Cairo: "A questo Toro chiedo la Serie A"
Cairo on demand. A ruota libera. Cairo potrebbe andare avanti a parlare per ore, lui è fatto così. Un pregio non da poco che in tanti vorrebbero avere. Lui apre e lui chiude, lui torna e vuole mettere i punti sulle “i”. L’ultima conferenza in Sisport l’aveva tenuta prima della fine dello scorso campionato, proprio in occasione della discussa partita contro il Brescia dei play off, poi più niente, a parte la presentazione di Lerda fuori Torino. Poi la mancata visita durante il ritiro e le ultime due partite che ha preferito non vedere in diretta dallo Stadio. C’è chi iniziava a pensare si fosse totalmente disamorato del Toro e chi invece pensava iniziasse a prendere sul serio le intimidazioni di quella parte di tifoseria che lo vorrebbe lontano anni luce dal Torino. Invece c’è e si vuole far sentire. Quella appena ricostruita è, a suo dire, la migliore squadra della sua gestione e la analizza reparto per reparto. “In porta abbiamo tre valide alternative. In attacco, Pellicori è una validissima alternativa a Bianchi. Poi ci sono Iunco, Sgrigna, Belinghieri e Gasbarroni. Con il modulo di Lerda poi a centrocampo il regista di cui tutti parlavano non deve essere quello classico e in questo senso De Feudis è quello che cercavamo. Obodo, Zanetti e De Vezze poi chiudono il cerchio. Perché Gorobsov è andato via? Perché abbiamo preferito fargli fare esperienza, addirittura in A e non caricarlo di responsabilità esagerate, vista la sua giovane età. Non credo di aver avuto un centrocampo così forte. Passiamo alla difesa. D’Ambrosio sta crescendo e la vetrina azzurra l’ha guadagnata anche grazie al Torino, poi ci sono Di Cesare, uno dei più forti difensori di B dello scorso anno, Rivalta, Ogbonna, Garofalo e Pratali, con il quale ho parlato poco fa della voglia di tornare a giocare. Ecco con questa formazione, possiamo riconfermare gli obiettivi che ci eravamo predisposti a giugno”.
La squadra è stata presa, rigirata e rivoltata come un calzino in questa sessione di mercato. Chi pensava che la rivoluzione di gennaio sarebbe stata l’unica, si è dovuto ricredere a soli 6 mesi di distanza. Ora conta la squadra, conta solo quella. “Lerda ha tutto il mio appoggio” ha continuato il presidente granata. “Ora l’importante è amalgamare bene la squadra. Voglio che lui sia maniacale nel curare i dettagli e nel ripetere le cose, un po’ com’era il Sacchi allenatore negli anni ’90. Certo, il completamento tardivo della squadra ci dà un leggero svantaggio, ma c’è tutto il tempo per recuperare: ci sono ancora 40 partire da giocare”. Un accenno anche alla situazione di Bernacci, di cui poi parlerà meglio Petrachi e alla tessera del tifoso, introdotta quest’anno. “La depressione è una malattia terribile. Il calcio è importante, ma la vita lo è di più. Temevo che la tessera del tifoso avrebbe diminuito l’affluenza negli stadi. Senza questa, la campagna abbonamenti sarebbe stata molto diversa. Io mi ero schierato contro dal principio, perché sapevo sarebbe finita così. A questa squadra chiedo la Serie A, ma sono consapevole del fatto che ci vorrà del tempo”.