Ventura: "Con Cairo rapporto molto schietto. Estero? Prima devo finire di sistemare le cose qui a Torino"
Intervistato da La Stampa, Giampiero Ventura dice la sua sul Toro e sul suo passato. L’allenatore granata, sebbene sia protagonista della stagione più “tranquilla” del Torino dal 1995 a questa parte, afferma: “L’obiettivo primo è essere certi della permanenza. Poi, darò spazio a gente che scalpita, come Menga, Bakic, Diop e Caceres”. Dopodiché, l’allenatore passa ad una breve analisi del gioco espresso e della classifica: “La classifica mi piace anche se mancano punti smarriti ingenuamente, Sul gioco dico che a volte è stato di buona qualità e penso alle sfide con Inter e Pescara ma anche ai primi 75’ minuti contro il Parma (al Tardini ndr). Altre prove potevano essere sincermaente migliori”.
Dopo un breve ricordo delle esperienze a Pisa e Bari dove “c’era un ambiente più sereno”, si accenna alla questione Meggiorini, croce e delizia dell’attacco granata: “Anche a Bari ebbe difficoltà in avvio, ma nel ritorno fu decisivo. Qui l’hanno persino fischiato prima che entrasse in campo”.
Sul fatto che il Toro perda poco (hanno perso di meno solo le prime 4 e l’Udinese) ma vinca poco (minor numero di vittorie dopo Genoa e Palermo), Ventura non ha particolari rimpianti: “C’è una morale intorno a questi risultati. Perdiamo poco perché siamo una squadra e giochiamo come tale. Non vinciamo tanto perché s’è pagato dazio con quel giro d’attaccanti. E perché in precampionato non abbiamo avuto Cerci: ha perso due mesi, è tornato in forma giocando (...) Alessio ha qualità assolute, ma quando l’ho ritrovato non era più un giocatore, dal punto di vista fisico e mentale. Ma penso di aver trovato la chiave per sbloccarlo.”
Interpellato a riguardo della possibilità europea, Ventura afferma: “E’ un dovere pensare ad un Torino futuro che lotta per l’Europa. Quando sono arrivato, si parlava quasi solo di prestiti. Oggi c’è l’80 per cento di giocatori di proprietà, al massimo da riscattare. Salviamoci, poi l’obiettivo del mio 3° anno sarà la sinistra della classifica. Ma è un discorso di programmazione societaria (...), che ora sa cosa serve e opera bene, usando iniziativa e intuizione”.
Ventura parla anche del suo rapporto con Cairo: “Non è stata un’impresa. C’è un rapporto di grande schiettezza. Non gli dico le cose che fanno piacere, ma quelle reali, utili. All’inizio non fu aiutato molto, oggi conosce la strada per essere un presidente amato dai tifosi”.
Infine, l’ultima speranza della vittoria nella stracittadina: “Un risultato positivo sarebbe la ciliegina sulla torta di un’annata da ricordare”. È l’estero? “Prima devo finire di sistemare le cose qui a Torino”.