Ventura: “Se Cerci continua così tornerà ad essere importantissimo per la Nazionale e per noi”
L’allenatore è orgoglioso per la partita che la squadra ha disputato con il Cagliari. Per il mister meglio chiudere la stagione con qualche punto in meno, ma acquisire una mentalità che non faccia più ripetere gare come quella con il Bologna.
Con il Cagliari c’erano giocatori importanti assenti però, questo non vi ha penalizzato, è la dimostrazione che cambiando gli uomini si può vincere lo stesso?
“Sono assolutamente e straordinariamente soddisfatto per com’è stata interpretata e letta la partita contro una squadra evoluta tatticamente, che per la seconda volta negli ultimi tre anni ha cambiato modo di stare in campo e anche noi un quarto d’ora prima dell’inizio abbiamo cambiato partendo con Glik centrale e dopo cinque minuti è passato Bovo al centro e anche quando è entrato Ibarbo abbiamo cambiato. Al Cagliari abbiamo concesso un tiro in porta in novanta minuti quello del gol, per il resto non c’è stato un tiro verso Padelli. Abbiamo ritrovato Cerci, gli sta ritornando la gamba e se continua a lavorare come ha fatto in questa settimana può tornare a essere il giocatore che tutti conoscono, che è importante per il Toro ed importantissimo per la Nazionale. Questa partita mi ha veramente gratificato perché sono orgoglioso di quello che hanno fatto i giocatori poiché hanno letto tutte le situazioni, poi è chiaro che qualche sbavatura di passaggio c’è stata, infatti, appena abbiamo abbassato un minimo la guardia sul due a zero siamo stati puniti dal gol di Nené, ma questo è un ulteriore passaggio che dobbiamo fare. Macinare per novanta minuti e poi tirare le somme, questa è una squadra che sta cancellando piano piano la parola speranza per mettere dentro la parola voglio e questo è il vero grande obiettivo del nostro campionato e se ci riusciremo l’anno prossimo partiremo da una base decisamente vantaggiosa”.
Il presidente ha annunciato il rinnovo del suo contratto per due anni, quali saranno le prospettive?
“Intanto la disperazione vostra (dei giornalisti, ndr) chiaramente questa è una battuta. Semplicemente quello che ho detto prima, cioè tre anni fa quando siamo partiti c’era la speranza spicciola di vivere un’annata che ci potesse portare in serie A senza sapere che cosa ci aspettava, l’anno successivo c’erano le domande su dove saremmo andati, che cosa avremo fatto, se fossimo riusciti o tornati in serie B, discorsi che una piazza come Torino non può fare per la storia che ha e per quello che rappresenta nel calcio italiano. Oggi la vera gratificazione è che abbiamo l’immagine di una squadra che esporta calcio propositivo, di una squadra che manda otto-nove giocatori in nazionale, di una squadra che ha valorizzato una miriade di giocatori e che è diventata appetibile per molti e di una squadra che ha delle conoscenze tali che chiunque verrà s’inserirà e troverà la strada spianata per poter piano piano ritagliarsi uno spazio sempre più importante. Continuo a ripeterlo che lo spazio più importante i nuovi possono ritagliarselo gradualmente, non conta l’oggi, ma il domani che deve essere figlio di quello che si fa oggi, le chiacchiere, i proclami non servono, basta pensare che a Sky mi hanno chiesto perché Vives non viene convocato in Nazionale e quando Vives era arrivato al Torino mi domandavano come facessi a giocare con un calciatore come lui. Questo per dire che le parole lasciano il tempo che trovano come il chiacchiericcio da bar, conta il lavoro, la serietà, la professionalità, la capacità e l’umiltà di mettersi in discussione e di non pontificare, quando parlo di crescita deve coinvolgere tutti quanti”.
Nelle ultime sette giornate l’obiettivo è crescere, continuare a divertirsi e fare più punti possibili o ci sono anche altri traguardi da raggiungere?
“Tutto ciò è racchiuso in quello che ho detto prima, se si vuole cancellare la parola sperare e metterci la parola voglio che significa voler fare prestazioni, risultato attraverso la prestazione, capire dove si può arrivare e quanto ancora si deve lavorare per migliorare ulteriormente. Tutto il resto è conseguenza, quindi il problema non è se vinciamo, finire a cinquanta a cinquantadue o a quarantotto punti, al di là che forse c’è qualche cosa d’economico, secondo me dal punto di vista tecnico cambia poco. Quello che cambia è che preferirei arrivarci con qualche punto in meno, dico una sciocchezza, ma con una mentalità assolutamente acquisita piuttosto che conquistare due punti in più e disputare partite come quella con il Bologna che è stata veramente un punto di non ritorno e il Torino non può fare partite di quel genere”.