Al Torino per svoltare serve il coraggio di osare

Cinque pareggi in dieci partite e solo quattro gol realizzati dagli attaccanti sui dodici totali. Non solo i torti arbitrali, ma anche propri atteggiamenti hanno influito sui risultati dei granata.
03.11.2018 10:18 di Elena Rossin   vedi letture
Fonte: Elena Rossin
Mazzarri e Zaza
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Mazzarri e Zaza
© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Meglio un uovo oggi che una gallina domani? E’ il proverbio che fotografa il Torino in questo periodo. Alla fine del mercato estivo con gli arrivi di Soriano e Zaza che hanno comportato poi l’addio di Ljajic e il permanere in rosa di Belotti e Falque è apparso anche ai più distratti che la squadra granata sarebbe stata votata ad “offendere”. Il reparto offensivo sommato al resto del parco giocatori è sembrato subito non proprio confezionato per il 3-5-2, modulo che Mazzarri voleva adottare, e qualcuno avrà anche pensato che la squadra sarebbe stata più adatta al gioco che un anno prima voleva proporre Mihajlovic piuttosto che a quello dell’attuale allenatore, ma comunque in tanti si aspettavano un Torino gagliardo e spumeggiante. Dopo dieci giornate di campionato, però, i dodici gol realizzati e solo quatto firmati da Belotti (due), Falque e Zaza (uno a testa) indicano inequivocabilmente che i granata faticano e non poco a segnare, infatti, sono al dodicesimo posto per reti realizzate. Solo il grande equilibrio che c’è in campionato ha fatto sì che il problema del gol non influisse di più sulla classifica che vede il Torino assestato al decimo posto in coabitazione con il Genoa e a soli quattro punti da Milan e Lazio che sono quarte.

Mazzarri vede la squadra in crescita sul piano delle prestazioni e finora non ha, se non per qualche raro e breve spezzone di partita, proposto il tridente formato da Falque, Belotti e Zaza e ha utilizzato molto poco sia Soriano sia Zaza. E’ vero che i due in estate non avevano effettuato al meglio la preparazione estiva nei rispettivi club di appartenenza poiché erano in uscita, che sono arrivati al Torino a ridosso della prima giornata di campionato e che nel ritiro estivo il mister aveva lavorato con altri uomini per cui serviva tempo per integrare chi arrivato all’ultimo, ma adesso di tempo ne è passato, ben due mesi e mezzo, e pare proprio che anche domani pomeriggio al Ferraris contro la Sampdoria sarà difficile vedere in campo fin dal primo minuto sia Zaza sia Soriano.

L’equilibrio della squadra prima di tutto interessa a Mazzarri ed ha anche ragione, ma finora, a prescindere dai torti arbitrali oggettivamente subiti, il Torino ha sfoderato prestazioni che hanno portato a cinque pareggi con Inter, Udinese, Atalanta, Bologna e Fiorentina, tre vittorie con Spal, Chievo e Frosinone e una sconfitta con la Roma. Tenuto conto che la metà delle partite finora disputate è finita in parità e che almeno quelle con Udinese, Bologna e Fiorentina sarebbero potute terminare con una vittoria se solo la squadra avesse segnato di più alla luce delle occasioni da gol create sorge spontanea una domanda: meglio continuare ad accontentarsi di ciò che si ha, non così tanto, piuttosto che rischiare per ottenere qualcosa di più grande, anche se non facilmente raggiungibile? Tradotto in termini di campo, continuare con una mediana a cinque per cercare di mantenere l’equilibrio e rinunciare al tridente in attacco? Da un lato questo ha portato a restare nel gruppone di centro classifica e a un passo dai posti utili per l’Europa League, ma dall’altro rischia di invischiare il Torino in una lotta estenuante con troppe altre concorrenti e da quando la vittoria vale tre punti e il pareggio uno solo è aumentato di molto il rischio che alla fine un atteggiamento più prudente non paghi. Così come accaduto nelle ultime stagioni, anche quando con Mihajlovic la squadra per cercare di vincere finiva magari poi per perdere o ugualmente pareggiare.
Quindi, meglio un uovo oggi che una gallina domani? O per chi volesse in termini opposti ma che porta allo stesso concetto, chi non risica non rosica.