L’infinito lavoro di Mazzarri sulla concentrazione e l’equilibrio che servono al Torino

Per l’allenatore granata viene prima la prestazione del risultato. L’arrabbiatura del mister per come i suoi giocatori sono scesi in campo nella ripresa in Ungheria ha una spiegazione.
03.08.2019 17:00 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin
Walter Mazzarri
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Walter Mazzarri
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Se qualcuno non avesse visto la partita tra Debreceni e Torino e sentito solo le dichiarazioni di Mazzarri avrebbe puto pensare che Belotti e compagni in Ungheria avessero perso e forse persino che non avessero passato il secondo turno di qualificazione all’Europa League, invece, il Torino aveva vinto ben quattro a uno e il turno lo aveva passato eccome.

Mazzarri era forse momentaneamente impazzito nel dopo partita? Assolutamente no. Ma allora perché era così poco soddisfatto della prestazione dei suoi, soprattutto nel secondo tempo? Semplice, la squadra in campo nella ripresa era entrata non concentrata, distratta dai due gol realizzati nel primo tempo che sommati ai tre senza subirne nessuno dell’andata la metteva al riparo da qualsiasi pericolo e le consegnava il pass per il turno successivo. Comprensibile quindi che i giocatori si siano rilassato un po’. E, invece, no. A Mazzarri saranno subito venuti in mente altri episodi in cui i suoi giocatori avevano finito per buttare via punti preziosi  a causa della discontinuità di rendimento nell’arco della partita. Avrà, forse, anche pensato che questo tipo di atteggiamento che sta combattendo da tempo continua a riaffiorare come un fiume carsico. Sicuramente non avrà temuto per il passaggio del turno, ma lo ha fatto arrabbiare la possibilità che anche in futuro la sua squadra potesse, in contesti ben più complicati di fronte a squadre tecnicamente ben più attrezzate, incappare in questo brutto vizio e pagarne le conseguenze a caro prezzo. Si potrebbe classificare come un’azione di prevenzione e di monito lo scontento esternato senza mezzi termini dal mister.

Stesso discorso per Zaza e Belotti che, ha ribadito Mazzarri, possono giocare insieme nel 3-5-2, ma che non devono limitarsi a verticalizzare creando un vuoto fra loro e il resto della squadra. Serve equilibrio. I reparti devono stare vicini in modo che non si sprechino energie nei recuperi, il pallino del gioco va mantenuto per non dare il là alle azioni offensive degli avversari. Temi sui quali Mazzarri insiste dal suo arrivo al Torino e che sembrano sì essere sati recepiti dai giocatori, ma che ogni tanto vengono scorsati come all’inizio della ripresa con il Debreceni. Emblematica poi la precisazione fatta dal mister e rivolta ai giornalisti in modo che la riportassero e che arrivasse ai suoi giocatori: “Vorrei far capire bene ai giornalisti che ci seguono sempre una cosa: quando un portiere con me para tanto vuole dire che la squadra non è andata bene e in questa partita Sirigu ha parato troppo, mentre all’andata non c’era stato neppure un tiro nello specchio“. Più chiaro di così Mazzarri non poteva essere,anche perché se Sirigu ha dovuto fare almeno un paio di parate importanti con il Debreceni e ha subito un gol senza averne colpa quante parate rischia di dover fare con squadre più attrezzate e, soprattutto, quante reti rischierebbe di prendere? Mica potrà sempre metterci una pezza.