Junior: “Il Toro punti sul vivaio, cresca i giovani e non li venda e vincerà”

Leo Junior ospite del Museo del Toro in conferenza stampa ha parlato del calcio italiano e brasiliano e ovviamente del Torino. L’ex giocatore granata ora è commentatore sportivo della tv Globo.
13.05.2015 19:55 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin per TorinoGranata.it
Junior: “Il Toro punti sul vivaio, cresca i giovani e non li venda e vincerà”
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Questa mattina presso il Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata Leo Junior ha tenuto una conferenza stampa in occasione del suo ritorno in Italia per una mostra su di lui che verrà inaugurata sabato 16 maggio alle ore 10,30 al Museo del Toro, mostra che sarà visibile fino al 13 luglio. Junior è stato uno degli stranieri che i tifosi del Toro hanno amato di più e che ricordano con grandissimo affetto ripagato dal campione brasiliano che ha sempre nel cuore il granata, anche se ha indossato la maglia del Torino per tre sole stagioni dal 1984 al 1987. In perfetto italiano Junior ha parlato a lungo dopo che Domenico Beccaria, presidente del Museo, ha spiegato perché l’Associazione Memoria Storica Granata ha deciso di allestire una mostra dedicandola al giocatore brasiliano.

 

 “Signore e signori grazie a tutti per essere qui al Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata – così ha iniziato la conferenza stampa Domenico Beccaria – questo è un momento molto importante della nostra storia. La nostra Associazione è nata all’indomani della chiusura dello stadio Filadelfia, quindi nel 1994, e un po’ alla volta abbiamo fatto dei passi importanti. Il primo passo importante è stato la realizzazione di mostre tematiche in collaborazione con il Torino per raccontare la storia del Grande Torino. Poi nel 2002 abbiamo aperto il Museo a Superga ed è stato il concretizzarsi in un luogo ben preciso di tutte queste mostre che in precedenza erano itineranti. Sei anni dopo, nel 2008, abbiamo aperto il Museo qui a Villa Claretta Assandri a Grugliasco e di conseguenza abbiamo potuto modificare la ragione sociale da “Museo del Grande Torino” aggiungendo “e della Leggenda Granata”, quindi siamo usciti dal decennio ’39-’49 per entrare a pieno titolo in tutta la storia del Toro, dal 1906 fino ad oggi. A seguito del cambio di sede abbiamo iniziato a fare sempre qualche cosa di più e adesso stiamo studiando per diventare grandi in tutti i sensi e il prossimo passo che ci attende è quello del trasferimento al Filadelfia, speriamo che avvenga quanto prima. Quando il Filadelfia sarà ricostruito ci sarà un’area culturale dove il Museo potrà trasferirsi e il modo migliore per diventare grandi e per studiare per riuscirci è quello di ospitare un “grande”. E chi c’è più grande di Leo Junior che arriva dal Brasile apposta per noi? E’ da settembre dello scorso anno che siamo in contatto per organizzare questo evento, è stato un bel batti e ribatti perché Junior ha molti impegni poiché è commentatore sportivo per la televisione “Globo” e di conseguenza doveva conciliare la sua venuta in Italia con il suo lavoro. Siamo riusciti a far quadrare gli impegni di Junior con il calendario culturale del Museo ed eccolo qui: Leo Junior”. Beccaria ha poi proseguito elencando gli eventi ai quali parteciperà l’ex calciatore granata accompagnato dalla moglie Eloisa (l’elenco completo al termine del resoconto dettagliato di tutto ciò che ha detto Leo Junior).

Il commento di Junior al calendario degli impegni: “Solo?”

La risposta di Beccaria: “Se ti fermi qui un mese riusciamo a riempirti tutte le sere”.

La battuta di Junior: “ E io che pensavo di essere venuto qui in vacanza a riposare! Fra cene di qua e di là …”.

