Europa sì Europa no: c’è da sudare e da lottare
Sette squadre in cinque punti a sei giornate dalla fine del campionato con in palio due posti utili per l’Europa League, questo è lo scenario che vedrà come protagoniste Inter e Parma (50 punti), Lazio (48), Atalanta e Verona (46), Torino e Milan (45). Per ironia della sorte, ma anche per rendere lo sprint finale più entusiasmante, il calendario non favorisce praticamente nessuna squadra, infatti, tutte avranno almeno uno scontro con le altre contendenti, almeno una partita con chi sta lottando per non retrocedere e almeno, tranne il Parma, una gara con una formazione che oggi sta nei primi quattro posti. Se si vuole stilare una classifica di chi avrà il percorso più accidentato e di chi ne avrà uno un po’ più agevole si può dire che il calendario più difficile è quello di Lazio e Atalanta, mentre quello meno difficile è del Parma. Infatti l’Inter se la vedrà con Sampdoria, Parma, Napoli, Milan, Lazio e Chievo. Il Parma con Bologna, Inter, Cagliari, Sampdoria, Torino e Livorno. La Lazio con Napoli, Torino, Livorno, Verona, Inter e Bologna. Il Verona con Fiorentina, Atalanta, Catania, Lazio, Udinese e Napoli. L’Atalanta con Roma, Verona, Genoa, Juventus, Milan e Catania. Il Torino con Genoa, Lazio, Udinese, Chievo, Parma e Fiorentina. Il Milan con Catania, Livorno, Roma, Inter, Atalanta e Sassuolo.
Il Torino, e di conseguenza anche il Milan, per l’attuale posizione in classifica sono le due squadre che in teoria dovrebbero fare più fatica per raggiungere i due fatidici posti al sole, però hanno entrambi la possibilità per riuscire se ci crederanno fino in fondo, se non commetteranno nessun errore nell’approccio alle partite o di distrazione nell’arco delle gare e se riusciranno a creare molte occasioni da gol e a capitalizzarle in modo da ottenere buona parte dei diciotto punti ancora in palio. Certo però servirà loro anche una buona dose di fortuna perché tutte le altre squadre che stanno davanti dovranno commettere dei passi falsi facendosi rimontare.
Il Torino ha in Cerci e Immobile due giocatori che hanno fatto e possono fare la differenza, ma non basta che i due calciatori più forti diano il massimo per riuscire in quella che se realizzata sarebbe un’impresa di portata storica, poiché la squadra granata manca dai palcoscenici europei da moltissimi anni. Esattamente dal 27 luglio 2002 quando l’allora Torino Calcio fu eliminato al terzo turno dell’Intertoto dal Villarreal, in panchina c’era Camolese, poi in ottobre esonerato, e il bomber di stagione fu Marco Ferrante con sei reti in campionato e otto in tutto, ma quell’annata sportiva si concluse malissimo con la retrocessione in serie B che diede il la ad uno dei periodi più neri nella più che centenaria storia del Toro che solo oggi sembra aver finalmente messo alle spalle.
Non solo Cerci e Immobile quindi dovranno farsi carico della squadra e condurla se non proprio al sesto posto almeno a provare a conquistarlo. Darmian, Moretti, Bovo, Padelli, Vives, Farnerud, Maksimovic, Glik, El Kaddouri dovranno continuare sui livelli fin qui tenuti e se possibile incrementare ancora le loro performance ed anche tutti gli altri dovranno dare di più di quello che sono riusciti a sfoderare, sia che giochino titolari sia che subentrino. Il Torino non ha obblighi di traguardi da raggiungere, ma ha la possibilità di ottenere molto più di quello che era stato preventivato per questa stagione. Potrà quindi giocare senza assilli pensando solo ad imporre il proprio gioco e fare al meglio, senza calcoli e senza remore che possono diventare zavorre impedienti. Il calendario non è dei più ostici, ma neppure dei più agevoli, quindi obiettivamente c’è la possibilità di affrontare a testa alta qualunque avversario senza da una parte presumere di essere superiore e dall’altra con la consapevolezza di non essere inferiore. A partire da domenica con il Genoa crederci e non mollare.