La spiegazione di Mazzarri sul perché non ha ancora varato un Torino con più attaccanti

Il mister granata ha puntualizzato sui meccanismi che inducono le scelte, sulla difesa a tre o a quattro e sulle gerarchie fra i difensori. E ha parlato di Iago Falque.
19.10.2019 20:50 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin
Belotti e Mazzarri
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Belotti e Mazzarri
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Non ci sono dubbi che Mazzarri vorrebbe proporre un Torino più offensivo, quindi, con in campo contemporaneamente più attaccati, anche perché tenere in panchina Falque, Zaza o anche Verdi diventa difficile perché si finisce per svalutarli, soprattutto gli ultimi due in quanto sono stati i più costosi dell’era Cairo, circa sedici milioni Zaza e ben venticinque Verdi, ma allo stesso tempo il mister deve fare i conti con mandare in campo una squadra equilibrata e che di conseguenza riesca a far più punti possibili e alla fine della stagione raggiunga il tanto agognato posto utile per giocare in Europa League.

Le intenzioni sono chiare e lo stesso Mazzarri le ha confermate questo pomeriggio in conferenza stampa: “Parto sempre dall’ultima giornata che la chiamo “raccolta dati” perché quando si hanno tanti giocatori a disposizione, più o meno sullo stesso livello, e si devono fare delle scelte non volendo utilizzarne una volta uno e un’altra volta un altro, anche perché così facendo alla fine nessuno poi rende al massimo poiché non sente la fiducia, non ha il ritmo partita e non ha alcune partite sulle gambe per, appunto, trovare la forma migliore. Se si cambiasse tutte le volte oltretutto si farebbe una grande confusione anche perché noi sappiamo, non so se gli altri se ne sono accorti, che la forza dell’anno scorso è stata soprattutto l’organizzazione anche perché dentro l’organizzazione c’era una grandissima condizione atletica degli undici più i tre che andavano in campo. Quest’anno per forza di cose (preparazione iniziata prima per i preliminari senza più di un Nazionale, infortuni, caso Nkoulou, la tempistica dei nuovi arrivi e poi le soste del campionato per gli impegni della Nazionale, ndr) non ho mai potuto fare questo e, quindi, ho dovuto cercare di tener botta e in alcune partite siamo stati bravi e in altre un po’ meno perché fino a quando non ci sono tutti i giocatori in forma e tutti allo stesso livello non si possono provare cose differenti. Adesso durante questa sosta per la Nazionale con quelli che sono rimasti qui, che hanno migliorato la loro condizione, ho provato soluzioni differenti, ma se nel meccanismo manca il centravanti (Belotti, ndr) si fanno sì delle prove, ma non c’è quel giocatore, quindi, le prove non le si fa per intero. Detto questo, delle prove le ho fatte e ho visto che i ragazzi stanno crescendo di condizione, soprattutto gli infortunati. Pian pianino, già domani, intendo attendere domani, quando avrò parlato con Laxalt e gli ultimi arrivati per sapere come stanno, farò le mie valutazioni e i primi undici andranno in campo e per i tre cambi, probabilmente, utilizzerò i migliori a livello di condizione rispetto a quelli che avevo qualche tempo fa e poi vedremo”.             

Giocare con più attaccanti comporta anche avere una squadra che li regga senza scompensi e di conseguenza si debbono avere certezze in difesa. Certezze che non possono essere rappresentate solo da Izzo e il ritrovato Nkoulou, ma anche dal terzo elemento. E anche su questo punto Mazzarri ha puntualizzato: “Un allenatore fa considerazioni anche sull’oggettività. Faccio un esempio, una volta si giocava con la marcatura a uomo e si diceva che se gli avversari avevano una punta rapida allora se c’era si utilizzava un difensore piccolo e rapito in modo che marcasse l’attaccante con quelle caratteristiche. Ora, però, si tende a non farlo più perché il calcio è cambiato e c’è un’organizzazione un po’ diversa del gioco. Ho sei giocatori difensive e possono essere tutti dei centrali sia che si giochi a tre sia che si giochi a quattro. Ho visto squadre che con quattro che sono considerati centrali anche giocando da terzini giocano appunto a quattro perché sono tutti centrali puri. Quindi, si può giocare con tre o con quatto e tutto dipende da che cosa vuole fare l’allenatore, da quali movimenti vuole che faccia la squadra. Faccio un esempio, una difesa a quattro con i terzini che non salgono è più difensivista che una difesa a tre, soprattutto se ha due esterni alti. I numeri lasciano il tempo che trovano. Io dico che ci sono dei meccanismi, infatti, in fase difensiva ci sono degli adattamenti difensivi e per questo ho sempre diviso la fase d’attacco da quella difensiva. Se si guada bene la partita con il Napoli si nota che difendevamo a quattro e quando attaccavamo la difesa era a tre perché cercavo di avere dei vantaggi sull’avversario poiché quando attaccava conveniva avere meccanismi difensivi tali da non dargli troppo spazio visto che il Napoli è bravo nel palleggio, mentre quando eravamo noi ad avere il possesso palla uno degli esterni era già alto e l’altro si alzava subito e quello che era terzino diventava centrale di destra e questo voleva dire che il Napoli trovava più avversari a centrocampo. I meccanismi sono importanti e mi piacerebbe che questo non venisse troppo preso in considerazione così posso continuare a sorprendere di più gli avversari. Queste sono logiche che portano un allenatore a fare un certo tipo di lavoro e la cosa importante è che lo capiscano i giocatori, cosa che a volte risulta difficile. A volte in settimana si prova e alla domenica si constata che un determinato giocatore non ha capito e allora non tornano i conti”.

