Il Torino si sta perdendo e non è solo una questione di sfortuna

Dopo le prime quattro partite di campionato il Torino ha avuto un’inversione di tendenza. I tanti giocatori infortunati pesano, ma non bastano a spiegare le difficoltà che la squadra trova in campo.
03.11.2015 07:00 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin per Torinogranata.it
Il Torino si sta perdendo e non è solo una questione di sfortuna
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Due punti nelle ultime quattro partite, con dodici in totale a disposizione, sono un magro bottino per il Torino, anche se gli avversari sono stati Milan, Lazio, Genoa e Juventus perché tutte queste squadre stanno vivendo un periodo non brillante e hanno problemi di gioco e risultati altalenanti, quindi malgrado abbiano, almeno Milan, Lazio e Juventus, organici nel complesso tecnicamente e qualitativamente superiori all’atto pratico risultano più o meno della stessa forza della squadra di Ventura. Non per nulla Milan, Genoa e Juventus, non la Lazio, quando hanno affrontato i granata avevano meno punti in classifica e oggi solo Milan e Lazio si trovano davanti in graduatoria rispettivamente con quattro e tre punti in più.

Il Torino ha la parziale attenuante del numero elevato d’infortuni che hanno colpito i suoi giocatori, infatti, da tempo sono fuori causa Farnerud, Maksimovic, Jansson, Avelar, Obi e Gazzi e a questi sei venerdì si è aggiunto Martinez e sabato, dopo il derby, anche Acquah (disturbo muscolare da valutare) e in precedenza erano out anche Benassi, Baselli e Peres per fortuna tornati a disposizione. Ma anche altri giocatori qualche acciacco l’hanno accusato o come Vives vanno in campo stringendo i denti a causa della lombalgia. Gli infortuni appartengono alla sfera della sfortuna, ma se tanti sono di tipo muscolare, come nel Torino, allora non si può non prendere in considerazione che forse, non è detto ma potrebbe esserlo, ci sia stata qualche cosa che non ha funzionato nella preparazione estiva o successivamente a livello di carichi di lavoro. Tanto più che in carriera buona parte di questi giocatori non ha avuto infortuni frequenti e quindi non possono essere annoverati fra i calciatori che purtroppo hanno i muscoli fragili. E’ evidente che un numero elevato d’infortuni muscolari non attiene solo alla sfortuna.

Analizzando l’andamento in campionato fin qui tenuto dal Torino salta agli occhi che nelle prime quattro partite ha conquistato dieci punti segnando nove gol e subendone quattro, poi è iniziata una fase di difficoltà evidenziata dal fatto che in otto partite c’è stata un’unica vittoria con il Palermo, due pareggi con Milan e Genoa e quattro sconfitte con Chievo, Carpi, Lazio e Juventus con otto reti realizzate e tredici incassate. In media i granata sono passati dal segnare 2,25 gol a gara a 1 e dal subire 1 rete a partita a incassarne 1,625. Cambia ben di poco nella valutazione complessiva che il Torino con il Genoa abbia segnato tre gol perché ne ha incassati altrettanti e con la Lazio anche senza realizzarne neppure uno.
Errori individuali e di squadra stanno compromettendo un avvio di campionato molto positivo: approcci troppo molli alle partite; disattenzione nei minuti finali che lasciano ampi spazi di manovra agli avversari; errori nei passaggi e sotto porta; poca propensione a ingaggiare e vincere duelli uno contro uno; pressing blando quando gli avversari tengono un ritmo non particolarmente elevato e non spingono con convinzione manovrando più in orizzontale che in verticale, com’è, ad esempio, accaduto per buoni tatti della gara con la Juventus, giusto per limitarsi a citare solo l’ultima partita. E’ pacifico che gli errori non attengano alla sfortuna.

Il Torino deve ritrovarsi, un’identità di gioco ce l’ha, anche se sta faticando troppo nell’esprimerla con continuità. Ci vuole poi maggiore determinazione nel voler vincere e nel conservare i punti conquistati nei minuti di recupero, non è bello scaraventare la palla in tribuna, ma se si è a corto di energie meglio farlo piuttosto che finire beffati a pochi secondi dal fischio finale, un po’ d’astuzia non guasterebbe. Gli infortuni non permettono di effettuare un maggiore turnover, anche perché Ventura prima di utilizzare un giocatore arrivato da poco pretende che apprenda l’idea di gioco e i movimenti, magari si potrebbe utilizzarlo comunque senza spremere come limoni i compagni che possono aver bisogno di un turno di riposo. Sono scelte che comportano inevitabilmente valutazioni di chi analizza le partite dall’esterno e di chi si assume le decisioni all’interno. A parte i turni infrasettimanali che rendono impossibile preparare con calma le partite e danno un minor tempo per recuperare le forze, ma valgono per tutte le squadre, i granata in questo periodo non hanno altri impegni oltre il campionato, perché la Coppa Italia è stata giocata il sedici agosto e sarà disputata di nuovo il primo dicembre. Anche questo va messo in conto e attenua un filo la difficoltà del turnover a causa degli infortuni.

Domenica all’ora di pranzo il Torino affronterà l’Inter che è prima in classifica, in coabitazione con la Fiorentina, e in undici giornate ha incassato sette gol, ha la miglior difesa del campionato, ma non convince del tutto sul piano del gioco oltre al fatto che segna abbastanza poco, solo undici reti, però ha collezionato sette vittorie, tre pareggi e una sola sconfitta. Il Torino visto nell’ultimo mese rischia di perdere con i nerazzurri, ma se tornerà a essere quello delle prime quattro partite, spinto anche dai suoi tifosi potrebbe non essere la vittima sacrificale designata. Non ci sarà Bovo perché squalificato per somma d’ammonizioni, altra defezione che si aggiunge agli infortunati, e starà in Ventura scegliere se mandare in campo Pryima oppure arretrare Zappacosta in difesa o utilizzare il Primavera Mantovani, sono se non le uniche soluzioni a disposizione almeno quelle che meno di altre stravolgerebbero l’assetto della squadra. Volendo in difesa si potrebbero anche schierare Glik, Moretti e Silva, quindi più di una soluzione c’è, nonostante tutto. A prescindere da chi giocherà con l’Inter il Torino prima di tutto deve concentrarsi su se stesso per non incappare in svarioni autolesionistici, poi sull’avversario.