Dal portiere all'attaccante per costruire l'ossatura del Toro

Ventura ha chiesto quattro-cinque innesti di qualità e la società è intenzionata a seguire queste indicazioni. Un portiere, un centrocampista, un attaccante e due esterni alti, destro e sinistro, servono al Torino per restare in serie A.
30.05.2012 08:00 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin per TorinoGranata.it
Dal portiere all'attaccante per costruire l'ossatura del Toro
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Un portiere, un centrocampista, un attaccante e due esterni alti, uno destro e uno sinistro, sono le priorità del mercato estivo del Torino per costruire l’ossatura della squadra da consegnare a Ventura per l’inizio del ritiro. Ritiro le cui date non sono ancora state fissate, ma che dovrebbe iniziare fra il dieci e il sedici luglio, anche sulle località non si hanno ancora certezze, però a giorni le decisioni definitive saranno prese.

Iniziando dal portiere serve uno che abbia esperienza e garantisca di incidere sul risultato di alcune partite, facendo si che il Torino porti a casa delle vittorie e dei pareggi grazie alle sue parate. Deve essere il padrone indiscusso dell’area chiamando palla quando occorre e posizionando bene la barriera sui calci piazzati. Un buon portiere infonde sicurezza ai compagni non solo del reparto difensivo, ma anche agli altri perché tutti sanno che lui è pronto e capace a sventare i pericoli. L’estremo difensore deve avere anche una buona dose di coraggio e un pizzico di sana follia, può anche sbagliare qualche intervento subendo gol, ma non deve farsi condizionare da questo ed essere sempre deciso negli interventi da effettuare e non avere mai tentennamenti se è meglio stare fra i pali o uscire. Poi se gli capita anche di parare qualche rigore tanto meglio e poiché Ventura vuole che imposti l’azione e partecipi al giro palla è fondamentale che abbia piedi buoni e sappia rinviare con precisione.

Il centrocampista anche lui deve avere esperienza in serie A ed essere avvezzo alla fase difensiva e a quella offensiva, interdendo e impostando il gioco della squadra. Per fare ciò servono polmoni che supportino corsa continua, un fisico che sia avvezzo alla fatica prolungata nel tempo e un’ottima visione del gioco della propria squadra e di quella avversaria, oltre che, ovviamente, precisione millimetrica nei passaggi. Meno importante è la stazza, nel caso in cui fosse non particolarmente imponente allora dovrebbe essere affiancato da un compagno di reparto con un fisico più importante.

Il discorso sulla tipologia dell’attaccante è più semplice: deve inquadrare lo specchio della porta quando va alla conclusione e sapersi smarcare non cadendo nella trappola del fuorigioco e, condizione imprescindibile, realizzare una quindicina di gol. Nel campionato appena concluso il Genoa ha realizzato quarantadue punti piazzandosi al quart’ultimo posto e ha avuto come bomber Rodrigo Palacio che ha segnato diciannove reti scendendo in campo trentadue volte per complessivi 2912 minuti, il Palermo ha chiuso la stagione con un punto in più dei rossoblu e il suo goleador è stato Fabrizio Miccoli che ha messo a segno sedici centri in ventotto partite giocando 2066 minuti, il Cagliari che si è piazzato a pari punti con i rosanero e come massimo marcatore ha avuto Pinillia che ha segnato dieci volte (due però con la maglia del Palermo) giocando ventisette partite per 1921 minuti ed infine il Siena ha totalizzato quarantaquattro punti piazzando ben due giocatori in doppia cifra nella classifica marcatori, Mattia Destro con dodici gol in trenta partite disputando 2308 minuti ed Emanuele Calaiò con undici reti in venticinque gare e scendendo in campo per 2110 minuti. Questi sono solo esempi tratti da un’unica stagione, ma sono comunque significativi per capire l’importanza che ha la punta per una squadra che ha come obiettivo restare in serie A.

Per completare l’ossatura della squadra servono gli esterni alti destro e sinistro, soprattutto quando si ha un allenatore come Ventura che fa del gioco sulle fasce uno dei punti cardini dell’interra manovra della squadra. Rapidità, capacità di uscire vincenti nell’uno contro uno, saper arrivare sul fondo e crossare con precisione, segnare qualche gol: chi non ha tutte queste caratteristiche non può diventare giocatore del Torino. Accontentarsi di giocatori mancanti di queste doti vorrebbe dire mettersi nella condizione di disputare un campionato tutto in salita.

E’ lapalissiano che oltre a questi cinque giocatori anche gli altri che comporranno l’undici titolare dovranno essere all’altezza e le riserve non potranno qualitativamente essere molto inferiori ai compagni. Chi ha le caratteristiche fisiche, tecniche, tattiche e caratteriali fra i giocatori che quest’anno hanno riportato il Torino in serie A dovrà essere tenuto e nel caso trasformare i prestiti almeno in comproprietà e chi invece fosse già in comproprietà rinnovare questa formula o diventare totalmente di proprietà. Se chi già c’è non fosse ritenuto idoneo allora dovrebbe essere lasciato andare o messo sul mercato. Programmazione e chiarezza fanno la differenza sui risultati di fine stagione.