Beccaria: “Gli ho però detto che per pranzo e cena gli avremmo solo dato una fettina di pollo arrosto e un’insalatina così se domenica c’è bisogno in campo di lui è ancora in perfetta forma”

Junior: “Ma come posso stare un piedi solo con una fettina di pollo e un’insalata? Che un bicchiere di buon Barolo ci sia. Purtroppo a causa del ginocchio non posso più giocare”. (Grandi risate di tutti i presenti, ndr)

Di seguito ha preso la parola Leo Junior:“Prima di tutto vorrei ringraziare non solo Domenico Beccaria, ma tutti quelli che hanno partecipato per darmi la possibilità di ritornare e io ci torno sempre volentieri a Torino, tutti sanno che per me le ragioni non mancano e soprattutto avevo già la curiosità di conoscere e vedere il Museo, che con calma visiterò. Non è solo il fatto di aver fatto parte della storia della società del Torino, ma di aver vissuto qui tre anni bellissimi della mia vita da calciatore professionista, a casa ho un ricordo importantissimo mia figlia Giuliana che è nata in questa città all’ospedale Sant’Anna, io e mia moglie non potremmo mai dimenticare la nostra avventura italiana che è iniziata qui. Questa è una grande possibilità anche per rivedere gli amici e poi tutte le volte che torno in Italia vado alla stadio e vinciamo sempre, Era successo con il Modena e speriamo si ripeta domenica con il Chievo”.

 

Interviene Beccaria: “Allora ti facciamo l’abbonamento la prossima stagione”.

 

Junior: (ride, ndr) “E’ sempre una soddisfazione essere qui e grazie per l’opportunità che mi date di ricevere ancora l’affetto che già mi era stato dato nei tre anni bellissimi in cui abbiamo vissuto qui e che rimarranno sempre nel cuore della mia famiglia”.

 

La conferenza è continuata con le domande dei giornalisti presenti a Junior.

Che cosa pensa sia rimasto oggi del Torino nel quale giocava lei o che cosa manca rispetto ad allora?

“L’unica cosa che vedo e so con certezza che non manca è l’amore dei tifosi nei riguardi della squadra, al di là che la squadra sia forte o debole i tifosi hanno sempre lo stesso attaccamento a questa maglia e a questa squadra che seguono con impegno. Sono passati trent’anni, il Toro quando c’ero io era una società che era d’esempio per le altre per il settore giovanile. Ho vissuto con Comi, Corradini, Francini, Cravero, Lentini e compagnia che hanno sempre dato tutto nel settore giovanile e soprattutto nella prima squadra. Vedo che oggi non c’è più, come posso dire, impegno non solo del Torino, ma di quasi tutte le società a proteggere il settore giovanile. In un periodo di crisi dove gli investimenti sono pochi sarebbe interessante investire nel settore giovanile. Se si hanno trenta ragazzi e due arrivano in prima squadra sicuramente il lavoro è stato fatto bene. Ma questa è una cosa che non esiste più. Quest’anno ho seguito un po’ di più la squadra perché in Brasile fanno vedere spesso l’Europa League, e almeno per quello che si vede in televisione, i giocatori che sono arrivati al Torino hanno i valori che c’erano una volta, l’attaccamento, la voglia, l’impegno di dare sempre il centodieci per cento. Giocano con intensità e questa è una cosa che ho notato subito in televisione, non pensano due volte quando devono fare le cose, si sacrificano e tutto ciò è una cosa abbastanza interessante e che era da un po’ di tempo che non vedevo in una squadra con la maglia granata”.

 

Che cosa pensa dei brasiliani che giocano nel Torino?

“Peres ha già conquistato tutti con il gol nel derby, un gol che mi sarebbe piaciuto fare perché ha realizzato una rete da chi sicuramente sarà ricordato per sempre. Bruno era una grossa promessa del Santos e mi sembra che con la stagione che ha disputato nel Torino il mercato è aperto per lui. Amauri l’ho visto poco, è strano, non ha avuto molte possibilità con l’arrivo di Maxi Lopez e Quagliarella, è un giocatore che aveva già fatto tante cose prima, magari con la sua esperienza avrebbe potuto dare qualche cosa di più. L’altro ragazzo l’uruguaiano, Gaston Silva, non lo conosco tanto, è uno di quelli sconosciuti che vengono in giovane età e poi esplodono, in Brasile non lo conosciamo, quindi non posso dare un giudizio su di lui”.

