ESCLUSIVA TG – Lambarelli (Rimozione): “Spero che le ultime due batoste prese dal Torino abbiano insegnato qualcosa. Col Milan incitiamo la squadra, ma non resettiamo su ciò che ha fatto in 20 anni la società”

ESCLUSIVA TG – Lambarelli (Rimozione): “Spero che le ultime due batoste prese dal Torino abbiano insegnato qualcosa. Col Milan incitiamo la squadra, ma non resettiamo su ciò che ha fatto in 20 anni la società”
Dario Lambarelli
Oggi alle 08:00Primo Piano
di Elena Rossin
fonte Elena Rossin

Dario Lambarelli è stato intervistato in esclusiva da TorinoGranata.it. Lambarelli è la voce e il fondatore del gruppo musicale Rimozione (ex Rimozionekoatta) ed è grande tifoso del Toro. Con lui abbiamo parlato del momento della squadra granata, che arriva dalle sconfitte con Como e Lecce ed è dopo 13 giornate al 13° posto in classifica, anche perché con 23 gol subiti ha la peggiore difesa della Serie A, e lunedì sera affronterà il Milan, capolista con il Napoli.

Il prossimo avversario del Torino sarà il Milan, che è stato appena eliminato dalla Coppa Italia, ma in campionato è primo in classifica. La squadra granata però arriva da due pesanti sconfitte con Como e Lecce, da tifoso del Toro cosa si aspetta lunedì sera?
“Da un lato mi aspetto che le batoste prese nelle ultime partite abbiano insegnato qualche cosa, soprattutto a livello di mentalità di squadra. A volte mi sembra che il Torino sia poco squadra o che comunque possa fare bene, ma che in generale ci sia poco amalgama e che quindi poi finisca per ottenere meno di quanto potrebbe. E anche mister Baroni ogni tanto prepara le partite bene e in effetti la squadra gioca bene, poi, però, sembra che tutto si spenga, verrebbe da dire che manchino un po’ gli attributi perché arriviamo a 30, ma poi manca sempre qualche cosa per fare 31. La mentalità della squadra si vede anche dagli episodi accaduti nell’ultima partita a Lecce quando al 90esimo abbiamo sbagliato il rigore. Era un’occasione per pareggiare visto che ci era stato assegnato un rigore, per noi un avvenimento visto che ce ne danno pochissimi, e bisognava sfruttare l’occasione ed essere un cecchino e invece Asllani ha sbagliato a tirarlo.
Il problema non è tanto aver sbagliato il rigore, ma non aver pareggiato una partita che era iniziata male, due gol subiti in due minuti fra il 20 e il 22, e che poi avevamo riaperto con la rete di Adams al 57’. Abbiamo avuto la possibilità di aggiustare la gara e la grandissima occasione di portare a casa un punto, che avrebbe fatto morale perché quando lo si fa in rimonta fa appunto sempre morale, e questo avrebbe dato una spinta anche per la prossima partita col Milan, primo in classifica. A me, da vecchio tifoso del Toro, dispiace pronunciare la parola Milan e vedere i rossoneri come una squadra irraggiungibile poiché il mio Toro, quello di Martín Vázquez e Lentini, per citare due nomi, era come il Milan a livello di forza e di gioco e la Primavera dava alla prima squadra tanti giocatori di livello. Secondo me, l’attuale crisi dipende anche dal non aver più giocatori cresciuti nel vivaio e in generale calciatori che sanno cosa vuole dire sacrificarsi per il Toro.
Oggi, infatti, ci sono troppi giocatori di passaggio e non è più un mistero perché la società e lo stesso direttore sportivo Vagnati più volte ha detto che per i giocatori che vengono da noi il Toro può essere una rampa di lancio, una rivincita, una vetrina per mettersi in mostra per poi andare in grandi club. Però il Toro non dovrebbe essere un passaggio bensì un punto d’arrivo per i calciatori.
Simeone, il nostro capocannoniere, invece in poco tempo dal suo arrivo mi sembra che abbia già capito bene che cos’è il Toro. I tifosi del Napoli lo amano e si sono molto dispiaciuti quando è andato via e infatti quando è arrivato da noi si è dimostrato prima un uomo di un calciatore utile alla nostra causa. Da solo si è recato subito a Superga, è entrato in sintonia con la nostra storia pur senza, secondo me, ruffianate, ma in modo sincero. Lo dico senza mezzi termini che ci servirebbero più uomini come lui e adesso che è infortunato ne sentiamo la mancanza”.

