Mazzarri dovrà lavorare molto per rendere prolifico l’attacco del Torino
La premessa che si sono solo disputate tre giornate è d’obbligo come anche ricordare che Zaza è approdato in granata solo il diciassette agosto, due giorni prima della gara con la Roma che ha dato il via al campionato, e che Ljajic e Niang sono andati via il trentuno sempre di agosto, anche in questo caso due giorni prima della terza partita con la Spal. Detto questo se si guarda la classifica concentrandosi alle voci gol fatti e subiti si nota che il Torino ne ha realizzati tre e ne ha subiti altrettanti con la conseguenza che la differenza è di zero. E’ anche vero che la squadra di Mazzarri ha già anche affrontato Roma e Inter che sono indicate dalla maggior parte degli addetti ai lavori fra le squadre che a fine campionato occuperanno i primi quattro posti, ma pur tenuto conto anche di questo resta il fatto che il Torino che ha Belotti, Falque, Zaza, Edera, Damascan più giocatori con vocazione maggiormente offensiva come Baselli, Soriano, Berenguer e Parigini ha segnato tre gol, in media uno a partita. Non è molto tanto più che il solo Belotti fra gli attaccanti ha insaccato una volta il pallone, mentre una rete è arrivata dal centrocampista Meïté e un’altra dal difensore N’Koulou. Che a segnare siano tanti giocatori è indubbiamente un bene, ma che manchino dal tabellino dei marcatori soprattutto gli attaccanti non tanto.
Far convivere Belotti e Zaza senza dover rinunciare a Falque, il giocatore più continuo delle ultime due stagioni, non è assolutamente facile, anche perché Mazzarri era partito con l’idea di utilizzare come modulo base il 3-5-2 pur non dimenticando che fin dalla seconda settimana del ritiro a Bormio ha provato il 3-4-3. Con gli attaccanti che aveva e che ha, ovviamente, il mister non può fare diversamente se non trovare gli equilibri che supportino tre attaccanti e almeno un altro paio di giocatori con vocazione offensiva. Il problema è che prima di tutto Belotti, Falque e Zaza devono avere il tempo per affinare l’intesa e la sosta per gli impegni della Nazionale non aiuta perché Belotti e Zaza sono stati convocati e Mazzarri può solo sperare che il Ct Mancini li faccia giocare insieme e non uno in alternativa all’altro, ma le esigenze della Nazionale potrebbero anche non portare a fare una scelta in tal senso. Quindi solo al ritorno in granata Mazzarri potrà far lavorare insieme i suoi tre attaccanti di punta. Ma al momento con anche Parigini e Damascan impegnati con le rispettive Nazionali dovrà accontentarsi di chi è a disposizione.
Le fortune del Torino non passeranno solo dall’avere una reparto difensivo che aiuterà Sirigu a blindare la porta granata, ma dovranno essere supportate dai gol. Sarà fondamentale che la differenza reti penda in modo preponderante verso quelle realizzate poiché solo così la squadra potrà lottare per un posto in Europa League e i dati degli ultimi campionati lo dimostrano. Infatti, nelle ultime cinque stagioni a disputare le coppe europee sono andate quasi sempre squadre che avevano una differenza reti almeno superiore a dieci. Lo scorso anno chi ha avuto la differenza reti più bassa sono state il Milan e l’Atalanta con rispettivamente più quattordici e più diciotto. L’anno precedente il Milan più dodici e l’Atalanta più ventuno. Nella stagione 2015-2016 Sassuolo più nove e Inter più dodici. Nel campionato 2014-2015 la Sampdoria con più sei, ma disputò l’Europa League solo perché il Genoa (differenza reti più quindici) non ottenne la licenza Uefa per aver presentato la domanda d’iscrizione non nei tempi dovuti e per un bonifico bancario con coordinate errate che ritardò alcuni pagamenti che avrebbero messo in regola il club rossoblù dal punto di vista finanziario, e la Fiorentina con più quindici. Nel 2013-2014 ad approdare ai preliminari dell’Europa League fu il Torino con più dieci, però, se il Parma non avesse avuto tutte le vicende che poi lo portarono al fallimento e a dover ricominciare dalla serie D sarebbero stati gli emiliani con più dodici ad andare in Europa; in quella stagione la Fiorentina con più ventuno fu l’altra squadra con la differenza reti più bassa a giocare le coppe europee. Negli ultimi cinque anni la differenza reti dei granata andando a ritroso è stata più otto e nono posto in coabitazione con la Sampdoria, più cinque e altro nono posto, meno tre e dodicesimo posto con l’Atalanta, più tre e ancora un altro nono posto e, infine, più dieci e settimo posto alla pari del Milan che però aveva solo più otto e se anche negli scontri diretti con i rossoneri vi erano stati due pareggi, due a due e uno a uno, per la classifica avulsa ha contato la differenza reti generale favorevole per più due ai granata.
Segnare non è quindi un fattore di poco per andare in Europa, ovviamente conta anche non subire reti, ma non basta perché scarti minimi fanno la differenza come avvenne nella stagione 2013-2014. Lo zero attuale nella differenza reti è del tutto in linea con una posizione a metà classifica non per nulla il Torino è decimo, finora l’unica eccezione è il Napoli che ha segnato cinque gol e ne ha subiti sei e nonostante il meno uno occupa il quinto posto, ma dipende solo dal fatto che si sono disputate tre gare e che i partenopei hanno vinto le prime due partite e perso l’ultima per tre a zero altrimenti una differenza reti negativa, anche solo di uno, più avanti nella stagione vorrebbe dire un posto decisamente più basso del quinto in classifica.
A Mazzarri serve un grande lavoro per fare sì che i suoi attaccanti segnino con continuità e parecchio perché in queste prime giornate, come troppo spesso in passato, la creazione delle occasioni da gol non è mancata, ma le reti sì e ai fini del risultato che inevitabilmente determina la classifica le occasioni create non contano nulla. Prima verrà risolta la questione e prima si sarà evitato che si trasformi con il tempo in un problema.