 

Perché in tutti questi anni nessun dirigente del Torino l’ha chiamata per allenare la squadra oppure per chiederle di essere osservatore e segnalatore di talenti?

“Forse hanno avuto paura di me perché sono tutto d’un pezzo e molti invece pensavano il contrario. Per fare l’allenatore avrei voluto volerlo e non ho mai pensato di allenare. Nella vita dopo aver chiuso con il calcio giocato volevo essere dirigente e alla fine del 2004 sono riuscito per un anno ad esserlo nel Flamengo. In qualità di consulente in diversi momenti sono stato contattato, ma per fare bene il consulente bisogna avere a disposizione delle persone che hanno la possibilità di visionare i giocatori non solo a Rio o a San Paolo, ma in tutto il paese in modo da creare una rete di agenti e fare un lavoro giusto. Io qualche calciatore al Torino l’avevo segnalato, ma nessuno mi ha dato retta, avevo fatto i nomi di Gilberto Silva e Kakà, erano ragazzi di diciotto anni, ma mi hanno detto “Kakà? Non va bene” e poi è stato il calciatore che tutti abbiamo visto. Hanno preso altri che purtroppo non hanno fatto tanto. Anche per le segnalazioni ci sono sempre stati discorsi, mai nulla di concreto con proposte messe sul tavolo, mai. Comunque se io ho la possibilità di dare al Torino un consiglio lo faccio, se dico che un calciatore va bene per il Toro subito Tuttosport ne fa un titolo a caratteri cubitali in prima pagina e non deve essere così”.

 

Adesso in Brasile ci sono altri Kakà o Gilberto Silva da proporre al Torino?

“Ce ne sono meno di una volta, ma due o tre sì. Sono ragazzi che stanno disputando il campionato brasiliano che è appena iniziato domenica, c’è un tale Lucas Lima, ma è già seguito dal Real Madrid, ha diciotto anni e gioca nel Santos, c’è anche un suo compagno di squadra della stessa età Guevãnio e Eduardo Sasha dell’Inter di Porto Alegre. Sono promesse, hanno diciotto anni e possono diventare, ma non si ha la certezza che questi diventino dei grandi calciatori. Ormai chi ha sedici anni gioca già in prima squadra, però molti si perdono per strada e non riescono a restarci nel tempo, magari giocano un anno e poi spariscono. Lima, Guevãnio e Sasha sono calciatori già conosciuti perché sono stati convocati in Under 18 e 20, fanno parte della Nazionale Olimpica brasiliana”.

 

A quale età si può scoprire un giocatore brasiliano?

“Sedici anni, ma anche tredici o quattordici, però sono troppo giovani. Uno come Neymar, ad esempio, il padre a dodici anni aveva fatto tutti i filmati delle sue patite e si vedeva che il ragazzino era un fuoriclasse già da piccolino, infatti, metteva in difficoltà i più grandi e adesso, dopo due anni in Europa, si vede che è uno che farà una grandissima carriera. Ormai sono pochi i giocatori di livello, non se ne trovano più tanti come una volta. Dico che la fame dei giocatori brasiliani è un po’ in crisi, come altrove e purtroppo il Brasile non è più un mercato così appetibile, anche per la crescita del Paese. Già tre anni fa molti calciatori non volevano più andare via poiché avevano possibilità in patria e l’economia andava benissimo e guadagnavano molto, preferivano stare con la famiglia, giocare in un club brasiliano e fare un po’ di carriera a casa. Ai ragazzi brasiliani quando vedono la maglia del Milan, dell’Inter, del Real Madrid, del Barcellona o del Psg brillano gli occhi perché pensano ai loro idoli che giocano in queste squadre”.

 

Si è mai chiesto perché i tifosi del Toro considerano idoli Pulici e Junior? Che cosa ha fatto per diventare un loro idolo?

