Il caso Zaza e la scelta di una rosa snella con l’Europa da conquistare

A sette partite dalla fine del campionato i granata sono al settimo posto in attesa di sapere che cosa farà la Lazio con il Sassuolo.
07.04.2019 10:18 di Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin
Simone Zaza
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Simone Zaza
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Primo problema: Zaza non solo non fa la differenza, motivo per cui era stato comprato, ma è al limite del dannoso perché quando va in campo o è quasi come se non ci fosse oppure, come ieri a Parma, commette più falli rispetto ai palloni che tocca. Problema due: Belotti era diffidato e ieri è stato ammonito, quindi, sarà squalificato e salterà la partita con il Cagliari. Problema tre: Iago Falque è infortunato. Problema quattro: Mazzarri ha voluto una rosa snella e la società l’ha assecondato. Ne consegue che in attacco, ma il discorso vale anche per altri reparti seppur in modo meno impellente, a parte Damascan, mai utilizzato da Mazzarri e in prestito alla Primavera dove non sta facendo chissà che cosa, il Torino non ha a disposizione nessun’altra punta ad eccezione di Zaza perché sia Berenguer sia Parigini sono esterni d’attacco o semmai trequartisti, in questo ruolo preferisce giocare lo spagnolo per sua stessa dichiarazione. E il Torino è in piena corsa per andare in Europa.

Quattro problemi nel momento cruciale della stagione è lo scenario attuale in cui si trova il Torino. Certo Belotti tornerà con il Genoa. Falque si spera che torni per fine mese in tempo utile per la partita con il Milan e Zaza può sempre cambiare registro e migliorare. Ma con le speranze non si vincono le partite e questa è l’unica cosa che serve per andare in Europa vista la concorrenza.

La questione più spinosa però è Zaza. Dopo sette mesi e mezzo, approdò al Torino il diciassette agosto, e trentuno partite non è riuscito ad avere un’intesa del tutto soddisfacente con Belotti rendendo di fatto impossibile creare il duo d’attacco del 3-5-2, modulo prediletto da Mazzarri. Finora l’allenatore ha sopperito utilizzando Falque come spalla del “Gallo” o variando un po’ il modulo, ma che queste soluzioni siano un ripiego lo dimostra il fatto che il Torino non segna quanto dovrebbe, infatti, fra le squadre che sono in lotta per l’Europa è la meno prolifica di tutte. Atalanta 64 reti, 24 in più e ha disputato una partita in meno e ha due punti in più. Roma 56 gol, 16 in più e anche lei ha due punti in più. Milan 45 centri, 5 in più e ha tre punti in più. Lazio 42 reti, 2 in più e ha disputato una partita in meno e ha un punto in meno. Sampdoria, che è la più defilata nella corsa all’Europa, 51 gol, 11 in più e ha quattro punti in meno.

La forza del Torino è avere una difesa forte che ha incassato meno reti di tutte le succitate concorrenti, ma questo basterà per andare in Europa? Le somme si tireranno alla fine il ventisei maggio, ma a prescindere si può già dire che Zaza è un caso, tenuto anche conto che è stato il giocatore dell’era Cairo che finora è costato di più, e che avere una rosa snella è un rischio. Anche in difesa le scelte sono limitate perché Moretti ha trentasette anni e per fortuna è riuscito a giocare, anche più che discretamente, tre partite in una settimana visto che Djidji convive da più di un mese con il menisco rotto del ginocchio destro e con le terapie conservative sta rinviando l’operazione a fine campionato. L’alternativa è Bremer, ma ha giocato 17 minuti nella prima partita con la Roma il diciannove agosto scorso dopo che aveva disputato venti minuti in Coppa Italia con il Cosenza il dodici dello stesso mese e in seguito tutta la partita con il Südtirol sempre in coppa il sei dicembre e da quella data non è mai più stato utilizzato. A sette partite dalla fine del campionato il Torino è al settimo posto in attesa di sapere che cosa farà la Lazio oggi con il Sasssuolo e non va scordato che i biancocelesti devono recuperare la partita con l’Udinese.
Che dire altro se non stiamo a vedere che cosa accadrà?