Buongiorno: “Mi sento molto più responsabile sul campo. Continuerò nel ridurre i falli e cercherò di fare più cross e gol”
E’ sempre un piacere quando in conferenza stampa c’è il difensore del Torino Alessandro Buongiorno perché è molto disponibile a rispondere alle domande, lo fa con garbo, sorridendo, guardando negli occhi l’interlocutore e senza svicolare. Mai una parola fuori posto, ma neppure utilizza le solite frasi fatte che troppe volte capita di sentire. Non si limita a monosillabi o a frasette spezzettate e articola il proprio pensiero. Ha da poco compiuto 24 anni ed è il vice capitano, però lui che è cresciuto a pane e Toro è già un punto di riferimento all’interno dello spogliatoio e per i tifosi. Ecco che cosa ha detto Buongiorno ai giornalisti inviati a Pinzolo:
Come avete vissuto dal palco la serata della presentazione della squadra?
“E’ stata una bellissima serata con tanti tifosi che ci sono venuti a vedere, una serata emozionante dove è stata presentata la squadra e siamo stati contenti”.
Venerdì c’è stata la prima amichevole con la Feralpisalò e avete messo in pratica parte di ciò che fate in allenamento. Che cosa pensa della partita?
“Sì, sì, assolutamente. Abbiamo ripreso un po’ i concetti che abbiamo sviluppato in allenamento e negli anni precedenti e dobbiamo cercare di portarli avanti”.
Come sta andando il ritiro?
“Sta andando bene. E’ tosto, anche perché negli ultimi giorni ha piovuto rendendo tutto più faticoso, però siamo qui per recuperare la forma quindi va bene”.
Cinque anni fa era un ragazzo aggregato alla prima squadra, mentre oggi è uno dei leader. Si rivede un po’ nei giovani presenti qui a Pinzolo?
“Sì, mi rivedo tanto in loro e cerco di dargli consigli perché anch’io mi ero trovato nella loro situazione per cui quando posso cerco di parlare loro e di aiutarli nella speranza che possano crescere tanto”.
Un anno fa eravamo a Bad Leonfelden e da allora è cambiato tanto anche per lei. E’ diventato sempre più importante all’interno della squadra, è arrivato nella Nazionale maggiore e si è laureato. Che cosa c’è in più in lei e nel Torino rispetto all’estate passata?
“Tantissime cose sono accadute. A livello personale la consapevolezza perché mi sono ritrovato dal passare all’inizio dall’essere un calciatore che doveva giocarsi le sue carte al sentirmi adesso molto più leader e di poter aiutare i compagni e di dare loro un consiglio quando capita e mi sento anche molto più responsabile sul campo. A livello di squadra invece credo che abbiamo acquisito molta più consapevolezza nel gioco e in ciò che dobbiamo fare. Siamo molto più uniti, secondo me, e dobbiamo continuare su questa strada”.
Come state vivendo questa fase della stagione che spesso è piena di voci di mercato? Quanto le piacerebbe che lo zoccolo duro italiano venisse incrementato?
“Il fatto che il gruppo si consolidi e rimanga unito è una delle cose più importanti. In realtà però quando noi ci alleniamo pensiamo poco alle voci di mercato e ognuno di noi finché è qua deve continuare ad allenarsi al massimo ed è una delle cose che facciamo. Ripeto, a livello di squadra il fatto che sia arrivato Raul (Bellanova, ndr) un italiano consolida questo gruppo, però eravamo già uniti”.
Quanto è importante avere un’anima italiana soprattutto per un club come il Torino?
“E’ molto importante avere un’anima italiana, ma è ancora più importante avere un’anima che capisca cos’è il Toro indipendentemente dalla nazionalità”.
Che cosa è diventato il Toro? I tifosi la vedono come un simbolo e una bandiera questo per lei che cosa significa?
“Per me il Toro è famiglia, ci sono cresciuto. Sono migliorato tanto, anche in questi ultimi anni e ho trovato dei compagni fantastici, ma soprattutto dei tifosi incredibili che mi hanno sin da subito fatto sentire parte del tutto e adesso ancora di più. Quindi sono contentissimo di rappresentare questo per loro e in virtù di questo darò sempre il massimo quando dovrò scendere in campo e cercherò di portare fuori “l’essere un simbolo” anche fuori dal campo. Sono contentissimo di tutto quello che si sta creando e spero che migliorerà ancora”.
Qual è il suo obiettivo personale e quello di squadra?
