ESCLUSIVA TG – Fabbrini: “Al Torino Asllani e Vlasic possono fare la differenza. Fattibili 12 punti nelle prossime 8 partite”

ESCLUSIVA TG – Fabbrini: “Al Torino Asllani e Vlasic possono fare la differenza. Fattibili 12 punti nelle prossime 8 partite”TUTTOmercatoWEB.com
Andrea Fabbrini
© foto di Federico De Luca
Oggi alle 08:00Primo Piano
di Elena Rossin
fonte Elena Rossin

Andrea Fabbrini è stato intervistato in esclusiva da TorinoGranata.it. Fabbrini attualmente è il direttore generale del Cirié, che milita in Prima Categoria. Quando era calciatore ha giocato nel Torino nella stagione 2003-2004 e, dopo aver smesso di giocare, dal 2013 al 2017 è stato a capo degli osservatori del club granata. Con lui abbiamo parlato, facendo un primo bilancio, dell’inizio di stagione della sua ex squadra, che è al12esimo posto in classifica e ha 14 punti come la Cremonese (7 in più della Fiorentina che è ultima e 10 in meno della coppia di vertice Inter e Roma), e delle prospettive che può avere.

Sono state disputate 11 partite e c'è la sosta per gli impegni della Nazionale quindi si può fare un primo bilancio della stagione del Torino. Qual è il suo?
“Secondo me, il bilancio è positivo fino ad oggi. E se, come sembra nelle ultime partite, il Torino ha trovato la quadra si può sperare in un buon cammino per il proseguo del campionato. Vediamo quanto gli infortuni di Simeone e Ilic toglieranno, però, tutto sommato, ha fatto alcuni buoni risultati con le grandi, anche se non sempre con quelle più piccoline. Comunque è importante aver fatto punti in questo momento”.

C'era stato anche un calendario non semplice all'inizio di stagione, mentre adesso invece in teoria è un po’ più semplice visto che dovranno essere affrontate Como e poi Lecce, Milan, Cremonese, Sassuolo, Cagliari, Verona e infine l’Udinese prima del termine del girone d'andata.
“Esatto, tranne Como e Milan, che secondo me sono abbastanza toste però dipende anche da come le affronti e con che spirito vai in campo, le altre partite dovrebbero essere abbordabili, anche se ormai nel calcio di oggi in Serie A di gare veramente abbordabili ce ne sono davvero poche. Infatti abbiamo visto anche con il Pisa che poteva sembrare una gara semplice e invece ha dato del filo da torcere per tutta la partita. La speranza è che il trend che ha intrapreso il Torino di risultati utili nelle ultime sei partite e le prestazioni che ha fatto sia portato avanti anche quando giocherà con le squadre cosiddette alla portata”.

La svolta c’è stata con il passaggio alla difesa a tre e l’utilizzo di due uomini in attacco, anche non sempre ha giocato con due punte di ruolo, di solito Simeone più Adams oppure Ngonge o altri, ma adesso il Cholito è infortunato e seppur aumenterà il minutaggio di Zapata questo complica un po' i piani?
“Sì, sperando che Zapata sia in condizioni di aumentare il minutaggio perché comunque viene un infortunio grave e ha 34 anni per cui bisogna capire quanto e fin dove può reggere. Sicuramente può dare un grandissimo apporto e supporto, come ha sempre fatto quando ha giocato nei due anni passati, ma va visto quanto può dare in questo momento come rendimento di minutaggio. Poi è ovvio che il giocatore non si discute, ma speriamo che sia tornato quello di prima e che possa veramente darci una mano in queste partite soprattutto adesso che non c'è uno come Simeone davanti”.

Finora Zapata al più ha giocato qualche volta una ventina di minuti per cui nelle prossime prime partite al massimo potrà arrivare a un tempo come minutaggio?
“Sì, magari partendo dal secondo tempo, quindi nel primo Baroni dovrà fare scelte diverse”.

Adams diventerà la punta titolare e poi toccherà a Vlasic e Ngonge affiancarlo fino a quando Zapata non sarà in grado di giocare dall’inizio?
“Esatto. Vlasic magari in questo momento è quello che può girarli più intorno e fare un po' più da sottopunta piuttosto che da seconda punta. Ormai nel calcio di oggi si parla di moduli, 4-3-3 oppure 5-3-2 e via dicendo, soprattutto per intendersi, ma i giocatori poi ricoprono più ruoli. Però, secondo me, potrebbe essere una soluzione giocare con una sottopunta, quindi più o meno sempre a due con uno che gli gira intorno. Non ci sono tantissime alternative in questo momento, quindi devi scegliere Ché Adams perché c'è lui e poi come far agire chi gli gira intorno. Ngonge, secondo me, è più un esterno, mentre Vlasic magari fa più un lavoro di sponda e può andare sotto la palla quando arriva a Adams. Tecnicamente si tratta di agire in due modi diversi, poi magari nel secondo tempo entra Zapata, se riesce a giocare per appunto tutto un tempo, e questo gli permetterebbe di crescere nel giro di 2-3 giornate portandolo a stare in campo per 70 minuti e quindi a poter giocare dall’inizio. Allora poi è un altro discorso”.

