La misura è colma: non se ne può più di questo Torino

Otto sconfitte in diciassette partite e prestazioni mediocri pongono tutti sul banco degli imputati.
22.12.2019 08:30 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin
Mazzarri e Cairo
TUTTOmercatoWEB.com
Mazzarri e Cairo

Gli errori si sommano agli errori e così anche ieri sera è andata in scena l’ennesima partitaccia del Torino che sulla scia della rimonta del Verona sei giorni dopo ha concesso il bis anche con la Spal. Così per la terza volta in questo campionato è riuscito a perdere con l’ultima in classifica, lo aveva già fatto con Lecce e Sampdoria. In diciassette giornate le sconfitte sono arrivate a otto equamente divise fra casa (Lecce, Juventus, Inter e Spal) e trasferta (Sampdoria, Parma, Udinese e Lazio). Solo una non meritata quella nel derby, per le altre i meriti vanno agli avversari e i demeriti al Torino. Senza dimenticare che anche i pareggi con Napoli, Cagliari e Verona potevano, con un po’ più d’impegno e qualche errore in meno, terminare con un risultato migliore.

Colpevoli tutti, i giocatori in campo, Mazzarri nelle scelte e Cairo per la gestione del mercato. Sinceramente non si possono dimenticare tre frasi pronunciate dal presidente quest’estate: "Rinforzare la squadra è difficile" e "Neanche la Juve e l'Inter hanno la nostra difesa" il 10 agosto e poi "Adesso con Verdi questo Toro è da Champions" il 2 settembre. Mazzarri ovviamente fa con i giocatori che ha a disposizione, ma, ad esempio, dopo l’erroraccio che Aina aveva commesso con il Verona lasciando campo libero a Stepinski di segnare il terzo gol è stato mandato nuovamente in campo e ha così concesso anche a Strefezza di agire indisturbato e di dare il là alla rimonta. Verdi continua a non ingranare e viene regolarmente riproposto, seppur sia da un lato comprensibile che solo giocando può migliorare e tornare ad essere il giocatore che si era visto a Bologna prima dell’anno trascorso più che altro in panchina nel Napoli, dall’altro lato avere in campo un elemento non al meglio penalizza la squadra o comunque non sposta gli equilibri. Si ben chiaro non è Verdi il male del Torino. Troppo spesso la prestazione della squadra è balbettante, i reparti sono scollegati, Belotti è isolato e finisce per predicare nel deserto e questo fa sì che il gioco sia inconcludente e il risultato è: subire gol evitabili e non riuscire a segnare abbastanza. Persino in occasione di alcune vittorie la prestazione  della squadra è stata altalenante nell’arco della gara. Anche i giocatori ci mettono del loro, ovviamente. In campo non si aiutano abbastanza l’uno con l’altro in fase difensiva, permettono agli avversari di agire indisturbati, sbagliano passaggi elementari, non si supportano a sufficienza in fase offensiva. Per non parlare di quando dissipano ciò che di buono fanno o si svegliano troppo tardi per rimediare agli errori commessi.

La difesa è un colabrodo, 26 i gol subiti, e l’attacco è poco prolifico, 22 quelli fatti. Questo in relazione al fatto che l’obiettivo stagionale fissato era di fare meglio del settimo posto dello scorso anno. La classifica alla fine rispecchia il valore della rosa che è da metà graduatoria e non oltre perché sono troppi i giocatori sopravvalutati. Nessuno nega quanto questo gruppo ha fatto nel girone di ritorno dello scorso campionato, ma per quanto si è visto in questo è stato un exploit non una raggiunta crescita. E adesso qualcuno ha intenzione di correre ai ripari o si lascerà andare la stagione al suo destino di mediocrità? Così dal prossimo campionato si ricomincia un progetto per poi lasciarlo incompiuto. In questo scenario la contestazione, purché si mantenga al di fuori di qualsiasi atto di violenza anche minimo, è la conseguenza inevitabile.