Cairo-Petrachi, il Torino pensa alla squalifica del direttore sportivo
Non è la guerra dei Roses ma poco ci manca. La querelle tra Urbano Cairo e Gianluca Petrachi non finisce qui, anzi, potrebbe avere risvolti legali. Il presidente granata ha respinto le dimissioni del suo direttore sportivo, il quale non si è scomposto e, nonostante non possa ancora firmare un contratto con la Roma, starebbe già lavorando per il club capitolino, anche se di ufficiale al momento non c'è nulla.
Al Torino non sono andate giù le foto che ritraevano Petrachi a Madrid con l'ad della Roma Guido Fienga, andati a trattare il prossimo allenatore, Paulo Fonseca. Cairo a questo punto sta pensando ad un'azione legale presso la Procura federale, che potrebbe portare alla squalifica l'ormai ex ds granata. D'altronde, secondo le numerose indiscrezioni che trapelano dall'ambiente granata, Massimo Bava starebbe già lavorando da ds, ma in modo molto meno eclatante rispetto a Petrachi, che si è fatto cogliere in flagranza di reato. La differenza però è notevole, Bava è un tesserato del Toro e può agire in qualsiasi situazione.
Il regolamento, tuttavia, vieta a chiunque di lavorare per due società contemporaneamente. Un caso simile successe nel 2006, e vide sempre protagonista il Torino. Giovanni Sartori, all'epoca ds del Chievo, firmò per Cairo, ma poi decise di rimanere alla corte di Campedelli. Sartori fu squalificato in quanto la Lega scoprì che il dirigente aveva depositato due contratti.
Cairo chiaramente pretende un risarcimento danni e le scuse da parte della Roma, arrivando ad ottenere un Primavera, come l'attaccante Gianmarco Cangiano, chiedendo a Petrachi di rinunciare a tre mensilità e al Tfr, per un valore che si aggirerebbe sui seicento milioni di euro.
Certo che dieci anni di rapporto proficuo e collaborativo non avrebbe dovuto avere questo epilogo.