Con la Juventus è stato il Torino a chiudersi per poi ripartire, ma quando affronta le squadre cosiddette alla portata avviene il contrario e sono i granata a dover fare la partita e di solito fanno fatica.
“Secondo me, la difficoltà del Torino nelle partite alla portata è stato proprio il non riuscire a interpretarla come invece fa quando gioca di ripartenza con le grandi e questo un po' toglie. Anche con la Juventus, a parte poi il fuorigioco, anche se non era di tantissimo, e l’annullamento, il gol di Simeone era stato trovato così: recupero palla e ripartenza e ti sei trovato davanti alla porta perché eri chiuso e sei riuscito a ripartire. Bisognerebbe capire, questo può farlo solo il mister e il suo staff, come fare per provare a imporre il proprio gioco. Magari finora il Torino non è riuscito a farlo perché ha pensato più a difendere-offendere  piuttosto che a costruire. Da adesso in poi speriamo che sia veramente tutto un pochettino più semplice con le squadre alla propria portata”.

Chi nella rosa del Torino ha la capacità di costruire il gioco?
“Bella domanda, un classico play, come era Ricci lo scorso anno dal quale passava un po' tutto, non riesco a individuarlo. C’è Casadei che però è più un interno essendo uno che si inserisce di più. Asllani per caratteristiche è il giocatore che può farlo, ma non lo vedo ancora maturo per prendersi la squadra sulle spalle. A me piace un sacco ed è sempre piaciuto, però magari non è ancora maturo al 100% per prendersi la squadra sulle spalle in Serie A e dettare i tempi del gioco in mezzo al campo. Ci sono anche altri giocatori in rosa, ma non sono quelli che prendono il pallino del gioco, non sono quelli ai quali si dà palla in mezzo al campo e sei a posto perché ci pensano loro girandosi e impostando la manovra d’attacco. Il Torino non ha uno alla Pirlo e forse l'unico è Asllani, non che non abbia la personalità perché chi gioca in Serie A ce l'ha, però magari gli manca ancora in questo momento appunto il prendersi la squadra sulle spalle”.

Vlasic quanto potrebbe aiutare in questo?
“Davanti molto perché è quello che può fare da collante tra la prima punta e il centrocampo. Lui è un giocatore che ha mille sfaccettature e ha mille capacità, Se Baroni trova la chiave giusta per posizionarlo e tutto il resto, Vlasic può dare una gran mano perché davvero ha i colpi, anche poi sotto porta con gli inserimenti: è un bel giocatore”.

Provando a fare una previsione, il Torino ha ottenuto 14 punti in 11 partite quanti potrà farne nelle prossime 8?
“Direi 12, non esageriamo, che permettono di arrivare al giro di boa a 26 punti”.

Chiudere il girone d’andata a 26 punti porta però al massimo ad arrivare a metà classifica a fine campionato, quindi bissando ciò che è stato fatto negli anni precedenti, ma nulla di più.
“Tutto può succedere, ma per andare oltre devi chiudere il girone d’andata a più di 30 punti. Teoricamente in 8 partite è possibile visto anche il calendario, ma mi sembra molto difficile riuscirci. In generale, dubito che ci saranno squadre che nelle prossime otto gare riusciranno a fare venti punti. Arrivare a 26 alla fine del girone d’andata permette facendo un buon girone di ritorno di puntare un po’ più in alto del classico nostro 10° posto”.

L’anno scorso il Bologna vinse la Coppa Italia e questo gli permise di andare in Europa League, obiettivo che non avrebbe raggiunto con i 62 punti fatti in campionato. Per fare meglio della scorsa stagione il Torino dovrebbe puntare tutto sulla Coppa Italia?
“Tutto può essere. La Coppa Italia non è la Champions, ma il Torino ha una rosa che gli permette di tenere testa a due impegni? Per me sarebbe molto meglio concentrarsi su uno solo e io punterei sul campionato”.

Lei è sempre nel mondo del calcio, ma ultimamente ha cambiato un po’ mansioni ed è direttore generale del Cirié. Come sta andando?
“Bene. E’ una realtà piccolina, stiamo ristrutturando la società e l’assetto societario. E’ un tipo di lavoro diverso da quello che facevo prima, però come direzione generale guardi un po' tutto e non solo l'aspetto tecnico e questo mi permette di specializzarmi anche in altre cose a livello amministrativo e fiscale. Faccio esperienza, devo crescere”.