LIVE Vanoli: "Adams deve stare più dentro l'area. Motivazioni? Raggiungiamo la salvezza e poi ne posso dire altre 100. La spinta dei nostri tifosi è benzina. Rientra Tameze, Ilic ha la febbre quindi vediamo per domani. Sono meglio da allenatore"

Il Torino dopo le vittorie con Milan e Monza ha la possibilità di conquistare l’intera posta per tre partite consecutive e sarebbe la prima volta in questa stagione e in assoluto non accade in campionato dal periodo fra il 28 febbraio e il 10 marzo 2019 quando batté in casa Atalanta, 2 a 0 con gol di Izzo e Falque, e Chievo, 3 a 0 con reti di Belotti, Rincon e Zaza, e in trasferta il Frosinone, 1 a 2 con doppietta di Belotti.
L’allenatore del Torino, Paolo Vanoli, fra poco in conferenza stampa presenterà la partita con il Parma che si disputerà domani alle ore 15 allo stadio Tardini.
Prende la parola Vanoli: "Una cosa importante, mi voglio unire al cordoglio della società nel ricordo di un grande giornalista: Bruno Pizzul. Oggi al suo funerale ci sarà una rappresentanza della società. Ed è stato bello che anche la società abbia voluto fare un presente, con una frase che aveva detto lui, sulla nostra maglia che domani porteremo in campo a Parma. E’ una cosa molto bella, per un grande giornalista".
Come sono andati i sei giorni di allenamento?
“Bene. Quando arrivano risultati positivi le settimane passano più veloci e sono più qualitative. La vittoria con il Milan ci ha dato un po' più di autostima per poter migliorare. Ieri sera Ilic ha avuto uno stato febbrile di ilice e vediamo come starà oggi e se riusciremo a portarlo in panchina oppure no. Abbiamo recuperato Tamezze e sicuramente farà parte del gruppo. Siamo tutti pronti”.
Casadei ha tentato più tiri di tutti, sei almeno quattro in più di qualsiasi altro. E' questo che chiede al ragazzo? Il suo coraggio può essere di stimolo anche per i compagni a tentare la conclusione verso la porta?
“Non è tanto quello che chiedo al ragazzo, ma è quello che ho chiesto delle caratteristiche specifiche quando si va sul mercato e si cercano determinati giocatori. Avevo detto che avevo un centrocampo molto tecnico, più palla al piede, e per questo si faceva fatica ad andare ad attaccare la profondità. L'unico che poteva avere queste caratteristiche era Gineitis che però non ha ancora quella maturità, quella forza che ha in peso specifico Casadei dentro l'area con gli inserimenti. Per questo siamo andati a trovare un centrocampista un po’ più funzionale al nuovo sistema di gioco, ma anche la mia idea di gioco. Casadei può migliorare ed è una presenza importante dentro l'area, l'ha dimostrato col Monza. E questo deve essere uno stimolo anche per gli altri centrocampisti ad attaccare un po' più l'area perché cambiando l’idea del gioco ci vogliono più gol da centrocampisti e esterni. E questo lo stiamo facendo, ma possiamo fare anche meglio”.
Lei a Parma ha giocato due anni lì dal 1998 al 2000 con Malesani allenatore e fece due stagioni importanti vincendo la Coppa Italia, la Supercoppa Italiana Che ricordi ha di quel periodo?
“Un ricordo bellissimo perché ho avuto il piacere di giocare in una grandissima squadra. Ho sempre detto che se ho raggiunto dei risultati importanti è stato grazie al lavoro, ma anche grazie a questi campioni che ogni giorno mi insegnavano qualche cosa e che mi hanno messo nella possibilità di poter far bene e andare a conquistare la Nazionale arrivando da gregario. Lo dico sempre ai miei giocatori che è da questa esperienza sto sempre dietro ai giocatori che giocano poco perché, come è successo a me, da un momento all'altro puoi diventare protagonista e cambiare anche la tua carriera. Parma è stato l'inizio di qualcosa di fantastico in un club che era fantastico, ma penso che anche oggi piano piano il nuovo presidente stia ripercorrendo quella storia, magari con fatica perché la Serie A non è facile”.
