Giampiero Ventura, l'artefice del successo granata
L'emozione non ha voce, canta Adriano Celentano in uno dei suoi brani più celebri. E di emozioni il Torino ne sta regalando tante. Una settimana piena di emozioni. Fiorentina, Bilbao, Napoli. Tre storie così diverse, ma così belle da far impazzire i tifosi granata e non. Una squadra che ha un cuore immenso: il vecchio cuore granata. Che corre, lotta, combatte, arriva con il sudore laddove i piedi non possono arrivare.
L'artefice di tutte queste emozioni ha un nome: Giampiero Ventura. Colui che allena per libidine, che non ama molto le telecamere, che preferisce essere più che apparire (cosa rara di questi tempi). Sanguigno, passionale, leader. In una parola: Re Mida. Tutto quello che tocca diventa oro. Cerci, Immobile, ora Bruno Peres, Maxi Lopez. E tanti altri. Quanti ne ha plasmati! Con i suoi rigidi schemi, la sua idea di calcio ha conquistato l'Italia. E' un maestro di tattica, il più preparato in Italia (lo dicono i fatti non quello che si potrebbe definire servo encomio). Ora, finalmente, tutti se ne stanno accorgendo.
Mister Libidine non è un tecnico. E' il tecnico. Appartiene alla vecchia scuola. Non chiede nulla, lavora con quello che passa il convento e poco importa se non arriva dal mercato il fenomeno da 10/20 assist a stagione perché tanto i suoi calciatori dove non arrivano con i piedi ci arrivano con il cuore. Questo Toro non molla mai, proprio come il Mister. Un Toro plasmato a sua immagine e somiglianza: concreto, tenace, passionale. L'impresa di Bilbao ne è la prova lampante. Quando a inizio stagione i risultati non arrivavano molti erano lì a contestare: "L'anno scorso il Toro ha fatto quello che ha fatto perché aveva Cerci e Immobile". Ora Ventura ha smentito tutti. Ma non in tv come tanti suoi colleghi amano fare, sul campo.
I tifosi lo ringraziano, Cairo lo ama, i giocatori hanno la massima fiducia in lui. Re Giampiero ha riportato in alto il Torino, in Europa, in campionato, in tutto. Con la sua mentalità che poi è la stessa della storia granata: lavoro, sacrificio, sofferenza=risultato. Un equazione perfetta. E allora ringraziamolo e basta questo Maestro di tattica che da Genova ha conquistato l'Italia. In silenzio. A testa bassa, sul campo. Ma poco importa, l'emozione non ha voce...