Così come il mister ha puntualizzato sulle gerarchie che ci sono fra i difensori: “La gerarchia è dettata dall’ultima partita giocata. L’anno scorso nel girone di ritorno da quando facemmo delle scelte sulla riduzione della rosa ho potuto mandare in campo una squadra formata da certi undici che ha dimostrato di vincere e al novanta per cento quegli undici erano riconfermati nella partita successiva. L’unica variabile importantissima era rappresentata dalla settimana, nel senso che chi aveva fatto bene nella partita precedente e si allenava bene durante la settimana rigiocava, ma se in allenamento faceva male, come dice il mio amico Ancelotti, va in tribuna la domenica. L’allenamento è fondamentale. Oppure la variabile attiene a un discorso meramente tattico: in questo caso anche se un giocatore nella partita precedente e poi in allenamento fa benissimo scelgo di far giocare un altro perché voglio ottenere cose differenti. Le gerarchie, quindi, sono dettate soprattutto da questi fattori quando ho una rosa che reputo competitiva e dove tutti o quasi sono sullo stesso piano. Come dicevo prima, è il dato del campo che conta e non le parole. I giocatori devono saper fare, mentre l’allenatore deve saper far fare e quindi deve parlare un po’ di più. I giocatori devono parlare poco e correre tanto e dimostrare tutti i giorni che possono giocare, è questo quello che compete a un giocatore”.

Nel discorso sull’impiego di una squadra con più giocatori offensivi non poteva mancare il ragionamento su Iago Falque che a causa del trauma contusivo alla caviglia sinistra nella prima partita di andata dei preliminari di Europa League con il Debreceni del venticinque luglio ha dovuto stare fuori a lungo e ha rivisto il campo solo nel finale della partita con il Napoli lo scorso sei ottobre, tredici giorni fa. “Iago era partito benissimo – ha detto Mazzarri – ed era titolarissimo perché era uno dei pochi, anzi forse il migliore, per la forma fisica di quelli che erano in ritiro. Nella gara con il Debreceni, infatti, ha giocato bene, ma, purtroppo, si è fatto male. E’ stato un grave incidente di percorso. Io per un paio di mesi chiedevo come stava Iago e mi dicevano che si stava allenando a parte. Lui ha dovuto ricominciare tutto da capo quando il mercato era già chiuso ed era già iniziato il campionato. Gli altri nel frattempo andavano e mille e lui, purtroppo, ha avuto quest’incidente grosso. Iago è un giocatore che conosco bene e che stimo tanto, ma il problema, come ho detto prima, è che tutti i giocatori per giocare titolari o per reggere i novanta minuti su certi ritmi devono stare benissimo. Iago, quindi, sarà una risorsa importante per noi. Queste due settimane di sosta a lui hanno fatto bene, l’ho visto in crescita molto importante per cui è quasi pronto per giocare anche dall’inizio, ma per il momento penso che sia meglio, dato che ci sono altri giocatori che sono più avanti nella condizione nel suo ruolo, che non parta dall’inizio. Questa è l’unica cosa che posso anticipare sulla formazione di domani visto che ho notato che c’è tanta curiosità”.

Infine la chiosa di Mazzarri sull’utilizzo di un numero maggiore di attaccanti: “Bisogna vedere se eventualmente giocasse Falque se si può adottare, nell’economia attiva e passiva della squadra, un sistema di gioco più offensivo perché deve stare benissimo lui e devono stare benissimo tutti gli altri attaccanti perché alla fine conta vincere e fare risultati positivi e non prendere imbarcate come, ad esempio, con il Lecce perché con il Parma fino a quando siamo stati in undici (prima dell’espulsione di Bremer, ndr) la prestazione della squadra non era stata così malvagia”.