I granata a Parma possono dimostrare di avere la grinta da Toro

Raggiungere gli obiettivi non sempre basta per dimostrare di essere i veri artefici del proprio destino: si può riuscire per oggettivi meriti o per essere in un contesto dove gli altri sono più scarsi.
06.03.2013 12:37 di Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin per TorinoGranata.it
I granata a Parma possono dimostrare di avere la grinta da Toro
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© foto di Federico De Luca

L’approccio alla partita è la sfida che deve porsi il Torino, perché non sempre in questo campionato è riuscito a scendere in campo con quella determinazione che una squadra deve avere se è consapevole dei propri mezzi e se in settimana durante gli allenamenti ha lavorato bene. Questo a prescindere se fra i titolari c’è qualche assenza, fatto che sicuramente determina una problematica, ma che non dovrebbe incidere visto che l’allenatore ripete sempre che non è importante chi gioca, bensì con quale atteggiamento i calciatori vanno in campo. Il Torino con il Parma concluderà un miniciclo che lo ha messo a confronto con squadre che in classifica prima di affrontare i granata non avevano più punti, anzi ne avevano di meno, tranne proprio il Parma che ne ha un numero uguale: il bilancio però in assoluto non può essere considerato del tutto positivo, perché finora c’è stata solo la vittoria con l’Atalanta, mentre con Cagliari e Palermo una sconfitta e un pareggio. Che la sconfitta con i sardi sia stata rocambolesca e condizionata dal mancato rigore per il fallo su Ogbonna quando la gara era sullo zero a zero e poi dai due rigori concessi al Cagliari e da due espulsioni di giocatori del Torino è un dato di fatto, ma non si può ignorare che la squadra di Ventura sia scesa sul campo di Is Arenas con un atteggiamento non abbastanza determinato a imporre il proprio gioco nel primo tempo, esattamente come accaduto anche con il Palermo domenica, agevolando così di fatto gli avversari nella prima frazione di gara. E’ questo atteggiamento che deve cambiare e che non deve più ripetersi.

La classifica a undici giornate dalla fine del campionato rispecchia sempre più i reali valori delle squadre. Il solco fra l’Udinese che ha quaranta punti e la Sampdoria che ne ha trentacinque evidenzia chi si è già tirato ampiamente fuori dal discorso salvezza e chi sta ancora lottando per raggiungere questo obiettivo ed è a un passo dal riuscirci. Un altro solco è rappresentato dai cinque punti che separano il Genoa (26) quartultimo dalle tre squadre, Siena, Pescara e Palermo (21), che sono appaiate all’ultimo posto e che quasi condanna alla serie B questo terzetto, solo una concomitanza di eventi potrebbe mutarne la sorte: un filotto di vittorie di chi è dietro a fronte di sconfitte a ripetizione di chi è davanti. Fra questi due solchi c’è un gruppo di squadre che sono in una posizione di relativa tranquillità, ma che non possono ancora dirsi matematicamente certe di restare in serie A: Sampdoria (35); Bologna, Torino e Parma (32); Cagliari (31); Atalanta (30); Chievo (29). La sensazione, visto l’andamento del campionato, è che tutte le appartenenti a questo gruppo alla fine riusciranno a mantenere la categoria, quanto però più per meriti propri o più per demeriti altrui è tutto un altro discorso.

Il riuscire o meno a concludere il campionato con prestazioni convincenti e di conseguenza con più o meno punti in classifica è quello che farà dire quanto una squadra abbia lavorato bene nel corso della stagione e quanto la società abbia agito in modo accorto ed avveduto sia nel mercato estivo sia in quello invernale. Ecco perché il Torino nella gara con il Parma deve avere un approccio utile a imporre il proprio gioco senza concedere all’avversario momenti, più o meno lunghi nell’arco della partita, dove non oppone  sufficiente determinazione e grinta per avere la meglio. I granata già in più di un’occasione hanno avuto la possibilità di dimostrare di aver raggiunto una solidità sufficiente a porre le basi concrete per il futuro, ma non sono riusciti a sfruttare queste occasioni venendo quindi meno alla filosofia di Ventura del “volere è potere” trasformandola così in “vorrei, ma non ci riesco”. L’essere a otto o forse anche a meno punti dal restare in serie A, non deve far sentire appagati per aver centrato l’obiettivo stagionale, ma dovrebbe stimolare ad andare un po’ oltre in modo da dimostrare che non si è capaci solo di vivacchiare, bensì si è in grado di costruire il destino sfruttando le proprie capacità e non solo usufruendo del vantaggio dato dalla pochezza altrui che regala risultati minimi oggi, ma che domani sicuramente evidenzierà tutti i limiti.