Difficilmente Simeone ci sarà contro il Milan, al massimo potrà essere convocato e andare in panchina. Dovrebbero giocate Adams, autore di tre gol, e uno fra Zapata, che dopo l’infortunio non ha ancora segnato, e Ngonge, che ha realizzato una sola rete. Finora il Torino ha segnato solo 12 volte, ma non sempre gli attaccanti sono stati adeguatamente riforniti, anzi. I granata sono un po’ spuntati in avanti?
“Ché Adams si porta addosso una bella responsabilità perché in questo momento è lui che dovrebbe sfondare la porta avversaria, ma se non arrivano palloni giocabili gli attaccanti sono costretti ad andare a cercarseli a centrocampo, dove si fatica a impostare la manovra e poi o vengono pressati o comunque devono vedersela con i difensori che hanno altra forza tecnica e fisica diventa difficile segnare.
L’infortunio di Zapata l’anno scorso è stata una grande tegola per noi perché stava girando tutto bene e lui era sempre più uomo spogliatoio e uomo Toro, ma quando si supportano i compagni dalla tribuna non è la stessa cosa che farlo in campo. E a 34-35 anni subire un infortunio come il suo è ancora più dura e il recupero ha tempi più lunghi.
Si spera quindi che Adams diventi il faro dell’attacco e che Zapata magari nei minuti finali o quando giocherà dall’inizio, come aveva fatto col Como, possa, aspettando il rientro di Simeone, sbloccarsi e tornare a segnare, sarebbe un bellissimo regalo per lui, per la Maratona e tutti i tifosi”.

Vedremo se Ismajli rientrerà dall’infortunio col Milan, ma a prescindere dietro una vera quadra continuativa non è ancora stata trovata come dimostra il fatto che il Torino ha la peggior difesa della Serie A. Il Milan non è la squadra che segna di più, ma comunque ha fatto 19 gol e poi chi difenderà la porta del Torino? Israel o Paleari? Come vede il Torino dal punto di vista difensivo?
“Davanti siamo sempre stati un po’ spuntati, ma dietro avevamo negli anni scorsi una difesa che subiva pochi gol, l’anno scorso qualcuno in più però nei tre precedenti di reti ne prendevamo davvero poche. E questo sopperiva, se non altro, i gol che non riuscivamo a fare. Quest0anno invece abbiamo una difesa un po’ troppo leggera e probabilmente Baroni non ha ancora trovato il bandolo della matassa. Il fatto di avere due portieri che l’allenatore considera entrambi titolari dovrebbe aiutarci. Paleari quando ha giocato ha fatto benissimo, non ha neppure demeritato più di tanto quando ha subito cinque gol dal Como, ed è stato una bellissima sorpresa e forse io lo avrei confermato a Lecce per quanto e per l’esperienza dovuta all’età rispetto a Israel (Alberto ha 33 anni, Franco 25, ndr). Ovviamente sono decisioni che spettano all’allenatore, sappiamo che il portiere deve dare sicurezza anche alla difesa e mi sembra che ne abbia data non poca nelle partite che ha giocato quindi punterei su Paleari”.

Lunedì il Torino tornerà a giocare davanti al suo pubblico, premesso che i tifosi sostengono quasi sempre i propri giocatori, ma già contro il Como la squadra era stata fischiata per i cinque gol subiti e poi anche a Lecce. Il fatto di giocare in casa potrebbe essere un problema qualora le cose non si mettessero bene?
“Giocare in casa dovrebbe sempre un punto di forza in più. Magari questo stadio non è quel catino ideale che mette il fiato sul collo agli avversari e sospinge i suoi giocatori, però negli anni è bastato per aiutare la squadra nei momenti di difficoltà.
I dissapori ci sono con la proprietà e la società e non verso la squadra perché i tifosi sanno benissimo che le responsabilità della mediocrità non sono dei giocatori bensì della società. Quando c’è amore e in campo si vede qualche cosa che non va il tifoso si arrabbia, anch’io mi arrabbio e posso sgridare mio figlio quando arriva a casa e ha preso un brutto voto. Ci stanno i fischi per un passaggio sbagliato, gol subiti malamente o non fatti quando era più facile segnare che non farlo. Ma le eventuali critiche io le vedo come forma d’amore. La critica deve essere contestualizzata agli episodi in campo e i tifosi del Toro lo fanno, infatti, poi sono sempre pronti a sostenere la squadra.
Col Milan a livello di tifo va quindi resettato ciò che è successo a Lecce e anche con il Como perché si tratta di una partita nuova e bisogna incitare la squadra, ma non va resettato a livello generale tutto ciò che è stato fatto in questi vent’anni dalla società”.

Dovesse fare un pronostico su Torino-Milan quale sarebbe?
“Io mi auguro che si portino a casa i tre punti, ovviamente. A parte con l’Inter e l’Atalanta finora con squadre di un certo calibro abbiamo sempre fatto punti e siamo stati messi in campo bene, anche con la Juventus abbiamo giocato un buon derby. Quindi non vedo perché non possiamo giocarcela col Milan. Poi in campo si va in due e Baroni non può far altro che giocarsi le carte che ha a disposizione, nel senso che deve fare fuoco con la legna che ha”.

