Concentrarsi solo sull’Europa e non pensare alla Fiorentina

La partita con l’Athletic Bilbao di coppa precede quella con la Fiorentina in campionato. La rosa granata numericamente non è così abbondante e potrebbe esserci un parziale turnover per far fronte a tutti gli impegni.
18.02.2015 07:00 di  Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin per TorinoGranata.it
Concentrarsi solo sull’Europa e non pensare alla Fiorentina
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

Doversi misurare con un impegno internazionale di prestigio, perché se si supera il turno si entra nel gruppo delle squadre più quotate del vecchio continente, e sapere che tre giorni dopo si deve affrontare la quarta in campionato e per giunta in trasferta e con due giocatori squalificati, Bovo ed El Kaddouri, può essere motivo di parziale distrazione e apprensione sulle scelte che si devono effettuare relative alla formazione da schierare in coppa e poi anche in campionato, tenendo conto che Farnerud sta superando l’attacco influenzale, ma che non può essere ancora al top poiché solo ieri ha ripreso gradualmente la preparazione. La coperta a centrocampo non è così lunga da consentire chissà quali alternative, certo le scelte fatte nel mercato, soprattutto quello estivo, e nella compilazione della prima lista di giocatori da consegnare alla Uefa hanno ripercussioni oggi, però ormai è con questa realtà che bisogna fare i conti. Anche perché il campionato non può essere trascurato altrimenti si vanifica ogni sforzo compiuto e che si compirà in Europa League, se a fine stagione il Torino si trovasse fuori dalla coppa del prossimo anno perché non ha conquistato abbastanza punti per accedervi.

 

La partita con l’Athletic Bilbao ha un appeal enorme e tutti vorrebbero che il Torino scendesse in campo con la migliore formazione e con i giocatori che danno le massime garanzie in termini d’esperienza, qualità, forma fisica e capacità di non farsi emozionare dall’evento e rimanere concentrati per tutta la durata dell’incontro. Padelli, Bovo, Glik, Moretti, Darmian, Gazzi, Farnerud, Molinaro, Quagliarella e Maxi Lopez corrispondono a questo identikit e per completare l’undici Benassi o Vives, poiché Gonzalez non è stato inserito nella lista Uefa così come Peres. E’ chiaro che se Farnerud non avesse ancora superato del tutto l’attacco influenzale toccherebbe a El Kaddouri, che ha segnato nelle ultime due partite di campionato, ma che non sempre dà assolute garanzie di tradurre le sue indubbie qualità in efficacia di gioco prodotto. Non pensando alla successiva partita di campionato con la Fiorentina questi dovrebbero essere i migliori giocatori sui quali il Torino può contare tenendo presente che Amauri e Martinez potrebbero rappresentare due valide pedine da utilizzarsi a partita in corso. Amauri con la doppia valenza di attaccante e di uomo che ha nelle corde la capacità di arretrare il suo raggio d’azione in caso di bisogno per sfruttare anche in difesa esperienza, altezza e colpi di testa. Martinez dotato di rapidità e capacità d’inserirsi negli spazi ha la possibilità d’infastidire e non poco la difesa avversaria e rendersi pericoloso visto poi che i baschi non sono esenti da sviste in fase difensiva e i 31 gol subiti in ventitre gare di campionato e i 6 nella fase a gironi della Champions League ne sono la lampante testimonianza. Tanto per fare un confronto, il Torino ha una difesa più accorta avendo incassato 24 reti in ventitre giornate di campionato e 3 nella fase a gironi dell’Europa League.

 

E’ evidente che non sia possibile speculare o scegliere se andare più avanti possibile in Europa League o puntare tutto sul campionato, perché entrambe le scelte potrebbero rivelarsi non azzeccate, però nonostante la rosa del Torino sia in alcuni ruoli ridotta all’osso non si deve mollare. La crescita, quella vera e non solo quella sperata, passa inevitabilmente dal saper affrontare più competizioni in contemporanea. Nessuno chiede al Torino i miracoli, ma dare il massimo in ogni partita, anche se si gioca ogni tre giorni, si. Ventura abbia il coraggio di mandare in campo il top dei giocatori che ha a disposizione e se qualche giovane non è ancora del tutto pronto ad affrontare partite internazionali, dove in centottanta minuti si decide tutto e un gol non realizzato o subito può essere determinante, lo faccia accomodare in panchina, ci sarà sicuramente tempo nelle gare di campionato per dargli il doveroso spazio e valorizzarlo senza correre il rischio di avere rimpianti in coppa.
Ora senza eccedere nel fantasticare non sarebbe la prima volta che la finale d’Europa League viene vinta da una squadra che non partiva con i favori dei pronostici. Nell’edizione scorsa, non quella di un secolo fa, il Siviglia approdò al terzo turno preliminare perché aveva i conti in regola con il fair play finanziario dell’Uefa a differenza del Rayo Vallecano che non era stato ammesso all’Europa League pur essendosi piazzato in un posto utile in campionato, così come è accaduto per il Torino nei confronti del Parma. Gli spagnoli dopo aver compiuto tutto il percorso fino alla finale batterono il Benfica e vinsero la coppa. Dal Torino non si pretende altrettanto, ma se dovesse compiere un percorso identico a quello del Siviglia sarebbe un’apoteosi.