Toro-Juve, molto più di una partita: i derby più memorabili del cuore granata
Per il popolo granata, la stracittadina contro la Juventus non è mai solo una partita. È un capitolo di un'epopea lunga oltre un secolo, un racconto fatto di orgoglio, cadute, rinascite e imprese che restano scolpite nella memoria collettiva. È un evento che sublima l'identità di un club e dei suoi tifosi, dove ogni vittoria assume i contorni del mito e ogni sfida alimenta una rivalità storica. Ripercorrere i derby più memorabili significa viaggiare nel cuore pulsante della storia del Toro, tra squadre leggendarie, eroi inattesi e rimonte che sfidano ogni logica. Sabato 8 novembre, nell’undicesima giornata di campionato, dopo le sfide con Bologna e Pisa, arriverà il primo derby della Mole della stagione 2025/2026. Negli ultimi otto anni il bilancio pende in favore dei rivali bianconeri: in 16 confronti ufficiali la Juve ha raccolto 11 vittorie, 5 sono stati i pareggi. Numeri che fotografano un dominio recente bianconero, ma che non cancellano il significato profondo di questa sfida.
Dalle origini al Grande Torino
Tutto ebbe inizio il 13 gennaio 1907. Appena un mese dopo la sua fondazione, nata anche da un gruppo di transfughi bianconeri guidati dal futuro presidente Alfred Dick, il neonato Torino affrontava i cugini nel primo derby della storia. La vittoria per 2-1 delle "camicie granata", come riportavano le cronache dell'epoca, fu un battesimo trionfale. Un segno del destino, impreziosito dall'aneddoto di Dick che, per vendetta, fu chiuso in uno spogliatoio da alcuni juventini.
Il primo atto di una rivalità era stato scritto, e portava la firma del Toro. Anni dopo, il 18 ottobre 1942, si udì la "prima sinfonia" di quella che sarebbe diventata la squadra più forte di tutti i tempi. La vittoria per 5-2 in casa della Juventus, con le reti di Ferraris, Menti (doppietta), Loik e Mazzola, annunciò al mondo che la musica era cambiata: il Grande Torino stava nascendo.
L'epopea, la tragedia e la rinascita
L'apice di quella squadra leggendaria, ormai paragonata a Mozart per la sua geniale armonia, visse il suo ultimo derby il 13 febbraio 1949. Una vittoria per 3-1, firmata dall'ex juventino Gabetto e da una doppietta di Loik, avvicinò il quinto scudetto consecutivo. In quel ciclo irripetibile, il Grande Torino dominò la città vincendo 11 derby, pareggiandone 5 e perdendone solo 4.
Anni dopo la tragedia di Superga, un altro dramma scosse il mondo granata: la morte di Gigi Meroni. Il 22 ottobre 1967, a una settimana dalla scomparsa della "Farfalla Granata", il Toro scese in campo contro la Juve con il cuore a pezzi. Fu una ribellione mitologica: l'amico Nestor Combin, indossando la maglia numero 7, si scatenò con una tripletta, a cui si aggiunse il sigillo di Carelli per un indimenticabile 0-4. Una vittoria nata dal dolore e dedicata a un campione indimenticabile.
Anni di cuore e rimonte impossibili
Il Toro degli anni '70 era una squadra caparbia e piena di cuore. Il 28 marzo 1976, la vittoria nel derby fu uno dei mattoni fondamentali per la costruzione dello storico Scudetto. La partita, vinta 2-1 sul campo con i gol dei "gemelli del gol" Pulici e Graziani e poi omologata 2-0 a tavolino per un petardo che ferì il portiere Castellini, permise il sorpasso in classifica sulla Juventus.
Ma se si parla di imprese impossibili, la mente corre al 27 marzo 1983. Sotto di due reti al "Comunale" contro la Juve di Platini, il Toro compì una delle rimonte più incredibili di sempre. In tre minuti, tra il 72' e il 74', Dossena, Bonesso e Torrisi ribaltarono il risultato, scatenando il tripudio dei 59.000 tifosi. Fu una vittoria che nemmeno i più audaci pronostici sportivi avrebbero potuto prevedere, la perfetta incarnazione dello spirito Toro.
Le imprese del nuovo millennio
Anche in epoche più recenti, il derby ha regalato emozioni fortissime. Il 5 aprile 1992, due frecce scoccate dal bomber Casagrande regalarono un netto 2-0 al Toro di Mondonico. Ancor più celebre è il pareggio del 14 ottobre 2001. Sotto 3-0 nel primo tempo, la squadra guidata da Camolese rientrò in campo con uno spirito indomito, raggiungendo un epico 3-3.
Quella partita è passata alla storia come "l'insurrezione di Masaniello", con l'astuzia di Riccardo Maspero che scavò una piccola buca sul dischetto prima del rigore decisivo, poi calciato alle stelle da Salas. Infine, il 26 aprile 2015, il Toro di Ventura pose fine a un digiuno di vittorie che durava da anni. Dopo il vantaggio di Pirlo, furono Darmian e l'ex Quagliarella a firmare il 2-1, riportando una gioia che il popolo granata attendeva da troppo tempo. Questi non sono solo risultati: sono capitoli di una storia infinita, la dimostrazione che con il cuore e la passione, Davide può sempre battere Golia.
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