Voi siete la seconda squadra, dopo Atalanta e Napoli, che avete fatto più punti nel girone di ritorno. Questo suo primo anno qui può essere il trampolino del lancio per il suo Toro?
“Ho la fortuna di avere un carattere che nei momenti negativi vuole dare di più. Abbiamo ricercato altre soluzioni e queste ci hanno permesso di avere continuità. Io non devo fare la gara su quello, ma con il lavoro e la mentalità siamo cresciuti tutti e penso che i risultati lo stiano dicendo. Però non ci dobbiamo fermare, ogni partita per noi è una finale, l'abbiamo detto nel girone di ritorno, ma dobbiamo continuare con i miglioramenti perché dobbiamo costruire una base importante per il futuro. Tutte le stagioni sono importanti per costruire qualcosa di importante”.
Come sta Sanabria? Con il nuovo sistema di gioco si avvicina all'idea di attaccanti ideale?
“Abbiamo due attaccanti ideali. SAnabria e Adams stanno facendo un grande lavoro per la squadra, soprattutto da quando ci è mancato il punto di riferimento con quelle caratteristiche che ha Zapata. Stiamo lavorando bene. Sanabria, avendo noi oggi egli esterni un po' più offensivi e un centrocampo che attacca di più l'area, può sfruttare ancora meglio le sue caratteristiche tecniche per venire a fare più raccordo. Adams invece è un giocatore che ha la profondità corta e deve migliorare il gioco di raccordo perché, come ho detto tante volte, la nostra fase offensiva passa attraverso la punta. Per me è importante, però stanno facendo un grande lavoro anche se Adams non sta trovando il gol, però anche col Monza è stato decisivo con l’assist a Casadei. Quello che mi sta piacendo in questo periodo di Sanabria è che sto vedendo la voglia che ha di conquistarsi un posto, di determinare, di aiutare la squadra. Quando col Milan l'ho sostituito sul calcio d'angolo, avevo detto al team manager di aspettare che fosse battuto per il cambio, ma Tonny si è girato e ha detto di fare subito il cambio e io ho acconsentito: questo è lo spirito che voglio a lui voleva fare parte di quella gara e fare qualcosa di importante. Questa è una cosa bella”.
Come sta adesso Sanabria?
“Bene, ha fatto un giorno in più di scarico perché aveva avuto un piccolo fastidio al ginocchio. Ma nulla di preoccupante”.
Complimenti perché domani taglia il traguardo delle 100 panchine nel calcio professionistico italiano. Qual è il primo ricordo che le viene in mente?
“Intanto ti ringrazio perché non lo sapevo, ho un difetto che può essere un pregio: il passato è passato per cui guardo sempre avanti e spero nella mia carriera di arrivare ad altre 100 perché vorrebbe dire che non sto fermo e che ho la possibilità di allenare. In questo percorso la cosa che mi fa più piacere è che tutto quello che ho fatto me lo sono sempre conquistato. Ho avuto la fortuna di stare con grandi allenatori e con l'umiltà ho saputo stare loro dietro e imparare il lavoro. Non nego che la prima volta che ho allenato da titolare è subentra anche un po' la paura sapendo che adesso toccava a me. E’ stato un bel percorso, penso di avere l'opportunità e le caratteristiche per migliorare ancora e guardo sempre avanti e come dico ai giocatori c'è sempre margine di miglioramento”.
Il Torino ha prolungato il contratto a Lazaro. Quest’anno i suoi progressi sono stati notevoli, ci fa una riflessione su questo? Dal giocatore si aspetta ancora un salto di qualità?
“Sono contento per il ragazzo perché lo ha meritato facendo le cose in campo. E’ giusto che venga premiato. Ho avuto la possibilità di conoscerlo bene all'Inter dove era stato scelto, anche se poi all'Inter ha fatto un po' di fatica, però era stato scelto come quinto perché stava facendo bene. Oggi penso che sia un ragazzo che è maturato e la sua fortuna forse è stata col cambio modulo di avere l'opportunità giocare 10 metri più avanti. Faceva meno fatica a fare 10 metri indietro che 10 metri avanti e quindi a volte l’aspetto psicologico è importante. E’ un giocatore che dà equilibrio alla squadra e ci offre la possibilità come esterno di difenderci con un giocatore in più, stando a 5 e seguendo il terzino. Però, come avete visto, fa anche assist e nell'ultimo terzo ci può offrire giocate. Non si deve fermare e deve continuare su questa strada perché ci sono ancora tante partite”.
