La miseria dei gol degli attaccanti del Torino: poco più di mezzo a partita

Sette reti in dodici giornate sono un bottino scarso per un reparto che annovera giocatori del calibro di Belotti, Falque e Zaza e per una squadra che ha velleità di classifica.
20.11.2018 12:33 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin
Belotti e Falque
TUTTOmercatoWEB.com
Belotti e Falque
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Mazzarri ha un suo credo, com’è giusto che sia, dal quale non vuole prescindere: nel calcio moderno tutti devono contribuire a ogni fase del gioco e correre di continuo. Per questo il mister chiede sacrifici in fase di copertura agli attaccanti che, però, così tendono un po’ a sfiancarsi e finiscono per essere meno lucidi sotto porta, cosa che si sta verificando un po’ troppo dall’avvio del campionato. Infatti, gli attaccanti granata hanno realizzato il 41,176 per cento dei gol segnati, sette su diciassette. Troppo poco, a prescindere da obiettivi dichiarati o no e dalla posizione in classifica. Quando si ha un parco attaccanti composto da Belotti, Falque, Zaza, Edera e Damascan sette reti all’attivo da parte di questo reparto è un numero troppo basso in dodici gare perché equivale a poco più di mezzo gol a partita (0,583). Quattro li ha realizzati Belotti, due Falque e uno Zaza, mentre sono a quota zero Edera e Damascan, ma il primo è stato mandato in campo solo 70 minuti e il secondo zero.

Se non fosse per i gol segnati da centrocampisti, tre Baselli, due Meïté e uno a testa Rincon e Berenguer, e difensori, uno N’Koulou e un altro Izzo,  e l’autogol di Lafont della Fiorentina che rendono meno evidente il problema il Torino si troverebbe in una situazione molto più preoccupante a causa del numero esiguo dei gol degli attaccanti. Se da una parte i gol dei non attaccanti sono un valore aggiunto dall’altra, quando sopperiscono a mancanze del reparto offensivo, diventano un salvagente che permette di galleggiare, ma non di raggiungere obiettivi più importanti.

Per cercare di capire, quindi, inevitabilmente nasce la domanda: il gioco mette gli attaccanti nella condizione di rendere al meglio? Difficile dare una risposta perché in tante occasioni gli attaccanti granata, anche se si sono trovati in una buona condizione per posizione e senza grande intralcio da parte degli avversari, o hanno tirato fuori dallo specchio della porta oppure troppo sul portiere favorendone la parata. Al contempo, però, è doveroso chiedersi perché gli attaccanti del Torino non sempre hanno una buona mira? Le possibili risposte a questa seconda domanda sono due: o sono scarsi, ma in passato hanno dimostrato di saper segnare di più, oppure sono sfiancati dal dover contribuire a ogni fase del gioco e correre di continuo. Solo se Mazzarri proverà a variare almeno un po’ il gioco, non c’è bisogno di stravolgerlo o di mutarne gli equilibri, si potrà capire quale delle due è la risposta esatta. Spesso, per non dire quasi sempre, la verità sta nel mezzo e, quindi, forse sgravare un po’ gli attaccanti da compiti d’interdizione e farli correre un pochino di meno tenendoli di più dalle parti dell’area avversaria potrebbe giovare loro e di conseguenza se ne avvantaggerebbe la squadra e non guasterebbe sicuramente in ottica lotta per l’Europa League