Belotti e la Nazionale: da sogno a croce
Andrea Belotti come tutti i calciatori fin da bambino sognava un giorno di poter indossare la maglia della Nazionale e ci è riuscito, infatti, prima nelle Under 19, 20 e 21 e poi nella maggiore guidata prima dall’allora Ct Ventura, che lo aveva già allenato nel Torino, e adesso da Roberto Mancini. Per un calciatore giocare per la rappresentativa nazionale è la massima consacrazione e fonte di grande soddisfazione e gioia, ma per il “Gallo” lo è stato finora solo in parte.
Dal 27 agosto 2016 quando ha ricevuto la prima convocazione il percorso di Andrea in Azzurro è stato costellato da qualche luce, ma anche da ombre. L’esordio a 22 anni il primo settembre nell’amichevole con la Francia. In seguito è sceso in campo negli ultimi quattordici minuti della gara di qualificazione al Mondiale 2018 con la Spagna, aveva saltato quella con Israele del 5 settembre per un infortunio alla coscia. La prima da titolare il 9 ottobre con la Macedonia con tanto di gol. Poi ancora con il Liechtenstein dove ha realizzato una doppietta e confezionato un assist e si è poi ripetuto nella partita di ritorno andando ancora il gol e fornendo un assist. Nel mezzo l’amichevole con la Germania e la gara con l’Albania (un assist), sempre nell’ambito della qualificazione a Russia 2018. Sono seguite altre due amichevoli con Olanda e Uruguay (un assist). E ancora nell’ambito dei match di qualificazione al Mondiale 2018 è andato in campo con la Spagna e con Israele, ma è stato costretto a saltare le due successive gare con Macedonia e Israele a causa di un infortunio al ginocchio. Se prima per Belotti la Nazionale era stata fonte di gioie da questo momento in poi la maglia azzurra ha iniziato a essere una croce. Infatti, dalle due gare dei play off con la Svezia, che hanno sancito l’esclusione dell’Italia dal Mondiale in Russia, ne è uscito segnato psicologicamente dalla mancata qualificazione. Pensare che aveva accelerato il recupero dall’infortunio al ginocchio proprio per essere a disposizione dell’Italia e alla fine ha ricevuto in cambio una ricaduta sempre al ginocchio che ha condizionato il resto della sua stagione nel Torino. Nel frattempo Ventura è stato sostituito temporaneamente da Luigi Di Biagio e poi da Roberto Mancini alla guida della Nazionale. Di Biagio l’ha convocato e fatto giocare da subentrante nelle amichevoli con Argentina (86’) e Inghilterra (64’) a marzo. Mancini per le altre tre amichevoli dopo la fine del campionato, tra la fine di giugno e i primi di luglio, l’ha convocato e mandato in campo: Arabia Saudita dove Belotti ha segnato un gol, Francia e Olanda. Stessa cosa anche per le prime due gare della Nations League con Polonia e Portogallo. Ma in queste ultime cinque partite Mancini a Belotti ha concesso spezzoni, rispettivamente dal 58’ e dall’86’ nelle prime due, l’ha poi fatto giocare titolare solo con l’Olanda tenendolo in campo per 63 minuti e ancora nelle ultime due l’ha utilizzato nei secondi tempi dal 61’ e dal 79’. Infine, la non convocazione per l’amichevole con l’Ucraina e per la partita di Nations League con la Polonia, mentre, invece, per queste due gare sono stati chiamati i suoi compagni di squadra Sirigu e Zaza.
Belotti deve fare bene con il Torino per convincere il Ct Mancini a puntare su di lui in vista dell’Europeo 2020. Concetto espresso anche dal direttore sportivo granata, Gianluca Petrachi, ai microfoni di Sky Sport venerdì sera prima della partita con il Frosinone: “La convocazione in Nazionale gratifica il giocatore che la ottiene con il lavoro nel club. Non ho parlato con Andrea, ma evidentemente deve dare di più, dimostrando così a Mancini di avere sbagliato”. In questo inizio di stagione Belotti fisicamente sta bene e ha la massima fiducia di Mazzarri che interpellato sulla non convocazione del suo giocatore non senza ironia ha dichiarato: “Non guardo in casa d’altri, ma lei mi dirà che questo è un mio giocatore e, infatti, con me gioca sempre”. Nelle scelte di Mancini sicuramente, però, pesa il fatto che il “Gallo” non è ancora tornato ai livelli di due stagioni fa quando realizzò ventisei reti in campionato e due in Coppa Italia. Quest’anno è andato in gol due volte con il Cosenza in Coppa Italia e due in campionato, una con l’Inter e l’altra con il Napoli su calcio di rigore. Ma il Ct, forse, vuole anche attaccanti con caratteristiche tecniche differenti e che eseguano movimenti diversi perché ha esigenze tattiche di altro tipo rispetto a Mazzarri. Belotti paga anche una scarsa esperienza a livello internazionale poiché il Torino non disputa le coppe e che in granata è stato finora scarsamente servito e rifornito di palloni giocabili, lui non lesina l’impegno, ma i compagni devono supportarlo di più.
Morale: il Torino ha bisogno del suo “Gallo” e Belotti del Torino altrimenti la Nazionale per Andrea più che una delizia diventerà una croce o, peggio ancora, un sogno accarezzato e subito infranto.