“Ho fatto solo il mio dovere. Penso di aver fatto quello che si aspettavano da me. Poco fa guardavo appesa qui al Museo la pagina di Tuttosport del giugno 1984 e c’è una mia frase “sono venuto per portare la squadra a traguardi importanti” e devo dire che è stata una frase un po’ così, non pensavo di riuscire a dare un apporto come speravo di poter dare e alla fine in quei tre anni abbiamo raggiunto traguardi che non erano nei programmi della società. Meno male che ci siamo riusciti, arrivare secondi in un campionato come quello 1984-1985 non era un pronostico facile con tutte le squadre forti che c’erano in quell’anno, purtroppo per noi abbiamo trovato un Verona più efficiente, ma quel campionato è stato positivo. In questi ultimi anni c’è la carenza di una squadra che abbia fatto tanto quanto facemmo noi in quei tre anni per questo i tifosi rimangono sempre con il ricordo dei filmati delle nostre partite e sognano. Si ricordano degli allenamenti al Filadelfia, delle partite al Comunale e quello che facevano i giocatori e che adesso non fanno più”.

 

Che effetto le fa essere il protagonista di una mostra organizzata dai tifosi visto che il Museo è solo ed esclusivamente gestito dai volontari e non ha alle spalle la società?

“E’ per questo che non ho fatto nessun sacrificio a venire. Proprio nessuno. Neanche il Falmengo dove ho giocato per diciotto anni non mi ha mai dedicato una mostra, nel Museo hanno una mia maglia e delle scarpe e basta. La mostra organizzata dal Museo del Toro è stata la molla che ha indotto i miei capi a lasciarmi libero e fari venire a Torino, gli ho detto che non potevano non darmi il permesso e allora me l’hanno concesso. E’ sempre una dimostrazione di affetto ed è una cosa …. Anche perché nel Torino non ho giocato per quindici anni come è accaduto ad altri, sono stato qui solo tre anni, ma sono stati anni intensi, con risultati e valori che certamente le persone hanno apprezzato. Io non ero più un ragazzo avevo ventinove anni e una carriera nel calcio e qui ho trovato un ambiente giusto con compagni giusti per fare ciò che volevo e pensavo di fare. Alla fine la cosa forse è andata anche al di là di ciò che la gente si aspettava. Mi ricordo che nella prima conferenza stampa al Torino c’era un giornalista che si chiedeva che cosa fosse venuto a fare a Torino un calciatore di trent’anni e c’era anche Darwin Pastorin che mi faceva da interprete e mi aiutava a capire bene le domande e gli ho detto di dire a quel giornalista che “fra quattro mesi mi rifarà la stessa domanda” e, infatti, dopo quattro mesi mi rifece la stessa domanda e noi eravamo secondi in classifica (ride, ndr)”.

 

Junior lei parla benissimo l’italiano e non sbaglia neppure i congiuntivi, si tiene in esercizio,vero?

“Ho studiato un po’ l’italiano. In Brasile forse c’è la colonia più grande di italiani e riceviamo i programmi della Rai e ogni tanto vedo qualche partita, poi ci sono gli amici con i quali mi sento al telefono e adesso riesco anche a scrivere, cosa abbastanza difficile a causa della grammatica e delle doppie consonanti, ogni tanto me ne scappa una (ride, ndr). L’importante e farsi capire”.

 

E con il piemontese come va?

“Schersuma nèn (non scherziamo). Anduma bin (andiamo bene). Va bin parei (va bene così)” (risate generali, ndr).

 

Come ha vissuto il Mondiale in Brasile?

“Con un po’ di delusione per la Selecao, ma l’evento è stato eccezionale in tutti i sensi. Ho fatto sedici viaggi in sedici giorni, il Brasile è come un continente, una partita era a Cuiabà e un’altra a Curitiba che sono a tre ore e mezza di distanza in aereo e mai una volta ho avuto problemi con gli aeroporti o con altre cose. L’unico problema è stata la squadra. Non pensavamo che l’organizzazione potesse essere così efficiente per una serie di motivi legati ai ritardi, ma gli stadi hanno funzionato alla grande. Adesso però c’è il problema di come riutilizzare gli stadi costruiti per il Mondiale, a Cuiabà non c’è una squadra di serie A e quindi altre squadre cercano di disputare qualche partita del campionato lì per utilizzare l’impianto e mantenere lo stadio attivo. La Nazionale purtroppo … e non è stato solo per la sconfitta sette a uno con la Germania, in nessun momento la squadra aveva giocato il calcio che si era visto nella Confederation Cup, che aveva un po’ illuso tutti”.

