Con il Genoa partita verità e prima resa dei conti

Ultima partita prima della riapertura del Calciomercato. Centrocampo e attacco sotto esame, ma anche il gioco e l’atteggiamento di tutta la squadra granata.
20.12.2014 11:59 di Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin per TorinoGranata.it
Con il Genoa partita verità e prima resa dei conti
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Non si è ancora arrivati alla fine del girone d’andata, ma poco ci manca perché alla ripresa, dopo la sosta natalizia, ci saranno ancora tre gare prima del giro di boa, rispettivamente con il Chievo a Verona, il Milan in casa e il Cesena in trasferta, ma nel frattempo, dal cinque di gennaio, avrà riaperto i battenti il calciomercato e la classifica del campionato dice che il Torino dovrà essere uno fra i club più attivi se vorrà togliere la squadra dalla zona antistante a quella della retrocessione. Con il Genoa quindi domani conterà non solo il risultato, ma anche l’atteggiamento del gruppo e soprattutto chi sarà utilizzato da Ventura, perché un primo bilancio già ampiamente fatto andrà chiuso e società e allenatore dovranno decidere chi fra i giocatori non è da Toro, chi può esserlo come riserva e chi lo è a pieno titolo, in modo da intervenire in sede di mercato e prendere i doverosi e giusti rinforzi.

 

Se da una parte gli infortuni non hanno permesso a tutti i giocatori di esprimersi al meglio, dall’altra qualche dubbio sulle reali capacità e sulla possibilità di crescita è sorto per più di un calciatore. Ventura pubblicamente a parole non fa gerarchie, ma le scelte relative alle convocazioni e soprattutto all’utilizzo in campo non lasciano dubbi sul fatto che non tutti gli uomini a disposizione rappresentano per lui reali pedine sulle quali contare. Ad esempio, l’utilizzo di Bovo a Copenaghen a centrocampo è stato dettato esclusivamente dall’attacco febbrile che ha costretto Vives a dare forfait a poche ore dall’inizio della partita. Non vale lo stesso per la gara con l’Empoli perché in panchina c’erano Farnerud, Nocerino e Ruben Perez ben tre centrocampisti, con caratteristiche differenti non c’è dubbio, ma che comunque rappresentavano un’alternativa, se invece il mister ha deciso di schierare in mediana un difensore - senza nulla togliere alla disponibilità e alle capacità di Bovo che ha fatto il suo egregiamente - qualche cosa vuole significare il non utilizzo dall’inizio di chi per ruolo naturale poteva essere schierato in mediana.
Altro esempio, Darmian il più delle volte è dirottato sulla fascia sinistra, è vero che così si dà spazio a Bruno Peres, ma si relega in panchina Molinaro che è proprio un terzino sinistro di ruolo, mentre Darmian lo è a destra. Non è in discussione il fatto che Peres sia un giocatore con potenzialità e che sia stato strepitoso nella giocata finalizzata con il gol nel derby, però in più di un’altra occasione, soprattutto in fase difensiva, ha commesso errori abbastanza significativi. Che in una squadra ci vogliano più alternative è pacifico, ma se poi si persevera nel chiedere sacrifici ad alcuni giocatori e non se ne utilizzino altri, solo con il contagocce, finisce per essere se non una bocciatura almeno un chiaro segnale che per l’allenatore sono delle riserve e non dei titolari, un po’ come avviene per Glik e Jansson, ma in questo caso fin dall’inizio erano chiare le gerarchie. Ancora un altro esempio è la gestione dei portieri, terminata di scontare la squalifica Gillet era destinato a difendere la porta granata in Europa League e Padelli in campionato, poi le gerarchie si sono ribaltate e adesso con la sosta natalizia verrà fatta chiarezza, ma c’è da giurarci che uno dei due, se non tutti e due, in fondo saranno un po’ scontenti, qualunque sarà la decisione che prenderà l’allenatore, perché se Padelli continuerà a essere l’uomo delle Coppe rischia di giocare tre partite di qui a fine stagione, nel caso il Torino dovesse essere eliminato in Coppa Italia dalla Lazio e in Europa League dall’Athletic Bilbao. Dall’altra parte a Gillet inevitabilmente dispiacerà se non potrà essere il portiere titolare anche nelle Coppe, soprattutto se la squadra in campionato continuerà a stentare e inevitabilmente lui qualche gol in più lo prenderà, proprio perché davanti non ha una formazione che tiene lontani da lui gli avversari, per quanto bravo è impossibile che compia sempre miracoli, come qualche volta ha già fatto.

 

Di esempi ce ne sono anche altri, ma questi tre citati sono più che sufficienti per fare il quadro della situazione senza neppure arrivare a parlare di Maksimovic, El Kaddouri, Benassi, Sanchez Miño e Gaston Silva, involuti rispetto allo scorso anno i primi due e punti interrogativi gli altri tre. Volutamente non si è parlato degli attaccanti, perché nel reparto avanzato non è solo una questione di uomini, ma tanto dipende anche dal sistema di gioco e questo attiene all’allenatore e se lui non trova altre soluzioni relative al modulo e alla manovra e non permette alle punte di pensare solo a segnare, smettendo di costringerle troppo spesso a sacrifici in copertura, arrivassero anche Cristiano Ronaldo e Messi finirebbero per faticare o litigare con l’allenatore.
Per tanti aspetti quindi la partita del Torino con il Genoa sarà quella della verità, perché i rossoblu sono una squadra forte e i granata devono dimostrare parecchie cose altrimenti è inutile che capitan Glik aspiri a battere l’Athletic Bilbao così tutti in Europa parleranno del Torino. Le aspirazioni sono legittime e giuste, però se a casa propria non si riesce a combinare niente di che finisce per suonare molto stridente voler fare i fenomeni all’estero. Se il Torino non conquisterà in campionato un posto utile per disputare la prossima stagione l’Europa League la partecipazione di quest’anno sarà stata solo un episodio estemporaneo e pensare di arrivarci vincendo la Coppa Italia o l’Europa League, che da quest’anno dà l’accesso alla Champions, oggi non sembra proprio nelle corde del Torino. Meglio non dimenticare che nella scorsa stagione la Juventus in campionato conquistò lo scudetto, il terzo consecutivo, ma in Coppa Italia uscì ai quarti di finale e in Europa League, dopo essere stata estromessa dalla Champions, fu eliminata in semi-finale, quindi la morale è che la via per le competizioni internazionali e la gloria al di fuori dei patri confini passa più facilmente dal piazzamento in campionato, oggi il Torino è al quint’ultimo posto in coabitazione con l’Atalanta e a due soli punti dal terz’ultimo.