Cairo, Superga e il Siena

06.05.2011 08:54 di  Marina Beccuti   vedi letture
Cairo, Superga e il Siena
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© foto di Federico De Luca

Settimana intensa per i colori granata, dalla prestazione deludente contro il Piacenza, al ritiro punitivo ordinato da Cairo già a partire da sabato sera. E dietro l'angolo c'è il Siena, partita durissima al Franchi. Nel frattempo si è vissuto il 4 maggio e la commemorazione di Superga, che è stata "sporcata" dalla pesante contestazione a Cairo. Il giorno dopo l'ex Papa Urbano I non si è scomposto, adducendo al fatto che i più facinorosi erano una minoranza ma il 99 per cento del popolo granata è civile (giusto). Qualche tempo fa avrebbe detto che quella percentuale era a suo favore, ora non può più dirlo, perchè in mezzo alla gente silenziosa, che non va a profanare il tempio degli dei, ci sono tanti ormai che sognano un'altra dirigenza. Lo stesso Don Aldo Rabino ha biasimato la contestazione al colle, ma ha fatto intendere che la gestione societaria ha delle lacune che non piacciono nemmeno al cappellano del Torino. Tornando a ritroso, ai tempi di Cimminelli, non ricordiamo una contestazione così forte al Colle, nonostante che il patron del fallimento avesse subito chiarito di che pasta era fatto, uscendosene fuori con alcune parole che rimasero storiche nel suo frasario piuttosto imperfetto: "Chi si commuove ancora per Superga è un coglione". Queste cadute di stile Cairo non le ha mai avute, non è juventino e non farà fallire il Torino a livello societario. A volte viene trattato come fosse un criminale, ma c'è ben di peggio nel panorama calcistico nazionale.

Cairo ha sfidato la contestazione, perchè il detto: uomo avvertito è mezzo salvato, ha una sua verità, ma lui se ne è "fottuto", salendo ugualmente a Superga. Ha fatto bene, ha fatto male? Un presidente è giusto che commemori Superga, l'ha fatto Borsano, che viene rincorso da anni dalla giustizia per le tanti frodi che ha compiuto in Italia e non solo, c'è salito Cimminelli al quale non gliene fregava proprio nulla degli eroi e possiamo continuare all'infinito. Il 4 maggio è un giorno particolare per il Torino, che non andrebbe mai violato con delle beghe relative al momento attuale. Sia chiaro, contestare è giusto, è sacrosanto, se una cosa non mi piace lo faccio capire, ma sempre in modo non violento, questa come premessa di base. E' stato sbagliato il momento.

Tuttavia Cairo deve riflettere sul suo futuro, la sua presenza non è più gradita ad una buona parte della tifoseria, anche se può ancora contare su alcuni "aficionados", che lo sostengono più per paura di un salto nel buio che per pura stima. In sei anni di presidenza la squadra è sempre stata in bilico e non ha mai avuto un progetto proficuo, se quest'anno non dovesse entrare nei playoff il fallimento sarebbe totale. Cairo divide e questo non fa bene all'ambiente granata, già di per sè poco coeso tra le sue componenti. Il motto dei romani: divide et impera non funziona più, per questo è il caso che il presidente riveda la sua posizione e l'intenzione di vendere diventi concreta. Altrimenti non se ne esce più da questo circolo vizioso che porta solo danni a tutti.