Ngonge a Sky Sport: “Al Toro grazie a Baroni. Il mio obiettivo? Giocare con continuità, quello della squadra? Crescere. Io e il calcio un amore particolare”

Ngonge a Sky Sport: “Al Toro grazie a Baroni. Il mio obiettivo? Giocare con continuità, quello della squadra? Crescere. Io e il calcio un amore particolare”TUTTOmercatoWEB.com
Cyril Ngonge
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Oggi alle 14:47Notizie
di Elena Rossin
fonte Sky Sport Insider

L’esterno del Torino Cyril Ngonge, arrivato questa estete dal Napoli, ha raccontato a Sky Sport Insider  il suo passaggio in granata e come ha iniziato a giocare a calcio nonché il rapporto che ha con il padre, anche lui da giovane un calciatore.

Cyril, a Torino hai ritrovato Baroni: quanto è cambiato rispetto all'esperienza a Verona e quanto è stato importante per la tua carriera?
“Non penso sia cambiato moltissimo. Ha più esperienza, ma anche a Verona è sempre stato un allenatore sicuro di sé stesso e delle sue idee. Anche qui sta provando a portare il suo approccio e le sue idee di gioco. Lui è stato uno dei degli allenatori che mi ha permesso di mettermi un in luce e di mostrare le mie qualità. Se sono qui è in gran parte grazie a lui”

In allenamento Zapata ti ha visto e ha detto che sei una scheggia, la tua caratteristica principale è la velocità?
“Non penso. Sono abbastanza veloce, però se dovessi dire la mia qualità principale, direi più l'istinto e la tecnica”

Rispetto a quando sei andato al Verona quanto ti senti cresciuto?
“Da quando sono in Italia penso di essere cresciuto tanto come giocatore, e anche come persona, però come giocatore tantissimo. Quando sono arrivato a Verona avevo più una mentalità olandese per giocare a calcio e pensavo solo ad attaccare e fare gol. Ma in questi anni ho fatto mia anche la mentalità italiana, ho imparato a essere rigoroso, a lavorare e anche la tattica italiana, che in altri Paesi non è così importante. Come giocatore mi sento cresciuto un sacco da quando sono arrivato”

Qual è il ricordo più bello che hai dello scudetto vinto a Napoli dell'anno scorso?
“Vedere la città la città esplodere dopo la partita. È stata molto bella anche la settimana successiva, siamo rimasti tutti lì per festeggiare insieme. La vicinanza, il fare gruppo dopo aver vinto insieme… Sono tutti momenti che non dimenticherò mai”

Cosa pensi di poter insegnare ai calciatori più giovani?
“Penso di poter insegnare tanto ai calciatori più giovani che sono qui. Anche io mi sentivo un calciatore giovane quando sono arrivato a Napoli, cercherò di trasmettere loro tutte le mie esperienze e tutte le cose che ho imparato a Napoli dai giocatori di maggiore esperienza e dall’allenatore: l’essere più rigoroso in allenamento, non essere soddisfatto con sé stesso e chiedersi ogni giorno qualcosa in più. Cercherò di aiutare i più giovani fuori dal campo, perché sul campo c’è il mister e poi in squadra ci sono tanti giocatori di esperienza”

Conoscevi già Torino? Hai deciso dove vivere?
“No, non conoscevo Torino, non ci non c'ero mai venuto prima, a parte per le partite. Sto ancora cercando casa, sto vedendo più appartamenti. Preferisco vivere in città, quindi penso che vivrò in centro”

È il tuo terzo anno in Italia, cosa ti piace del nostro Paese?
“Sicuramente il cibo. E poi anche la cultura. Ho vissuto al nord e anche al sud, vedere entrambe le culture è una bella esperienza, il modo di vivere tra nord e sud è molto diverso, sono due mondi diversi, bisogna prendere il buono di tutti e due e farne uno solo"

Tra i tuoi compagni chi ti sta stupendo di più?
“Anche se è arrivato da poco, mi ha stupito Asllani. Quando tocca la palla si vede subito che è un giocatore di di qualità, quindi direi Kristjan”

Qual è il tuo obiettivo personale e quale credi possa essere l'obiettivo stagionale di squadra del Toro?
“Il mio obiettivo personale è avere più continuità, perché vengo da un periodo in cui non ho giocato con continuità per un anno e mezzo al Napoli. Voglio trovare continuità e giocare ogni settimana il più possibile. L’obiettivo di squadra deve essere crescere dall'anno scorso e fare meglio dell'anno scorso. C’è qualità, c'è la piazza e quindi dobbiamo fare meglio dell'anno scorso”

Hai iniziato a giocare a calcio per seguire le orme di tuo padre che in carriera ha indossato anche le maglie di Watford e QPR in Premier League. Ci racconti cosa ha rappresentato per te avere un riferimento e una guida come lui?
“In realtà non ho cominciato a giocare a calcio per seguire le orme di mio padre. È stata una cosa molto naturale, io inizialmente giocavo a basket, quindi il calcio non è stato il mio primo sport. Però poi mio padre mi ha portato a giocare a calcio ed è subito diventato un amore. Avere un padre ex calciatore non è sempre facile. Ti porta dei vantaggi, però ha anche degli svantaggi. Quando sei piccolo ti spinge sempre, ti mette pressione, anche se non lo fa con cattive intenzioni. Però a quell'età vuoi solo giocare a calcio e divertirti con gli amici, perché è ciò che ami. Rischia di diventare una cosa pesante. Tutto quello che mi ha detto e consigliato mi è sempre stato di grande aiuto, anche se a volte facevo finta di non sentirlo. La relazione con mio padre è stata importantissima per me”

 È vero che è stato proprio tuo padre a spingerti a venire in Italia?
“Sì. Avevamo diverse opzioni e io all'epoca non conoscevo ancora molto bene l'Italia, lui mi ha detto che in Italia sarebbe andata bene e ad oggi sono contento di aver fatto questa scelta”.