 

Forse è stato un Brasile troppo europeo?

“No, queste sono scuse. L’allenatore forse non ha trovato il modo giusto per far giocare la squadra, ha voluto giocare in una maniera che in quel momento non andava bene, ma si parla sempre dopo i risultati. Prima del Mondiale anche noi pensavamo che con il materiale umano che aveva per le mani Scolari si potesse ripetere quello che si era visto nella Confederation Cup, purtroppo non è stato così. Molti calciatori hanno giocato sotto le loro possibilità e poi con l’infortunio di Neymar è andato tutto malissimo. Neymar era l’uomo che poteva fare la differenza e stava facendo la differenza, così come Thiago Silva. Comunque bisogna prenderla come un’esperienza e certe cose fatte non saranno più ripetute”.

 

Il Torino oggi può tornare ad ottenere risultati almeno simili al suo?

“Mi auguro. Prima di tutto bisogna ritrovare quella mentalità che c’era negli anni ottanta in modo che la fabbrica possa produrre calciatori che arrivino alla prima squadra, non produrre calciatori per venderli. Non so se gli attuali progetti siano tali perché non li conosco bene, però le società brasiliane stanno andando in questa direzione. Ad esempio il Falmengo, che conosco bene, tre anni fa è arrivata una nuova dirigenza che ha cambiato la mentalità: stanno rifacendo tutta la società, pagano i debiti, devono ancora soffrire quest’anno, però il prossimo quando con i debiti saranno andati in pari allora potranno investire. Il Falmengo aveva uno slogan “i fuoriclasse facciamoli in casa” e questa mentalità si era un po’ persa, ma adesso sta tornando, come era avvenuto con me, Leandro, Zico e altri che erano usciti dal vivaio. Fino a poco tempo fa i dirigenti arrivavano, compravano e poi vendevano, mentre ora hanno ripreso un po’ a investire nel settore giovanile. Ma chi ha già questa mentalità e ha già fatto scelte di questo tipo le ripropone, è una via d’uscita in questi momenti difficili per tutti”.

 

Il Santos sta già sfornando talenti, ma è in crisi.

“Però questi talenti ci sono, Robinho ha vinto il campionato brasiliano quando aveva diciotto anni, Neymar con lui la Libertadores e questi sono i trofei più prestigiosi. Il Santos ha un modo di lavorare, sicuramente ha le persone giuste che riescono a scovare questi ragazzi, infatti, negli ultimi anni ha sempre tirato fuori dei talenti e non sempre si trovano i Robinho e i Neymar, ma ci sono anche tutti gli altri che non sono fuoriclasse però sono come Diego buoni calciatori”.

 

Interviene Beccaria

“Forse s’innesca un volano positivo, una volta il Torino andava a cercare i giocatori, ma erano anche i giocatori stessi che si proponevano perché sapevano che giocare nelle giovanili del Torino era una garanzia per la loro carriera futura, forse al Flamengo accadrà lo stesso”.

 

Riprende Junior

“E’ la stessa cosa. Hanno fatto un’inchiesta e i tifosi del Flamengo sono più di 40 milioni, però molti ragazzi non volevano giocarci perché la società era fuori dalla strada giusta, ma adesso l’hao ripresa e non solo per il settore giovanile anche per la prima squadra. Oggi i giocatori hanno voglia di giocare nel Flamengo perché gli stipendi sono pagati puntualmente e per la società è un guadagno avere la fiducia dei giocatori e dei tifosi. Il Flamengo ha appena preso un premio come società meglio gestita, cosa impensabile tre anni fa, stanno facendo le cose giuste per arrivare a dei traguardi”.

