Unione Sarda - Acquafresca ha sete di gol
Un mese fa contro il Siena l'ultima rete. Domenica scorsa a San Siro l'ennesimo tentativo a vuoto. «Non è un problema», va ripetendo da quattro giornate Robert Acquafresca, «l'importante è la classifica del Cagliari, e da questo punto di vista non possiamo lamentarci». Tra l'altro lui resta (con nove prodezze) il capocannoniere rossoblù. Eppure il gol gli manca, e tanto pure. «Certo, per un attaccante è il pane quotidiano», ammette mentre si lascia alle spalle lo stadio Meazza con un sorriso combattuto e - tra le mani - la maglia di Paolo Maldini, magra consolazione in un pomeriggio storto sotto tutti i punti di vista («è un pezzo di storia del calcio», dice orgoglioso, «per me è stato un onore farmi marcare da lui»). Dal Milan al Torino, ben altro scenario fra tre giorni al Sant'Elia, comunque una partita speciale per il bomber dell'Under 21, nato proprio nel capoluogo piemontese e cresciuto calcisticamente nelle giovanili del Toro sin dall'età di nove anni. Con la Primavera granata gioca quattordici partite e realizza due gol. È la stagione 2004-05, l'estate successiva c'è anche lui in ritiro con la prima squadra neo-promossa in serie A e allenata - guarda caso - dall'ex tecnico rossoblù Daniele Arrigoni dopo un lungo braccio di ferro con Massimo Cellino. Nel posto giusto al momento sbagliato. Nemmeno il tempo di assaporare il gusto del campionato, la società fallisce dopo alcune settimane, lui e tutti gli altri componenti della rosa si ritrovano svincolati, ma c'è l'Inter dietro l'angolo, che prima lo ingaggia, poi cede metà del suo cartellino al Treviso, e in Veneto ricomincia così la scalata nel calcio che conta. «Porterò per sempre il Toro nel cuore». Non perde occasione per sottolinearlo, Acquafresca, già a segno tre volte contro i granata. Lo scorso anno una doppietta da capogiro e in entrambe le occasioni non esulta. «Per rispetto», spiega poi a fine gara. Ma il 19 ottobre all'Olimpico piemontese proprio non riesce a trattenere la gioia. Palla in rete, corsa verso la bandierina e via la maglia. «È stata una liberazione, per me e per il Cagliari. Anzi, la svolta», dice poi mostrando il petto in sala stampa. In effetti il campionato del Cagliari prende tutta un'altra piega da questo momento in poi. E Acquafresca ricomincia a segnare con continuità. Subito il replay la domenica successiva in casa con il Chievo. Due giornate più tardi, contro il Bologna, ecco la prima doppietta stagionale. Il bomber rossoblù ancora a segno contro Fiorentina e Reggina, chiude così il 2008 a quota sei. Il nuovo anno inizia col botto, subito la perla di San Siro contro l'Inter (squadra proprietaria del suo cartellino e dove presumibilmente andrà a fine torneo) anche se gli resta sul groppone il colpo della vittoria. Partecipa poi alla festa del gol di Roma contro la Lazio e, soprattutto, piega da solo il Siena di Marco Giampaolo nell'infrasettimanale del 28 gennaio. Segue un febbraio così così. Le occasioni non gli mancano, ma la porta sembra stregata. Lui morde il freno e stringe i denti, l'allenatore lo consola. «Io sono molto soddisfatto delle prestazioni di Acquafresca», tiene spesso a sottolineare Max Allegri, «svolge un lavoro oscuro e si sacrifica tanto per la squadra in fase di non possesso palla». Robert - madre polacca e un futuro da bomber scritto nel destino - incassa i complimenti ma il suo chiodo fisso resta il gol. E non ne voglia l'amato Toro, un mese d'astinenza può bastare.