Il fuoco di Juric costa caro al medico, ma non è l'unico che potrebbe pagare
La scelta del presidente Urbano Cairo di affidare la panchina al tecnico croato Ivan Juric potrebbe divenire, per lo stesso numero uno granata, un'arma a doppio taglio. Ma forse, in fin dei conti, potrebbe essere un bene, perché con tutto il rispetto, fino a qui, cercare di trasferire quasi completamente l'assetto della Spal sotto la Mole non si è rivelata una scelta vincente. In primo luogo perché il Torino non è, senza nulla togliere ai ferraresi, la stessa cosa a livello di aspettative, di blasone e soprattutto di ambiente, e poi perché pure l'aspetto economico impone strategie difficilmente replicabili da queste parti, dove non si può attendere che arrivino risultati attendendo degli anni, considerate le ultime due stagioni disastrose e da cancellare in fretta.
Juric si è prima lamentato di un mercato insufficiente (col senno di poi, giustamente), portando al risultato della chiusura di giocatori importanti negli ultimi giorni di mercato quali Pobega, Praet e Brekalo (comunque arrivati tardi). Poi del fatto che i calciatori finiti in infermeria non tornavano più a disposizione, con tempi di recupero a dir poco anomali (motivo per cui è stato sostituito l'ormai ex responsabile sanitario). Tutto questo può suggerire ad un ripensamento del presidente sulle strategie dello stesso Vagnati, il quale, in scadenza di contratto, potrebbe pure seguire le orme di chi ha già varcato la porta degli addii. Insomma, forse Ivan Juric è proprio il tecnico che serviva, da queste parti, per mettere a nudo i reali problemi senza far finta, come spesso accaduto con alcuni dei suoi predecessori, che tutto vada per forza bene.