 

Altro intervento di Beccaria

“La ricetta è: sanare il bilancio, pagare gli stipendi con puntualità e investire nel vivaio e al Toro manca quest’ultima cosa”.

 

Gli fa eco Junior

“Certo, così la maglia ha maggior valore e, infatti, il Falmengo guadagna di più anche dagli sponsor e dagli investitori, ad esempio, l’Adidas gli ha fatto un contratto perché ne ha un ritorno e se si hanno 40 milioni di tifosi e dieci di loro comprano la maglia ufficiale c’è un bel guadagno assicurato”.

 

Vedrà, magari in segreto, qualche suo ex compagno del Torino?

“Quelli che abitano qui a Torino, Ezio Rossi e Zaccarelli cercherò di vederli, il telefono ha già suonato per questo. Tutte le volte che torno ci vediamo sempre”.

 

A tal proposito Beccaria, sorridendo sornionamente, fa intendere che c’è l’opportunità: “Noi stiamo cercando e non dico di più, ma in questi giorni qualche sorpresina a Leo la faremo. Qualche ex compagno l’abbiamo sentito e avremo il piacere …”.

 

Junior

“Sarò soddisfatto”.

 

Domani quando andrà in visita alla squadra alla Sisport chi spiegherà agli attuali giocatori chi è lei?

“Giacomo Ferri, sicuramente Giacomino glielo ha già detto e anche i brasiliani faranno la loro parte”.

 

Ma gli attuali brasiliani del Torino la conoscono?

“Ci mancherebbe (ride, ndr). Almeno qualche libro l’avranno letto o YouTube l’avranno visto”.

 

Che cosa dirà domani ai giocatori del Torino? Spiegherà loro qualche cosa?

“Non posso dirgli niente, per dire certe cose bisogna vivere l’ambiente e da fuori non è giusto farlo. Mi è dispiaciuto nella partita d’andata con lo Zenit l’espulsione di Benassi, in quell’occasione si poteva ottenere qualche cosa in più, ma sono cose che succedono”.

 

Lei si allenava al Filadelfia, quel campo che cosa le ha lasciato?

“Il Filadelfia è l’anima del Torino, lì c’è tutta la Storia dal Torino del 49’ fino al nostro. Lì si aveva il contatto da vicino con la gente, qualcuno ti dava delle dritte “fai così, fai cosà”, era normale, e qualcuno ti criticava quando le cose non andavano bene”.     

 

L’ultima domanda della conferenza stampa è stata rivolta a Beccaria.

Perché una mostra su Junior?