Di Adams ha ricordato l'assist, ma non segna dalla doppietta al Cagliari, sei partite fa, di cosa ha bisogno tatticamente per tornare al gol?
“Secondo me, è un giocatore che non avendo un punto di riferimento come Zapata cerca sempre di lavorare fuori dall'area, invece io vorrei un po' più dentro come è successo un po' a Cagliari. Deve imparare ad attaccare meglio l'area di rigore. Ma questo vale un po' per tutti. A volte l'attaccante deve dettare il passaggio e quando è dentro l'area deve essere rapace e appena sbaglia il difensore deve essere pronto a colpire. In questo deve migliorare andando a cercare e a chiedere il passaggio dove lo vuole. Gli attaccanti più forti che ho visto, dalla Serie B con Totò De Vitis oppure in A con Hernán Crespo, mi tenevano lì e mi dicevano tu devi chiudere gli occhi e mettere la palla all'incrocio dell'aria piccolina ed io così faccio gol. Gli attaccanti veri sono quelli che fanno il gol sul primo palo e lui deve imparare questo così farà tanti gol. Io ho imparato da questi grandi attaccanti. Poi Adams è un giocatore che ha la profondità corta. Gli attaccanti vivono di alti e bassi, però come sua prima stagione in Serie A devo dire che può solo migliorare e deve farlo”.
Milinkovic-Savic non è stato convocato dal commissario tecnico della Serbia Dragan Stojkovic anche se nel Torino sta facendo bene. Come l’ha presa? Per lui è uno stimolo oppure una delusione che potrebbe farlo demoralizzare?
“Sinceramente, non ho parlato con lui e non entro nel merito delle scelte di un collega, anche perché sono stato in Nazionale. Egoisticamente sono contento che non sia stato convocato così lo alleno (ride, ndr). Penso che lui abbia voglia di riconquistarsi il posto Nazionale, è la cosa più bella, e lo sta facendo nella maniera giusta: in silenzio, poche chiacchiere e tanti fatti”.
Si aspettava che Elmas entrasse in forma così velocemente?
“In forma è una parola grossa (sorride, ndr). No, devo dire la verità, ma mi aspettavo che ci desse un apporto importante sotto forma di esperienza e qualità tecnica, perché lui ne ha. Come ho detto sempre, questi tre ragazzi (Biraghi, Casadei e Elmas, ndr) mi hanno impressionato nella voglia, nella determinazione e nella mentalità che hanno portato a questo gruppo. Dopodiché un giocatore tecnico della sua esperienza e bravo fa sempre meno fatica di quello che è meno tecnico e deve correre di più. A volte la sua furbizia è sapersi un pochettino nascondersi nelle giocate ed è per questo che ogni tanto lo tolgo per farlo correre altrimenti non lo alleno mai. Su di lui abbiamo già sprecato tante parole, ma è un ragazzo che al Torino può dare ancora tanto”.
E’ più bravo il Vanoli giocatore o allenatore?
“Il Vanoli allenatore”.
Lo dice così convinto.
“Sì, perché è un ruolo che mi piace molto. Mi piacciono molto le responsabilità e l'aspetto organizzativo. E’ una passione per me questo lavoro, non pensavo di averlo dentro e invece devo dire che piano piano l'ho coltivato ed è una cosa che mi piace tanto, un po' meno a mia moglie, però a me piace davvero tanto”
Mi ricordavo però molto bravo il Vanoli giocatore.
“Mi fa piacere perché ho sempre lavorato, ma non ero un giocatore che aveva delle potenzialità per raggiungere grandissimi livelli però con il lavoro ho saputo stare a grandi livelli e capire quali erano le mie qualità. Però devo anche dire che ho avuto la capacità, lo dico sempre ai giocatori, di smettere di giocare a calcio quando ho dimenticato quali erano le mie qualità. Quando ho sostituito per la prima volta in Nazionale Paolo Maldini pensavo di essere forte quanto lui e piano piano inconsciamente a volte inizio a vedere nei miei giocatori questo: gli altri sbagliavano ed io ero bravo. E lì ho iniziato la mia piccola discesa e questa è stata una grandissima esperienza che mi porto dietro anche come allenatore: ogni giorno è un giorno nuovo, un giorno per migliorare e c'è sempre qualcuno più bravo di te”.