“A livello personale è arrivata la Nazionale nell’ultimo mese della scorsa stagione quindi vorrei continuare su questa linea visto che a settembre ci saranno le convocazioni e sarebbe bellissimo per me essere convocato. A livello di squadra, continuare a lavorare e alzare il livello tecnico e tutto ciò che serve per arrivare più in alto ancora in classifica”.
Quest’anno il capitano sarà lei oppure ancora Rodriguez?
“No, credo che sarà Rodri. Come ho detto prima, a me questo fa super piacere essere ben voluto da tutti i tifosi, ma credo che sia giusto che il capitano resti lui, anche se è stato comprensivo e bravo con me permettendomi di declamare i nomi dei caduti a Superga”.
In questo ritiro ci sono tanti difensori giovani, c’è qualcuno che può essere già pronto per la prima squadra?
“N’Guessan e Dellavalle sono due prospetti importanti. Uno si allenava con noi tanto l’anno scorso e l’altro ha vinto l’Europeo Under 19 quindi penso che potranno fare bene. Adesso sta a loro cercare di capire quello che viene chiesto dal mister e lavorare sodo per migliorarsi”.
Ha giocato molto da braccetto sinistro, ma anche al centro della difesa. In quale dei due ruoli si trova meglio?
“Mi sono trovato benissimo sia a giocare da braccetto sia da centrale con Schuurs a destra. Perr è un ragazzo fantastico ed anche un giocatore fantastico, secondo me. Per quanto riguarda la preferenza, riesco ad risaltare meglio da centrale, però fare il braccetto mi piace perché posso attaccare di più e l’anno scorso, in qualche occasione, sono riuscito a fare anche qualche assist e qualche incursione per aiutare i compagni in attacco. Però da centrale riesco a recuperare più palloni giocando fisso sulla punta”.
Questo può essere l’anno buono per alzare l’asticella al Torino?
“S’, come dicevo, noi lavoriamo e ci alleniamo per far sì che “lo sia”. Sicuramente ci fa tanto piacere l’arrivo qui a Pinzolo di tanti tifosi che sono venuti a vedere sia la partita sia gli allenamenti e la presentazione. Adesso siamo una squadra che ha avuto due-tre innesti, ma che in generale si conosce abbastanza bene e lavoreremo tanto per essere uniti e dare il massimo sul campo”.
All’inizio andava oltre la metà campo per seguire l’attaccante avversario, ma poi ci ha preso gusto e ha fatto assist come quello per Sanabria contro la Fiorentina, quindi da esterno continuerà a fare certi movimenti?
“Sì, assolutamente. E’ un’idea di quello che può essere lo sviluppo in campo e da questo lato dovrò lavorare bene e tanto per migliorare ancora di più anche nella fase offensiva nei casi in cui dovessi trovarmi in attacco per aiutare i compagni”.
Ha avuto un’evoluzione dal punto di vista offensivo e ha segnato anche un gol e da quello difensivo ogni tanto tendeva un pochino a “abbracciare” il suo diretto avversario, ma nella seconda parte della stagione è migliorato molto in questo. Juric vi sta facendo allenare, come dice lui “molto forte” e duramente. In cosa deve migliorare ancora per essere sempre al top?
“Devo continuare sulla linea del ridurre i falli, anche se nell’ultima parte di stagione sia a livello di cartellini gialli sia di falli sono migliorato molto e ho lavorato tanto con il mister che ci chiede sempre di avere la “gamba forte” e di toccare la palla. Come dicevo prima, secondo me, adesso c’è da migliorare la fase offensiva e i cross quando mi capiteranno e cercare di segnare più gol sui piazzati. E’ una cosa mia, ma in realtà in generale della squadra”.
Da poco ha rinnovato il contratto, si vede come una futura bandiera?
“Sarebbe una cosa bellissima. E come dico sempre: il Toro deve essere un punto di arrivo per tutti. Bisogna cercare sempre di alzare l’asticella e migliorare a livello di squadra, di singoli e di società. Se si dovessero compiere tutte queste cose sarebbe una cosa bella”.
Il commissario tecnico Mancini dopo l’ultima partita ha detto che lei ha giocato molto bene soprattutto perché è stato impiegato in una difesa a quattro, mentre è abituato a una a tre. Che differenze ci sono a quattro e a tre? Ci sono problemi per lei nel cambiare?
“No, la differenza ovviamente è che da una parte ti sposti e ti muovi guardando la palla e la tua zona e dall’altra è molto più in relazione all’uomo. Come ribadisco sempre, è questione di studio: se ci si abitua ad avere la mente aperta poi non si fa fatica a capire ciò che si deve fare nonostante si cambi modulo”.