TORINO-INTER, Italia - resto del mondo
Se il tre è il numero perfetto, ora qualcuno dovrà stabilire se è perfetto quello del Toro che vanta solo tre stranieri in rosa oppure quello dell'Inter che fornisce al suo allenatore tre unici italiani. Da una parte Dzemaili, Malonga e Saumel, con quest'ultimo titolare certo in un Torino mai così "made in Italy" da quando c'è Cairo (‘93-‘94 l’ultima stagione con 3 non italiani: Jarni, Francescoli e Aguilera). Dall'altra, invece, una multinazionale che proprio ieri ha inserito il 23° straniero nella rosa (Obinna) e può contare sull'italianità di Balotelli, Toldo, Materazzi. Con quest’ultimo, unico probabile titolare all’Olimpico. Più che una partita di campionato, la sfida di domenica assume i contorni di uno scontro tra filosofie: "Ottimi tutti e due - risponde Mauro Pederzoli, diesse del Toro - perché sono due facce diverse della stessa medaglia. Noi abbiamo puntato su giovani di qualità, cercando però di mantenere un'impronta locale, una forte radice italiana.".
Paradossalmente il Torino nell'ultima campagna di calciomercato ha lavorato più con l'estero che con l'Italia (solo con l'Inghilterra sono state compiute cinque operazioni), ma alla fine a De Biasi è stata fornita una rosa di 26 elementi di chiara matrice italiana. "Questo - analizza Pederzoli - però non vuol dire che al Torino non piace pescare all’estero. Anzi: a questi livelli non conta il passaporto, ma i piedi buoni. E' ormai passata la moda dello straniero a tutti i costi: bisogna solo avere un giusto mix che sappia unire l'aspetto globale di questo sport, ormai sempre più forte ed accentuato, e la doverosa valutazione dei vivai italiani". Anche se spesso capita a direttori sportivi ed osservatori di serie A di scontrarsi con situazioni complesse, dove un giovane sconosciuto di serie C viene subito valutato 800mila euro. Soldi che all'estero permettono di comprare un nazionale già formato ed esperto.
"E' così - conferma il dirigente - e ci si difende girando ovunque e guardando ogni possibile partita in paesi che a torto vengono considerati di secondo profilo. Però lì si possono trovare ottimi giocatori perché ormai non esiste più la scuola inglese, italiana, francese o spagnola, ma tantissimi validi interpreti di ogni nazione". Ogni squadra ha una sua impostazione e un modo d'agire, oltre a mercati dove riesce a lavorare meglio, ma in Europa i modelli si scontrano e l'esempio Inghilterra è ancor più emblematico. "Nella Premier - spiega Pederzoli, ex osservatore del Liverpool di Benitez - gli stranieri non mancano, ma si sono aperti solo quando sono arrivati i soldi per investire. Hanno la tendenza a strappare le giovani stelle dai loro club, ma sugli extracomunitari hanno una legge ferrea che fa arrivare solo quelli che sono davvero bravi. Sulla carte, perché certe cose sono imprevedibili".
Il Torino è comunque la mosca bianca in una serie A dove complessivamente potranno giocare 231 calciatori stranieri. In media ogni club ne ha 11 con l'Inter (allenata dal portoghese Mourinho) che ovviamente stravince la classifica con 23 elementi su 30, forse anche per difendere la sua vocazione internazionale. I campioni d'Italia battono Fiorentina e Siena (18 stranieri), mentre Lazio e Lecce ne schierano 17 con Juve e Milan ferme a 14. Chiude il Torino autarchico che così surclassa Cagliari (4) e Bologna (5). É ancora presto per dare un verdetto, è chiaro, ma finora la classifica di campionato ha dato ragione sia alla prima che all'ultima di questa speciale graduatoria: 4 punti per Inter e Torino in due partite. Ora la resa dei conti e anche delle rose.