I deficit di concentrazione e determinazione vanificano tutto: al Torino manca la mentalità vincente
Di prove non c’era bisogno perché tra approcci sbagliati, distrazioni individuali e collettive, un po’ di supponenza e timori vari nel recente e nel più lontano passato se ne erano visti tanti, ma il Torino nelle ultime due partite, con il Frosinone e con il Bologna, ha pensato bene di ri-esibire il repertorio dei difetti che tante, troppe volte hanno condizionato i risultati e azzoppato troppo in fretta gli obiettivi nelle ultime stagioni. Farsi rimontare da avversari con qualità tecniche oggettivamente inferiori è cosa grave (conta poco che alla fine con i ciociari sia arrivata la vittoria), farlo ripetutamente nel tempo è cosa gravissima e ingiustificabile. Tanto più grave e tanto più ingiustificabile perché vanifica i miglioramenti che oggettivamente ci sono stati nell’ultimo periodo sul piano della creazione del gioco, sulla solidità tattica, sul predominio territoriale e sugli approcci iniziali alle gare.
Risulta difficile dare una spiegazione al perché i giocatori del Torino ricadano sempre in questi errori che non sono accettabili già quando si affrontano formazioni più forti come Roma, Inter e Napoli figuriamoci poi se gli avversari sono alla portata. La squadra non è formata da giocatori inesperti perché se da una parte ci sono giovani dall’altra ci sono anche giocatori che sia per età sia per vissuto pregresso non difettano dal punto di vista dell’esperienza. La squadra non è formata da giocatori di livello medio-basso o inadeguato a certi risultati che devono essere conseguiti come la vittoria con avversari del calibro del Bologna. La squadra non difetta di preparazione atletica che deve supportare il gioco. La squadra non difetta di studio preliminare dell’avversario che incide sulla gestione della gara stessa e sul saper affrontare chi si ha di fronte. Allora perché il Torino dopo essere andato in vantaggio permette ad avversari del tutto alla portata di rimontare? E’ evidente che si tratti di una questione di testa, ma rimane il perché i giocatori del Torino stacchino in certi frangenti la spina?
Che cosa possono fare Mazzarri e il suo staff coadiuvati dalla società per debellare questo inaccettabile atteggiamento? Usare la carota pare una strada che non posta a risultati, quindi, inevitabilmente si dovrebbe usare il bastone. Inchiodare i giocatori a iniziare dai più “esperti” alle proprie colpe e se il caso tenerli in panchina, anche correndo il rischio di presentare in campo una squadra priva dei suoi elementi sulla carta migliori con tutto ciò che ne potrebbe conseguire, pur di vedere se la punizione serve a scuotere chi probabilmente pensa di avere sempre una maglia da titolare. Più un giocatore è tecnicamente valido e forte più da lui si deve pretendere e non si può giustificarlo e/o perdonarlo in caso di errori ripetuti nel tempo.
Ovviamente non basta puntare il dito solo sui giocatori. Mazzarri e il suoi collaboratori provino a cambiare qualche cosa nel lavoro quotidiano e nel presentare ai giocatori gli avversari. La società faccia tesoro del fatto che nelle ultime stagioni pur cambiando allenatori e giocatori si ripete sempre questo problema e quando seleziona nuovi possibili calciatori indaghi approfonditamente anche sul carattere e sugli atteggiamenti che negli anni hanno avuto in campo perché non basta che un giocatore sia tecnicamente forte e integro fisicamente, ma deve avere anche un carattere adeguato a giocare a certi livelli in serie A.
Dopo nove giornate nulla è compromesso, ma i problemi relativi alla concentrazione e determinazione vanno risolti altrimenti fra qualche mese e ben prima di arrivare alla fase finale della stagione l’obiettivo Europa League ancora una volta sfumerà. Già l’obiettivo Europa League del quale nessuno all’interno del Torino Fc vuole parlare esplicitamente in pubblico e se fosse proprio questo una delle cause che fanno difettare la determinazione costante dei giocatori in campo? Le grandi società non nascondono mai i risultati che vogliono ottenere e fin dagli albori di ogni stagione tutti sanno qual è il traguardo che si vuole raggiungere e di conseguenza nessuno può “rilassarsi” altrimenti è subito individuato come l’anello debole della catena con le conseguenze che ne derivano. Al Torino manca la mentalità vincente sia nei singoli sia nel collettivo.