“Noi tutti gli anni facciamo una serie di mostre perché riteniamo che un museo che non allestisce mostre è un museo morto e invece i musei devono arricchirsi e vivere quotidianamente e il modo migliore per farli vivere sono le mostre tematiche di durata limitata nel tempo. Ovviamente le mostre non vengono dedicate a illustri sconosciuti, ma a personaggi che hanno scritto le pagine più belle della Storia del club e Leo è uno di questi. Sfortunatamente per noi e fortunatamente per lui vive in un posto bellissimo, ma dall’altra parte del mondo e quindi non è stato facile concretizzare l’evento e abbiamo dovuto lavorarci un po’. Quando finalmente siamo riusciti a organizzare la mostra abbiamo avuto il piacere di portare Junior da noi. La mostra è composta soprattutto di fotografie e altre immagini e abbiamo il piacere di avere una sua maglia e Junior è stato così gentile che per il primo week end di esposizione ci ha portato una sua maglia del Flamengo, quella della Nazionale e soprattutto la maglia che ha indossato nel secondo tempo di quel derby, che noi del Toro dimenticheremo mai, quando al novantesimo recapitò a Serena il pallone e Aldo di testa segnò il gol del due a uno che decretò la vittoria granata. Tuttosport in quell’occasione titolò “E’ Toro all’ultimo assalto”, me lo ricordo perfettamente perché un titolo così non me lo scordo più. Effettivamente fu un derby indimenticabile. Quando lunedì Junior ripartirà per il Brasile porterà via le maglie che ha portato perché così non si corrono rischi che si perdano, con le spedizioni intercontinentali non si sa mai, meglio non rischiare. Mettendo quindi insieme questi bei ricordi, ma soprattutto la presenza di Junior e non solo, non dico altro sarà una sorpresa all’inaugurazione della mostra, abbiamo allestito questo evento molto particolare. Questa è la prima mostra che noi dedichiamo a un campione non italiano perché invitare, ad esempio, Pulici che abita a duecento chilometri è facile si fa una telefonata ci si mette d’accordo sulla data e la cosa è fatta, ma Junior sta dall’altra parte del mondo e questo presuppone un’organizzazione e logistica differente dalle precedenti e noi non eravamo ancora sufficientemente maturi come Museo per un tale evento. Il nostro è il primo Museo di calcio in Italia dedicato ad un’unica squadra, prima di noi c’era solo quello di Milan e Inter, ma era congiunto e dedicato ad entrambe le squadre e per di più siamo l’unico museo dedicato a una squadra di calcio che è gestito esclusivamente grazie all’impegno dei volontari. Siamo tutti volonterosi dilettanti che ci mettono tanto cuore e passione e anche qualche soldino per quello che possiamo in quanto nessuno di noi è ricco però facciamo di tutto per onorare al meglio la storia del Toro. A noi piace dire che siamo dei rilegatori, loro i giocatori hanno scritto delle pagine di Storia anche bellissime e noi cerchiamo di metterle insieme e fare un’opera il più possibile gradevole e fruibile a tutti. Questa mostra è l’esempio più eclatante del nostro impegno, abbiamo creato in questi anni i presupposti, siamo cresciuti dal punto di vista della credibilità, da quello economico e di maturazione nostra e dei nostri soci e siamo riusciti finalmente a proporre questa mostra con un calciatore non italiano. Ci è sembrato giusto dedicarla a Leo che fra i non italiani è il giocatore più rappresentativo. Mi auguro che sia d’esempio per i dirigenti del Museo del Falmengo così anche loro gli dedicheranno una mostra”.

 

Junior interrompe Beccaria e dice: “Io mi auto-invito fin da adesso per l’inaugurazione del Museo quando si trasferirà al Filadelfia, io ci sarò”.

 

Ben felice Beccaria gli risponde: “Bene, ti teniamo un posto per l’inaugurazione al Filadelfia”.                                           

Il calendario degli impegni di Leo Junior:

Mercoledì 13 maggio ore 13.00: ospite d’onore del Consiglio d’Amministrazione della Fondazione Filadelfia
Visita al quotidiano “La Stampa”
Visita al quotidiano “Tuttosport”
ore 18.00: presso il Granata Store di piazza Castello (per informazioni: tel. 011-542348, Internet:http://shop.granatastore.it/contatti)
ore 20.00: cena a Druento con i tifosi granata della provincia di Torino (per informazioni: Andrea Carbonara, tel. 011-9942692, mail: andreacarbonara77@gmail.com)
Giovedì 14 maggio ore 11 incontrerà privatamente la squadra del Torino Fc alla Sisport
ore 20.00: cena a Savigliano con i tifosi granata della provincia di Cuneo (per informazioni: Ristorante Gran Baita, tel. 0172-712060, mail: ristorante@granbaitahotel.it)
Venerdì 15 maggio ore 20.00: cena a Castagnole Monferrato con i tifosi granata delle province di Asti ed Alessandria, presso il Toro Club “Leo Junior” Castagnole Monferrato (per informazioni: Maria Rosa Mascheroni, tel. 333-9859488, mail: toroclubleojunior@gmail.com)
Sabato 16 maggio ore 10.30: inaugurazione della mostra a lui dedicata presso il Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata (per informazioni: tel. 333-9859488, mail: info@museodeltoro.it)
Domenica 17 maggio ore 15 ospite allo stadio Olimpico del Torino Fc in occasione della partita con il Chievo
ore 20.00: cena a Torino con il club Picciotti Granata al Ristorante Pizzeria A Vucciria (per informazioni: Renzo Zambito, tel. 335-6511204, mail: Ipicciottideltoro@gmail.com)