Il trio Cairo-Petrachi-Ventura ora sveli il progetto per il Toro

Raggiunta la salvezza con largo anticipo si può pensare al futuro. Il Torino è a un bivio: restare dov’è arrivato o tentare l’allungo verso traguardi un po’ più ambiziosi.
01.04.2014 12:43 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin per TorinoGranata.it
Il trio Cairo-Petrachi-Ventura ora sveli il progetto per il Toro
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© foto di Andrea Ninni/Image Sport

L’annuncio del presidente Urbano Cairo del rinnovo del contratto per due anni al direttore sportivo Gianluca Petrachi e all’allenatore Giampiero Ventura implica che c’è sintonia d’intenti fra i tre e che esiste un progetto che va sviluppato. Ma qual è il progetto? Finora si è sempre e solo parlato genericamente di porre le basi, di crescita, di esportare un calcio propositivo, di rendere il Torino squadra appetibile per giocatori di un certo livello, di fare meglio della stagione precedente, però obiettivi precisi per il futuro non sono stati menzionati. L’Europa League è più un desiderio dei tifosi che non un traguardo al quale la società punta, o almeno fino ad oggi esplicitamente non è stato indicato.

 

Che si deve procedere per gradi, facendo un passo alla volta senza creare illusioni è più che giusto ed onesto, guai fosse diversamente, però sarebbe anche ora di esternare dove si può e si vorrebbe arrivare. Avere delle ambizioni sensate e lavorare per trasformarle in realtà non è un peccato, anzi, continuare a rimanere nel vago rischia alla lunga di essere interpretato come o una mancanza di vera progettualità o un modo preventivo di evitare di essere criticati se non si raggiunge l’obiettivo prefissato. Atteggiamenti entrambi poco edificanti e che non porteranno mai alla crescita dell’ambiente tanto invocata e auspicata da mister Ventura.

 

Il Torino negli ultimi tre anni, targati proprio Cairo-Petrachi-Ventura, è ritornato in serie A e ha consolidato la sua posizione nella massima divisione puntando su un mix di giocatori con un po’ d’esperienza, per intendersi ad esempio Moretti e Bovo, su altri da rilanciare, leggasi Cerci e Immobile, su giovani non provenienti dal vivaio da far crescere, come D’Ambrosio, Darmian e Maksimovic, su calciatori che messi nella giusta condizione riescono a dare il loro apporto, per citare due nomi Glik e Padelli, e su gregari con tanta buona volontà capaci di profondere impegno, ma senza essere sorretti da un granché di qualità. Un gruppo così formato ha centrato sempre l’obiettivo poiché il traguardo era di livello se non proprio minimo sicuramente non oltre il medio.

 

Ora si è giunti a un bivio: restare nel limbo del senza infamia e senza lode oppure provare a fare il salto di qualità puntando a traguardi un pochino più ambiziosi. Il primo potrebbe essere disputare il prossimo campionato in modo da piazzarsi non sotto il decimo posto e magari anche verso l’ottavo o il settimo e contemporaneamente provare a raggiungere i quarti di finale della Coppa Italia, iniziando così a correre su due fronti. Sarebbe un bell’esercizio propedeutico per riuscire successivamente a puntare all’Europa League, senza correre il rischio di non essere capaci a gestire impegni plurimi che il più delle volte si trasforma  nel tornare a lottare per non retrocedere.
Per innalzare un po’ l’asticella è inevitabile che si allestisca un gruppo formato da un undici titolare di livello discreto con qualche pezzo pregiato e si completi l’organico con gregari che diano garanzie più che sufficienti, in modo che la coperta non risulti corta e si debba correre ai ripari utilizzando giocatori fuori ruolo nella speranza di riuscire a contenere il più possibile i danni. Chissà che cosa ne pensano Cairo, Petrachi e Ventura? Chissà se diranno chiaramente quali progetti hanno per il Toro fissando un obiettivo ben preciso? I tifosi e gli addetti ai lavori sono pronti a seguirli e sostenerli, ma devono essere informati sulle loro intenzioni.