Nell’ambiente Toro c’è una grande passione, c’erano al seguito tanti tifosi a Monza e sarà così anche a Parma. E c’è chi parla d’Europa. Come si gestisce quest’onda d’entusiasmo e dove può arrivare la sua squadra?
“Voglio coltivare quest’onda di entusiasmo, perché l'entusiasmo, secondo me, è la benzina. Però l'entusiasmo non ti deve far diventare presuntuoso o farti credere di essere più bravo di quello che sei. Dal primo giorno ho detto che sono qua per unire e per la verità, indipendentemente da tutto, un pochettino nel girone d'andata è stata anche colpa nostra se ci sono state prestazioni che mancavano a livello tattico e organizzativo, ma mancava pure lo spirito che oggi c'è. Ho sempre detto ai ragazzi che i tifosi questo lo percepiscono. A Monza mi è venuta la pelle d'oca perché sembrava che stessimo giocando in casa e l’ho detto ai ragazzi. Per noi è una spinta in più fino alla fine e deve essere sempre così. Quello che non deve mai mancare per la gente, quando i tifosi vanno in trasferta è costoso, è l'impegno, la determinazione e lo spirito. Questa era la frase che ha detto Bruno Pizzul: “Della storia del Toro conosco soprattutto questo spirito di appartenenza, questo senso di identità, questo sentirsi parte di una famiglia” e questo è quello che i nostri tifosi oggi stanno riconoscendo in nella squadra e io ne sono orgoglioso. Poi i risultati a volte non vengono perché dentro e fuori, però penso che il lavoro nel lungo possa pagare”.
Che cosa la rende più orgoglioso tra il consolidamento del gruppo che ha sempre più lo spirito che vuole e trasmette, la crescita di alcuni giocatori e la grande risposta del pubblico in quest’ultimo periodo?
“La risposta è nella tua domanda. penso che sia la conseguenza di tutte queste cose: lo spirito di gruppo aiuta a migliorare il singolo e alla fine tutto questo rappresenta i nostri tifosi. Se guardi è proprio quello che si chiama processo, però dobbiamo essere anche consapevoli che tutta questa bellezza arriva sempre attraverso i risultati e noi domani non ci dobbiamo dimenticare che abbiamo davanti una squadra che lotta per i punti salvezza, che gioca in casa, io conosco l'ambiente, non ci dobbiamo distrarre e sappiamo addirittura che sarà una squadra che ci potrà mettere in difficoltà ancora di più rispetto al Monza. Quello che un po' tralasciamo è che dopo il 2 a 0 di Monza sembra che sia stata una cosa scontata. No, secondo me, l'abbiamo preparata bene, l'abbiamo approcciata benissimo e alla fine abbiamo reso la partita facile ed è quello che dobbiamo fare in queste partite sapendo che ognuna ha una storia e bisogna saperla leggere. Il Parma ha cambiato allenatore ed è un'altra insidia perché quando si cambia allenatore puoi essere più concentrato. Dobbiamo quindi stare sempre sul pezzo perché domani sarà una partita completamente difficile e non la dobbiamo sbagliare né a livello di approccio né a livello mentale”.
Negli ultimi due anni il Torino è la squadra che ha avuto più clean sheet anche se sono cambiati quasi tutti i giocatori, quando è soddisfatto dei nuovi innesti come Biraghi?
