze Uefa non ha ottenuto il lasciapassare per l’Europa, si vedrà se dopo il ricorso la sentenza sarà differente. Che sia ben chiaro le società devono assolutamente avere i conti in ordine ed è giusto che chi non li ha sia punito, ma questo non può assurgere a scusa per gli altri che così raggiungono l’obiettivo favoriti dalla disgrazie altrui e non per assoluti meriti propri sul campo.
Presidente Cairo sia sempre condottiero determinato, ponga obiettivi precisi, faccia di tutto per trattenere i giocatori migliori come ha promesso, prenda calciatori che siano all’altezza di una squadra che compete anche a livello internazionale. Così farà bene lei e costringerà tutti i suoi dipendenti ad assumersi in toto le proprie responsabilità, altrimenti lei continuerà ad essere “braccino” e gli altri coloro che hanno fatto di tutto per riportare il Toro dove gli compete, ma che non sono stati messi completamente nella condizione di farlo.
Il Toro non può solo aspirare ad arrivare a un passo dalla meta deve raggiungerla, questo è quello che vorrebbero da lassù gli Immortali ed è quello che vogliono quaggiù tutti i tifosi.