Belotti in viola: se proprio dev'essere...le possibili contropartite
Commisso e Barone, Andrea Belotti, non lo sognano. La mente e il cuore, si apprende dai vertici viola, è bene vaghi verso l'impossibile. Cristiano Ronaldo, Leo Messi, magari uno come Lewandowski o Haaland. O, perché no, Pelé, Platini, Maradona, Van Basten. E, ci sentiamo di osservare hegelianamente, se l'impossibile si sogna e basta, sul possibile si lavora a testa bassa. Tale il piccolo esercizio di logica che porta a concludere come l'operazione che porterebbe in direzione degli "amici" viola il capitano granata, accostato all'intero Olimpo degli Dei del Calcio, nell'estate del 2017, sia piuttosto plausibile.
Cinque anni di Toro, tutto considerato, possono essere abbastanza. Tenendo conto dell'alternanza tra gioie e delusioni, in un bilancio troppo spesso a favore di queste ultime. Tenendo conto di come Il Gallo, insieme a Sirigu e, occasionalmente, ad Ansaldi, abbia troppo spesso cantato e portato la croce. Almeno per questa complicata e, nel complesso, fallimentare annata. Il club, anche per via dell'inevitabile crollo dei prezzi dei cartellini, a ripartire con il proprio bomber e capitano, ci proverà. Forte, magari, dell'influsso di Vagnati, energia nuova e giovane in grado di dare nuova linfa ad ambiente e progetto, pur nelle ristrettezze che il prossimo mercato porterà con sé. Il dirigente genovese e la punta lombarda si parleranno, certamente, con la serietà e la professionalità che contraddistingue entrambi. Senza però l'ombra di una certezza che la mano, a fine incontro, ce la si stringa a suggellare un rinnovo del sodalizio, anziché un addio, o, quanto meno, un arrivederci.
Fa tremare la terra sotto i piedi, poi, l'idea che Cairo si rassegni a cedere il proprio pezzo pregiato per eccellenza nemmeno per un afflusso di cash sonante (che, ora come ora, difficilmente supererebbe i 25-28 milioni di euro), ma tentando di arricchire l'organico granata con uno scambio, alla pari o multiplo, quanto meno previo conguaglio in denaro. È altresì importante, nel calcio e nella vita, guardare dritto negli occhi quello che gli anglofoni chiamano worst case scenario, e prepararsi a ciò che, quanto meno sulla carta, appare come la prospettiva in assoluto più avvilente. Ma se il sacrificio di Belotti, sull'altare del calciomercato, desse il la alla costruzione di una rosa più competitiva?
1) Cutrone e Kouamé, giovani punte in cerca d'autore. Se si cede un elemento importante della rosa, d'altra parte, è necessario innanzitutto sapere come lo si sostituirà. Nessuno dei due succitati attaccanti viola vale Belotti, nemmeno lontanamente. E Cutrone, visionato più volte dal club lungo la sua esperienza tra Milan e Wolverhampton, sembra intrappolato nella posizione di centravanti classico, in termini di caratteristiche generali, finora dimostratosi incapace di incidere in fin troppe occasioni, a partire dalla vena realizzativa. Il suo inserimento nella trattativa, dunque, non dovrebbe rappresentare più di un quinto/un sesto del valore del cartellino del Gallo. Discorso diverso per l'ivoriano ex-Genoa: punta moderna e mobile, votata al calcio totale e di corsa perenne, è in grado di farsi valere in tutte le posizioni d'avanguardia di un 4-3-3, come in un 3-5-2 che lo metta nelle condizioni di lavorare con gli inserimenti di mezzali ed esterni. Ancora in fase di recupero, dopo il brutto infortunio rimediato lo scorso novembre, Kouamé potrebbe anche finire per essere utilizzato come moneta di scambio, prima ancora di debuttare in maglia viola; specie in caso di conferma (probabile) per Vlahovic, ancor di più se rimanesse ancora per un anno Federico Chiesa.
2) Pulgar e Duncan, i registi che mancano ai granata. Che il centrocampo granata sia stato il vero punto debole della squadra lungo la stagione in corso, come d'altra parte suggeriva il mercato dell'estate 2019, lo si è detto in tutte le salse. L'ex-Sassuolo, prelevato a gennaio dai viola, unisce caratteristiche proprie di Rincòn, Lukic, Baselli, e, al netto delle condizioni atletiche, rappresenterebbe un innesto preziosissimo, in grado di unire esperienza, prospettiva, quantità, qualità. Il nazionale cileno, al momento, pare inamovibile; anche rigorista, tirando la corda ci si potrebbe arrivare, nel momento in cui la cessione del Gallo ai viola, seppur a malincuore, fosse ritenuta la strada giusta. Pur tra qualche cartellino giallo di troppo, inconveniente a cui si è dovuto far fronte anche con il "Generale" venezuelano in squadra, Pulgar, classe '94, si è fin dai tempi del quadriennio al Bologna dimostrato leader in campo, in termini di grinta e gamba, unendo alle qualità da medianaccio una visione di gioco, e una capacità di effettuare aperture anche sui 30-35 metri, tutt'altro che trascurabili. Valutazione di ambedue tra i 10 e i 13 milioni di euro.
3) Agudelo e Sottil, i talenti sui quali ricostruire. Il primo, classe '98 colombiano, jolly di centrocampo spendibile anche sul fronte offensivo (magari in un 4-2-3-1), ha mostrato un notevole livello di personalità e colpi da maestro lungo la prima parte di stagione, al Genoa. Il secondo, esterno d'attacco, già passato in granata dal vivaio, figlio d'arte di Andrea, è considerato uno dei classe '99 nostrani più brillanti in circolazione, e si è finora distinto soprattutto tra Pescara, in Serie B, e nazionale Under-21. Entrambi rappresenterebbero naturalmente una piccola frazione del cartellino di Belotti, e potrebbero rientrare nel giro di uno scambio più ampio.