“Tanto perché nel giro di sei mesi abbiamo cambiato quasi tutta la difesa. Non siamo riusciti a portare avanti un progetto e l'abbiamo cambiato completamente e farlo in sei mesi cambiando un'idea e una filosofia non è facile. Quindi sono veramente contento. Soprattutto all'inizio qualche dubbio sulle prestazioni di Maripán c’erano,anche se io ho sempre detto che bisognava aspettare la sua condizione migliore per cambiare il sistema di gioco e oggi lui sta dimostrando il suo valore. Lo stesso Coco che era partito fortissimo e poi anche lui deve crescere soprattutto nell’aspetto mentale, non tanto di prestazione perché se vuole diventare un giocatore importante deve capire di esserlo e lo deve diventare per questo Torino. Penso che anche Borna Sosa con l'inserimento di Biraghi debba dimostrare che è un giocatore forte. E’ un giocatore che abbiamo cercato, è un Nazionale. A destra c'è una bella competizione anche perché Walukiewicz sta dimostrando la sua dutilità in tanti ruoli, questo è fondamentale. Ma anche Pedersen ha delle potenzialità come terzino. Non dimentichiamoci di Masina che all'inizio è stato protagonista e poi cambiando modulo è normale che qualcuno ne tragga vantaggio e qualcuno meno, però è sempre a disposizione. Io metto sempre Dembélé perché è un ragazzo che ogni volta che lo vedo dall'allenamento continua a crescere. Ho voluto fortemente che rimanesse quest'anno perché penso che a volte si può crescere attraverso i giocatori forti e infatti lo vedo giorno dopo giorno continuare a crescere e come è successo nell'ultima partita ha sempre l'opportunità di entrare in campo”.
I tifosi guardano spesso la classifica, sognano. Lei è stato un grande giocatore, anche se si sminuisce, per cui come fa un allenatore a dare degli obiettivi pur sapendo che il Torino è a metà classifica? Come motiva la squadra non avendo un obiettivo di rilievo?
“Grazie per il grande giocatore, ma non mi sminuisco anche se ai miei tempi, adesso faccio il vecchio, avevo davanti un signore come Paolo Maldini e altri del suo calibro e sarebbe presuntuoso dire che ero più forte di lui, con tutto il rispetto. Se mi vuoi paragonare a quelli di adesso con Biraghi non ti posso non dire che potrei essere da Nazionale (ride, ndr). E’ una battuta, ci mancherebbe e ovviamente sto scherzando e non vorrei essere frainteso. Tornando serio, è quello che dico ai giocatori: io in ogni partita trovo motivazioni e ne abbiamo di alte, ma molto alte. A volte te le dà la classifica, altre il tuo processo, ad esempio, volete trovare motivazioni per la partita col Parma? Semplicissimo, ma più alte di queste? Uno, adesso abbiamo 7 punti in più del girone d’andata e ne possiamo aggiungere altri 2 in più. Quindi motivo d’orgoglio impressionante. Due, andare a ricercare la terza vittoria consecutiva, che quest'anno non è mai successo. E anche questo è motivo di crescita perché se all'andata ci è capitato di vincere con Atalanta e Venezia e poi alla terza abbiamo sbagliato (pareggio 0 a 0 col Lecce, ndr), oggi invece abbiamo un'altra opportunità ed è un'altra motivazione grandissima. Ma ce ne sono tantissime. Aspetta, chiudere il discorso salvezza. Adesso si parla d’Europa e no perché io ho detto solo micro ciclo che vuol dire velocemente raggiungere quei punti in modo da chiudere un discorso e aprirne completamente un altro. Le motivazioni sono devastanti, io le motivazioni le vado sempre a trovare e le voglio trovare perché vivo di questo. E poi se vuoi te ne trovo anche 100, è la mia voglia. I giocatori devono essere questo, vi ho detto che fino alla fine le motivazioni saranno altre. Cosa ci dà motivazioni? Vedremo, ma vanno sempre trovate”.
Elmas è in prestito, andava valutato visto che aveva giocato solo 90 minuti in sei mesi, ma quanto sarebbe importante per costruire per il prossimo anno sapere di avere un giocatore come lui e che non è solo di passaggio?
“Lo sappiamo, ma dipenderà dalla società. Quello che adesso è il mio compito con Elmas è fargli capire che è in un ambiente unico, che qua c’è la storia e che qua può diventare protagonista. All’interno di una squadra veramente si può essere un giocatore importante. A volte è meglio fare un passo indietro per essere un giocatore importante. Questo è il mio compito: fargli capire che qua ha tutte queste possibilità, poi c'è la società e questo è l'altro aspetto determinante, ma non è il mio compito. Invece il mio compito è fargli capire che è andato al Lipsia dove pensava di fare un grande salto e a volte capita di non essere apprezzato, di fare fatica o che non è l'ambiente giusto per te. Il mio compito è convincere il giocatore che qua possiamo fare qualche cosa d’importante e poi farlo solo con giocatori qualitativi”.
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