Intende anche che a centrocampo deve essere trovato un equilibrio che finora spesso non c’è stato?
“Sì, il centrocampo deve fare quel filtro che evita che la difesa vada in affanno e deve essere propositivo per costruire occasioni da gol per gli attaccanti. Un attaccante non può andare a prendersi il pallone a centrocampo, ma ha bisogno che i centrocampisti e le ali glielo riforniscano bene.
Probabilmente Baroni non ha gli uomini adeguati al tipo di gioco che vorrebbe proporre e ha dovuto adattarsi ai giocatori che gli hanno preso. In generale nel calcio moderno, il fatto che il mercato sia aperto sino ai primi di settembre e il campionato inizi dopo la metà di agosto fa sì che le squadre vadano in ritiro da metà luglio con alcuni giocatori che non ci saranno più a settembre e giocheranno poi calciatori che non hanno fatto la preparazione con la squadra e quindi poi ci sta che ci voglia del tempo, più o meno lungo, per trovare la quadra.
Una volta invece si andava in ritiro con l’ossatura della squadra che era quella che si avrebbe avuto per tutto il campionato e quindi si potevano provare schemi, formazione base e quant’altro avendo a disposizione una rosa che corrispondeva alle esigenze di gioco dell’allenatore. Adesso invece non è più così un po’ per tutti. Negli ultimi anni al Torino sono cambiati gli allenatori, ma la gestione del mercato è stata sempre la stessa e questo ha influito poi  sull’andamento del campionato soprattutto quando ci sono stati infortuni gravi di giocatori chiave”.

Dopo la gara col Milan, il Torino affronterà cinque partite con squadre alla portata prima della fine del girone d’andata. Però, anche quando hanno vinto, i granata hanno sempre faticato con le cosiddette “piccole”, ma in teoria si dovrebbero guadagnare un po’ di punti in modo da mettere un distacco maggiore dalle attuali 4 lunghezze dalla terzultima. E’ fiducioso che ciò possa capitare?
“Quest’anno non siamo stati fortunatissimi nel sorteggio del calendario dell’andata, ormai nel ritorno non c’è più lo stesso ordine di partite e anche questo è una delle cose distopiche del calcio, perché il Torino ha avuto un inizio molto impegnativo in quando ha dovuto affrontare molte squadre più forti e inaspettatamente siamo riusciti ad affrontare, tutto sommato bene, questo periodo dopo l’imbarcata di gol presa dall’Inter nella prima partita e successivamente la sconfitta con l’Atalanta. Le vittorie con la Roma e il Napoli e il filotto di sei risultati utili consecutivi sono stati buoni risultati che facevano ben sperare, ma poi c’è stata la battuta d’arresto con Como e Lecce.
Il fare fatica con le squadre più alla portata è una questione duplice: da una parte, la squadra forte e blasonata non si chiude visto che gioca per vincere e  quindi lascia più spazi di manovra e le squadre di Baroni con questi tipi di avversari si trovano molto più a loro agio. Anche le squadre dei precedenti allenatori del Torino facevano in proporzione meglio con gli avversari che giocavano a viso aperto. Dall’altra, con le squadre più alla portata e che giocano più chiuse non avendo il grimaldello per scardinare il centrocampo e le difese  altrui il Torino prova ad arrivare al tiro, ma trova le linee di passaggio, soprattutto, l’ultimo chiuse e non riesce ad arrivare ad offrire ai suoi attaccanti i palloni in area e se anche arrivano, chi va al tiro deve essere un falco ad agguantarli e a trasformarli in gol. Oppure servono giocatori che siano dei grandi tiratori da fuori area che riescono a centrare la porta. Queste cinque partite sulla carta dovrebbero essere quelle che ci permettono di incamerare punti, però col Toro è sempre un terno al lotto: ogni partita è un’incognita”.

Cambiando argomento, lei e i Rimozione avete qualche cosa di nuovo in cantiere? Cosa state facendo in questo periodo?
“In quest’ultimo periodo ci stiamo concentrando nella stesura di nuovi brani e quindi facciamo pochi concerti live, ma ne faremo uno sabato 20 insieme ai Talco a Torino a El Barrio. Talco è un gruppo Veneto che è famosissimo in tutta Europa e Sud America, ma meno in Italia perché il loro genere musicale, lo ska patchanka, - una versione ska diciamo più da festa, ma con testi molto impegnati e poetici in quanto il loro cantante, Tommaso De Mattia, è un grande scrittore di testi – da noi non tira molto, mentre all’estero hanno un grande seguito di pubblico. Anche noi spesso suoniamo all’estero dove abbiamo maggiori soddisfazioni. Dopo il concerto di Torino ne faremo uno a Genova e nell’anno nuovo andremo appunto all’estero”.

Il vostro nuovo album quando uscirà?
“Penso per metà 2026. Dobbiamo anche capire che tipo di distribuzione faremo, solo digitale o anche quella fisica, cd e vinile. Oggi ci sono sempre meno acquisti e ascolti di cd e vinili perché sempre meno persone hanno in casa il lettore e/o il giradischi. E anche le automobili non hanno più il lettore cd, in macchina è il momento in cui si ha più tempo per concentrarsi sull’ascolto di brani musicali, anche per me è così. Quindi la distribuzione digitale raggiunge una fascia maggiore di pubblico. Dipenderà anche dai costi e dall’etichetta che ci produrrà. Gli ultimi cinque album sono stati digitali e non abbiamo sentito una particolare mancanza dei cd e dei vinili”.